Recensione Sony Xperia S

Recensito il primo telefono Sony a montare un processore dual-core

Recensione Sony Xperia S
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Nel 2008 Sony Erisson aveva provato a rilanciare la propria fortunata P Series ricostruendo il concetto di smartphone che essa stessa aveva introdotto una manciata di anni prima. Adesso Sony da sola ci riprova, facendo rinascere sotto una nuova stella l’ormai famoso brand Xperia attraverso una nuova linea stilistica e concettuale che si promuove a nuova generazione NXT con il tridente Xperia U, P e S, di recente acuito nell’offerta dal nuovo Xperia Sole. Il modello di punta è però ovviamente Xperia S, il primo a essere uscito sul mercato e anche il primo telefono Sony a montare un processore dual-core. Le specifiche dichiarate, come sempre, lasciano il tempo che trovano, specialmente adesso che l’attenzione è tutta assorbita dagli ultimi quad-core; però Sony svincolata da ogni moda del tornaconto, ci restituisce ancora una volta una pagella tutt’altro che scialba per uno smartphone che si ritrova già in vendita a meno di 430 Euro.

Nippo-svedese mai più

Le linee sono decise: taglienti sul fronte e morbide dalla vista di profilo: stillano emozioni tutte orientali. L’idea di un oggetto tecnologico deve passare attraverso infiniti vagli e concezioni, pregne di altrettante visioni e supposizioni del tortuoso concetto d’attrattiva, pari al giudizio del bello “ma” funzionale, pur senza spiacevoli negazioni. Ecco perché Xperia S azzarda in tal senso, lasciando l’accanito sostenitore della praticità forse lievemente deluso, e diversamente ricerca altre soluzioni avveniristiche ed eleganti, che faranno gola agli amanti di stile e originalità.
Il contorno ha sagome squadrate, con i bordi mediamente più spessi di altri telefoni sul mercato, però il retro leggermente bombato comunica diversità e fascino, grazie allo slancio del lato lungo, che sovrabbonda di qualche millimetro per lasciar calzare sotto il vetro mineralizzato e anti graffio, un risoluto display TFT 1280x720 in formato 16:9. L’occhio però, ingannato dalla cornice nera che nasconde i margini dello schermo, ricade inevitabilmente sulla banda di plastica trasparente, che attraversa l’intero corpo del telefono e che contiene le icone dei pulsanti opzione, indietro e home consueti negli ultimi Android. Quest’ultima, però, con sommo dispiacere di chi scrive, è solo una mera trovata estetica, in quanto i simboli dei tre tasti comando in effetti non incorporano anche i pulsanti capacitivi, che invece sono posizionati più in alto e sono individuati da tre “invisibili” puntini. Dobbiamo ammettere che non di rado, inconsciamente, ci è capitato di premere le icone della banda trasparente al posto dei punti soprastanti per interagire con il telefono e poi altrettanto spesso gli stessi tasti capacitivi puntinati sembravano incantati nel non recepire al volo il comando, lasciandoci ipotizzare che l’atteso abbandono dei tasti funzione fisici sulla serie Xperia non sia andato poi così liscio. Almeno però, esteticamente parlando, qualche argomento in più della concorrenza bisognerebbe concederlo a Xperia S. Ad esempio riguardo ai materiali, i quali anche se costituiti da policarbonato per la maggior parte dei componenti esterni, risultano porosi e piacevoli al tatto, accompagnati da finiture di prima qualità per l’assemblaggio, che non lascia spazio nemmeno a incertezze nelle tolleranze per nessuna fenditura. Invero, la scocca posteriore removibile utilizza un dispositivo di chiusura con margini di lavoro millimetrici, al punto che con una lieve pressione del pollice si solleva la plastica protettiva, altrimenti da bloccata, la si mantiene in posizione sicura senza rischi di rilascio accidentale nelle tasche, quasi per una magia del calibro giapponese. Dispiace soltanto la disposizione sul bordo superiore del tasto fisico di blocco/accensione, che resta difficoltoso da raggiungere con una sola mano, vista la maggiorata lunghezza dello chassis: sarebbe stato certamente più comodo scambiare tale disposizione con quella riservata alla porta HDMI sul lato destro, similmente a quanto si ritrova su modelli Samsung e Nokia per intenderci.
Piccola chicca, l’asola per il laccetto da polso, ricavata nella porzione inferiore del telefono interamente di plastica; e allo stesso modo, sotto la cornice nera del display rassicura constatare la presenza di un vantaggioso led di stato.

Troppo bello per essere vero

Conclusa la panoramica, veniamo all’aspetto antinomicamente più tangibile del terminale, ovvero l’interfaccia utente. Sbloccato lo schermo, il bagliore dei cristalli liquidi è a dir poco ipnotizzante con le bande di colore animate che s’intrecciano dietro alle icone. E’ evidente che lo spunto inziale per questo tema dinamico sia stato ancora una volta PS3, alla quale Xperia S allusivamente si riconduce, sia con il retro bombato, che tanto ricorda la scocca della console da gioco, sia per la famosa sigla Playstation Certified che accompagna tutta la nuova serie NXT, in attesa però ancora di un reale piano d’appoggio qui.
L’impatto iniziale con la UI di Xperia S è comunque ottimo, e colpisce positivamente il fatto di percepire nelle transizioni un framerate e quantità delle animazioni elevato, mediamente migliore di altri dual-core; ma benché si dinieghi, il discorso praticità non tarderà a riproporsi quando si proveranno a richiamare i widget delle opzioni o l’anteprima delle canvas con il pinch to zoom, che svelerà alcuni intoppi d’ottimizzazione forse discendenti di una storia sino ad ora monocore delle famiglie SonyEricsson. Le eredità sono micro scatti che incombono quando le homescreens sono piene di collegamenti o widget, animazioni sovrabbondanti come nel caso dei comandi rapidi del wifi, assente persino nela tendina delle notifiche, impossibilità di ordinamento rapido delle canvas, assenza di un task manager dettagliato. Ci auguriamo alcuni di questi piccoli intoppi siano stati risolti dall’aggiornamento a Ice Cream Sandwich che per vicissitudini tecniche non ci è riuscito provare.
Parlarne solamente in questi termini sarebbe in ogni caso scorretto, perché in effetti su Xperia S si ritrovano anche accorgimenti da non trascurare. Il tema dinamico in sottofondo, ad esempio, come accade per i device HTC, si potrà modificare rapidamente premendo il tasto opzione e gli effetti di tale azione si manifesteranno all’istante sull’intera interfaccia, galvanizzando l’utente. Per di più, in molti widget proprietari Sony sono una vera gioia per gli occhi con le sovrapposizioni e dissolvenze d’immagini o schede davvero ben realizzati: Timescape è uno di questi, un grande raccoglitore di feed dai principali social network a scorrimento tridimensionale. Inoltre, riguardo all’interfaccia principale, se si accavalleranno dei collegamenti sulla scrivania, si potranno creare cartelle in stile Nexus, oppure ci sarà permesso di condividere una app semplicente trascinandola verso il bordo superiore della schermata.

Le speranze sono le ultime a morire

La nuova serie di smartphone NXT di Sony sembra rappresentare per definizione un passo avanti nella storia della compagnia giapponese, o una nuova opportunità per ricominciare a tallonare gli scalmanati colleghi coreani. Eppure, questo promettente Xperia S, per quanto cosparso d’innumerevoli decori travolgenti, non ci ha pienamente convinto. Onestamente la componente telefonica è sempre appagante, non si rimpiangono di certo i suoni nitidi dei ricevitori SonyEricsson, e inoltre il comparto multimediale gioca un ruolo principale con la fotocamera da 12 megapixel, ma è come sempre l’instabilità di sistema a far storcere il naso anche su questo smartphone Android, soprattutto quando soggiace al fianco di un hardware così elegante e congeniale.
Proprio in ambito “rubrica” ad esempio, ci saremmo aspettati maggiore cura per la gestione dei gruppi di contatti, così come un più rapido schema d’invio degli sms. La ricerca di Google, sempre veloce e puntuale, alle volte purtroppo resta a galla nella schermata, offuscando altre app in uso, di modo che facilmente scaturiranno dei crash e i bug saliranno a galla, come quello della selezione degli oggetti multimediali in galleria, che dal tasto opzione ci evidenzierà sempre l’oggetto vicino ad esso. Sono banalità alcune, è pur vero, ma se vi dicesse anche che il Web Browser sgrani durante gli zoom o che in genere la connessione dati non fosse così esuberante come i dichiarati 14,4Mbps lasciano sperare, sareste comunque dell’idea di acquistare un Xperia S? Il processore Qualcomm dual-core da 1.5Ghz dovrebbe garantire ben altre performance, perciò non bastano la visualizzazione in splitscreen della casella email, l’NFC con le Smart Tag o la rielaborazione dei colori con il Bravia Engine per cantare vittoria. Bisogna fornire un nuovo feeling insieme al prodotto, qualcosa che vada oltre le solite sigle incollate sulle pellicole... e dimentichiamoci anche dell’app You Tube che porta avanti l’audio freezando il video. Si ricercano prestazioni e autonomia, ma qui latitano entrambe, con l’ultima delle due che patisce la mancanza del sensore di luminosità dello schermo, il quale necessariamente resta impostato su alte intensità luminose per non sacrificare la leggibilità in ogni circostanza.

Bravo Bravia

Come già accennato, Sony Xperia S vorrebbe essere il degno sostituto del proprio Home Theatre nei passaggi in mobilità, riempiendo i punti morti della giornata con musica, film, foto e videogiochi. Sotto ogni aspetto citato dobbiamo riconoscere che Xperia S meritevolmente il suo lavoro, andando ad assecondare ogni bisogno d’intrattenimento che l’utente possa reclamare, destreggiandosi nel migliore dei modi. Il rapporto dello schermo 16:9 per i 4.3”, se inizialmente lascerà in qualche modo spiazzati, dopo poche ore d’utilizzo incomincerà ad apparire indispensabile, specie per il coinvolgimento amplificato che produce su film o videogiochi. L’elaborazione Bravia Engine è in realtà solo una piccola opzione attivabile in background dalle impostazioni generali, però il risultato finale sui contrasti percepiti nelle foto e nelle scene in movimento è da subito avvertibile nell’ispessimento di contorni e nell’accentuazione del contrasto tra singoli pixel che rendono le immagini più luminose e illusoriamente più dettagliate, nonostante delle volte vengano stravolti i parametri del gamma originali a favore di una “libera interpretazione” del materiale visualizzato. Per quest’ultimo motivo, molto probabilmente i puristi dello scatto fotografico non esiteranno a disabilitare questo “eccentrico” effetto di postproduzione per favorire primi piani naturali e accurati o tinte più riposanti e uniformi, grazie anche alle possibilità di un sensore da ben 12 megapixel con flash LED e messa a fuoco automatica. Come sempre, le opzioni disponibili per la camera spazieranno dal bilanciamento del bianco all’esposizione, passando anche per le risoluzioni e formati d’inquadratura. Per Xperia S, queste ultime due variabili saranno 12 o 2 megapixel in formato 4:3, oppure 9 o 2 megapixel in 16:9, con opportunità di scegliere un’apertura panoramica dell’obiettivo per scatti 3D e multiangolo, apprezzabili tramite effetti di distorsione geometrica, anche senza l’utilizzo di occhialini o schermi autostereoscopici; purché si riesca a scendere a patti con i compromessi adottati da questo sistema. Purtroppo, il rospo da ingoiare per la sezione fotografica spetta alla messa a fuoco automatica, che risulta abbastanza lenta o quasi del tutto scoordinata dal flash quando la scena di ripresa si fa buia: sia per le foto che nei video, infatti, dove per giunta le opzioni del messa a fuoco sono “singolo, rilevamento volto e infinito”, Xperia S in scene notturne restituisce solo soggetti sfuocati o mossi, e non se ne viene fuori nemmeno provando a disabilitare il flash in presenza di altre fonti luminose: e meno male che il sensore Exmor R sul portale britannico viene definito lightning-fast!
Fortunatamente, sul versante gaming, il capostipite NXT riguadagna terreno con la sua Adreno 220 andando a segnare prestazioni migliori in quanto a fluidità anche su altri blasonati competitor che montano Tegra 3 o Mali 400. Lo scotto da pagare è qualche punto in meno nei dettagli delle texture e qualche effetto di riflessione o sfocatura disabilitato in produzioni più onerose come N.O.V.A. 3.

Sony Xperia S In buona sostanza Sony Xperia S è un buon smartphone Android, venduto a un prezzo più che onesto considerate le meraviglie tecnologiche che incorpora sotto la scocca in policarbonato, a partire dalla fotocamera da ben 12 megapixel, per arrivare alle finezze tutte giapponesi delle Smart Tag programmabili in dotazione con l’NFC e dell’interpretazione digitale dell’immagine donata al display dal Bravia Engine. Certe sontuosità, unite al fascino di un design ricercato ed elegante, farebbero di questo device un primo della classe, se non fosse per l’irruenza del suo problematico carattere, inquieto a causa di un software ancora ballerino e forse troppo capriccioso per essere affibbiato alla direzione di un potente dual-core. Se queste sviste siano state colmate dopo l’aggiornamento ad Ice Cream Sandwich purtroppo non possiamo garantirvelo, dato che il device da noi utilizzato non ha ricevuto l’update durante il periodo di prova. Quindi, dando per risolte tali problematiche, chi fosse interessato a Xperia S potrebbe tranquillamente aggiungere un voto e mezzo o due al giudizio finale, perché Sony non si è mai smentita in quanto ad affidabilità ed efficienza del comparto telefonico e multimediale.

6.8