L'arrivo dei display curvi di Samsung ed LG apre nuovi scenari nel mondo della tecnologia. I dispositivi smart assomiglieranno sempre di più ai gadget avveniristici di diverse pellicole cinematografiche. Potrebbero esserci tablet in grado di piegarsi su se stessi come i giornali o gli stessi smartwatch che avvolgono il polso. Addirittura un unico grande pannello ricoprirebbe tutte le facce di un dispositivo, così da aumentare la superficie sensibile al tocco. Per la loro natura intrinseca risulterebbero più resistenti dei tradizionali schermi. Gli ingegneri si sono già messi al lavoro regalando un assaggio di ciò che riserverà il futuro. Le due aziende coreane hanno prodotto dei terminali per certi versi molto diversi tra loro. Parliamo ovviamente di smartphone top di gamma, dalle dimensioni generose e con hardware all'avanguardia. Osserviamo più da vicino la soluzione del colosso LG Electronics, chiamata LG G Flex.
DESIGN
La caratteristica principale del G Flex potrebbe sfuggire ad un'analisi superficiale. Basta osservare bene per notare una differenza sostanziale rispetto agli altri modelli in commercio: è curvo lungo l'asse longitudinale. Le estremità del telefono non sembrano così sporgenti ad un primo impatto, ma un'analisi più attenta mette alla luce la concavità del device, che si mostra platealmente quando appoggiamo lo smartphone su di un tavolo o un piano. Il raggio di curvatura è poco pronunciato poiché si ripartisce su tutta la lunghezza del telefono (160,5 mm): non ci sono pulsanti fisici sul pannello frontale, mentre i lati e la parte superiore sono spogli di ogni inserto. La fotocamera, il pulsante d'alimentazione e i controlli del volume sono in fila sul pannello posteriore in plastica lucida. Chi ha familiarità con il G2 non avrà problemi ad abituarsi a questa novità. A parte il display e la forma i due telefoni sono virtualmente identici: stesso spessore, identica plastica del pannello posteriore che trattiene le impronte e lo sporco. I bordi sottili attorno allo schermo ne esaltano le dimensioni generose. La trama della scocca simula un effetto metallico, in maniera simile a tanti altri device di fascia alta dell'attuale mercato, ma è nient'altro che semplice plastica. Data la realizzazione in polimeri plastici la cover produce qualche scricchiolio di troppo, facendo temere per la durata del telefono. Se il G2 ha dimensioni non indifferenti il G Flex è un gigante. In confronto l'HTC One e l'S4 sono maneggevoli mentre l'iPhone 5 potrebbe sembrare quasi un giocattolo. Largo 81,6 mm e spesso 8,7 mm, risulta quasi impossibile utilizzarlo con una sola mano, prestandosi meglio ad una doppia e più salda impugnatura come avviene con i phablet. Il particolare design potrebbe rendere il telefono ingombrante, sia in tasca che in borsa.
HARDWARE
Il pannello di Plastic OLED (POLED RGB) misura 6 pollici, ed è croce e delizia del prodotto di LG. La risoluzione si ferma a soli 1280x720 pixel, pochi per uno schermo di queste dimensioni. La differenza di definizione dei caratteri e delle icone sarà percepita da chi possiede terminali con schermi da 1080p o Retina, ma nonostante la bassa risoluzione, colpisce positivamente la resa dei colori, vividi e fedeli. Sottotono invece la luminosità, che non riesce a raggiungere quella degli schermi IPS di cui LG va tanto fiera. La scelta della tecnologia OLED permette di legare i substrati plastici flessibili al pannello in vetro anteriore. L'angolo di visualizzazione è elevato e la riproduzione dei colori piuttosto fedele, benché non sia al massimo. Diminuendo la luminosità risulteranno visibili tutti i difetti del pannello: granulosità, righe e una certa permanenza delle immagini su alcune sfumature di grigio e bianco. Migliora l'esperienza visiva la natura concava del display; sembra di avere davanti uno schermo cinematografico in miniatura. Il profilo incide parecchio soprattutto durante le chiamate. Telefonare con un dispositivo così grande equivale ad utilizzare un tablet, eppure la forma arrotondata riesce a mettere a proprio agio. A conti fatti la scelta di Samsung di curvare il corpo del suo Galaxy Round trasversalmente rende il dispositivo meno ergonomico del G Flex. Il display curvo non viene sfruttato appieno da LG che non introduce funzioni speciali legate alla forma. L'aspetto estetico non è la sola novità ingegneristica, il corpo e lo schermo sono flessibili. Se si cerca di appiattire il terminale schiacciandolo dall'esterno tornerà ad assumere la forma iniziale appena cessa la sollecitazione. Questo consente di non preoccuparsi tanto di urti e deformazioni quando è risposto in borsa. Persino mettendolo nelle tasche posteriori dei pantaloni il telefono continuerà a rimanere intatto.
Altra interessante novità è la possibilità di "rigenerarsi". Il costruttore non ha specificato la tecnologia che sta dietro a questa caratteristica ma è stato più volte mostrato come alcuni graffi, con il trascorrere dei giorni, scompaiano letteralmente dalla scocca. La presenza di particolari polimeri sul retro garantiscono la rigenerazione della cover per piccole rigature sulla superficie. Se per caso si dovesse usare una chiave o qualcosa di particolarmente appuntito, non ci sarà però alcun processo di guarigione. Sembra inoltre che la temperatura incida su questa funzionalità: in particolare un ambiente caldo accelera la riparazione.
La dotazione hardware è molto simile a quella di G2. Snapdragon 800, GPU Adreno 330, 2 GB di RAM e i 32 di spazio d'archiviazione portano il terminale a competere con gli avversari di fascia alta. Non si avranno certo dei rallentamenti, nemmeno quando si gioca agli ultimi titoli in 3D. Sfortunatamente manca lo slot per la micro SD, ma la connessione ad una vasta gamma di dispositivi è garantita da Wi-fi (a/b/g/n/ac), Bluetooth 4.0, NFC e porta infrarossi. Non è presente la stabilizzazione ottica delle immagini per la fotocamera da 13 megapixel (apertura focale 2.4, lunghezza 3,97 mm). Ad essere condizionati sono soprattutto gli scatti con scarsa luminosità. Nonostante tutto la qualità dell'ottica e i numerosi filtri inseriti permettono di avere fotografie di qualità. La durata della batteria (3500 mAh), tallone d'Achille per molti telefoni, non è in questo caso un fattore limitante, garantendo circa un giorno e mezzo di autonomia con un uso intenso.
SOFTWARE
La versione di Android è la 4.2.2, abbellita dalla interfaccia proprietaria di LG che ricorda sempre più la TouchWiz di Samsung. L'aspetto estetico di Jelly Bean è molto simile a quanto visto sui terminali Google Play Edition, sebbene alcune scelte del produttore sembrano stonare con le nuove linee guida stabilite dall'azienda di Mountain View. L'aggiunta di bollicine ed icone scheumorfe sembrano staccarsi dal contesto evidenziando così un certo aspetto demodé. La dotazione software e tanto varia che ognuno potrà configurare il dispositivo a proprio piacimento, con quantità di app e personalizzazioni quasi infinite. C'è la possibilità di spostare i pulsanti della barra di navigazione dal centro, a sinistra o destra, funzione utile tanto per i mancini quanto per i destri che vorranno continuare ad usare lo smartphone con una mano. È stata inserita anche la suddivisione dello schermo per migliorare il multitasking. Tenendo premuto il pulsante back si accede ad un menu con le applicazioni preferite, in maniera simile a quanto avviene con Galaxy Note.
Più che cercare di soddisfare i desideri dei clienti, il G Flex è una ostentazione della bravura ingegneristica di LG. Tutto quello che rappresenta è un concetto troncato. Un'idea che non riesce ad imporsi come qualcosa di diverso. Lo schermo, la parte più innovativa del telefono è anche uno dei punti deboli del nuovo device e che, di fatto, resta una semplice variazione sul tema rispetto all'offerta classica degli smartphone di fascia alta. Il G Flex potrebbe avere vita difficile anche a causa di un prezzo di vendita non proprio popolare. In Italia sarà distribuito da Febbraio da Vodafone (in esclusiva per il primo mese) al costo di 899 euro.