Apple: la legge Quintarelli e il presunto bando degli iPhone in Italia

Una proposta di legge al Senato ha scatenato il panico tra gli utenti, spaventati per la possibile illegalità di iPhone e prodotti Apple.

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iPhone illegali in Italia? Questo l'allarme lanciato dal web dopo la scoperta dell'arrivo in Senato del disegno di legge Quintarelli, una proposta sulla neutralità della rete e delle piattaforme che contiene una norma che ha fatto drizzare le antenne a tutti gli utenti Apple. L'articolo 4 infatti renderebbe legale all'utente la possibilità di installare e disinstallare app e software a proprio piacimento nei dispositivi di sua proprietà, mettendo in secondo piano le imposizioni dei produttori. Vista la proverbiale "chiusura" di Apple verso programmi o software esterni in tanti hanno iniziato a temere il peggio, con scenari catastrofici che vedono i prodotti Apple completamente banditi dal mercato. Le cose stanno davvero così?

Cos'è la Legge Quintarelli

La proposta di legge 2520, abbreviata in ddl Quintarelli dal nome del primo firmatario che l'ha presentata alla Camera nel 2014 non è altro che un vademecum che contiene al suo interno "Disposizioni in materia di fornitura dei servizi della rete Internet per la tutela della concorrenza e della libertà di accesso degli utenti". La proposta, approvata alla camera nel 2016, si prepara ad essere calendarizzata e votata al Senato in tempi piuttosto brevi. A balzare agli onori delle cronache il già citato Articolo 4, dedicato all'utilizzo di software e programmi da parte dell'utente. Questo il passaggio incriminato: "Gli utenti hanno il diritto di reperire in linea, in formato idoneo alla piattaforma tecnologica desiderata, e di utilizzare a condizioni eque e non discriminatorie software, proprietario o a sorgente aperta, contenuti e servizi leciti di loro scelta. Gli utenti hanno il diritto di disinstallare software e di rimuovere contenuti che non siano di loro interesse dai propri dispositivi, salvo che tali software siano previsti come obbligatori da norme imperative o siano essenziali per l'operatività o per la sicurezza del dispositivo, delle reti pubbliche di comunicazioni alle quali si connette o dei dati gestiti dal dispositivo. È comunque vietata ogni disinstallazione effettuata al solo fine di consentire al dispositivo di funzionare in violazione di norme imperative". Questa più o meno totale libertà degli utenti si tradurrebbe in un problema per Apple e per i suoi sistemi, da sempre protetti da ingerenze esterne e dall'utilizzo di programmi provenienti dall'esterno del suo ecosistema.

Paure ingiustificate?

Il clamore suscitato sul web aveva subito fatto temere il peggio, tra scenari apocalittici che vedevano già i nuovi iPhone lontani dai negozi e i vecchi prodotti ritirati dal mercato perché illegali. Come c'era da aspettarsi gli allarmi si sono rivelati infondati e i reali scopi dell'Articolo 4 della legge Quintarelli completamente travisati. Ad una più attenta lettura è chiaro quanto la legge non voglia mettere in dubbio la legittimità dei proprietari di software o dei produttori di dispositivi. Da tempo tutte le aziende, Apple compresa, hanno attuato una politica più libera. Nelle ultime versioni di iOS è possibile togliere dalla Home anche le app proprietarie e tramite Apple Store le alternative ai programmi di default sono numerose, ben visibili e tutte a portata di utente. Il disegno esclude da queste liste le app e le azioni illegali o che possono arrecare danno al dispositivo, rendendo di fatto ancora illegali pratiche di aggiramento dei sistemi Apple come il jailbreak. La legge non vuole far altro che garantire maggiore libertà all'utente e affermare il principio di neutralità della rete e di non discriminazione delle piattaforme. Al possessore di un device deve essere data ampia possibilità di scelta, proponendogli con chiarezza una rosa ben visibile di alternative a quelle che già possiede, in modo da non discriminare gli altri produttori e da garantire le più eque possibilità di scelta. Se iPhone fosse davvero a rischio bando, allora lo sarebbero anche i device Android, nei quali risulta difficile rimuovere alcune app di sistema, e il nuovo Windows 10 S, in cui ad esempio non ci sono alternative di valore al browser Edge.

La legge, in sostanza, non vuole far altro che regolamentare un problema vecchio come internet. Dai tempi delle polemiche con Microsoft e la sola presenza di Internet Explorer nei suoi sistemi si è sempre criticata molto la volontà dei produttori di far prevalere i propri programmi su quelli altrui. Anche Apple, dopo una chiusura totale, è stata costretta ad aprire la strada ad una maggiore libertà per l'utente. Il vero scopo di Quintarelli non è quello di distruggere Apple e gli altri produttori in nome di una libertà utopica e impossibile, ma semplicemente dare maggiori possibilità all'utente di far valere i propri diritti di consumatore, rendendo più veloci le sanzioni verso aziende che portano avanti pratiche discriminatorie dannose e pericolose. Le aziende potrebbero essere sanzionate se si macchiassero di pratiche scorrette e dannose, se impedissero dei comportamenti agli utenti solo per proprio tornaconto personale, se impedissero determinate azioni andando contro alle iniziali promesse fatte. Nessun device verrebbe eliminato dal mercato e nessun prodotto finirebbe nel dimenticatoio, ma si avrebbe solo uno strumento in più per farsi valere, opportunità che, di questi tempi, non sarebbe del tutto da sottovalutare. Vedremo presto se la proposta passerà al Senato e se diverrà operativa, sperando non venga offuscata da ulteriori bufale e inutili allarmismi.