Speciale Apple, Samsung e Android Pay a confronto

Apple, Google e Samsung stanno sviluppando i propri servizi per i pagamenti mobile, ognuno con i suoi pro e contro, per una partita che sembra desitanta a durare a lungo.

Speciale Apple, Samsung e Android Pay a confronto
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I tre grandi colossi della tecnologia mobile, Apple, Samsung e Google, sono alla continua ricerca di prodotti e idee innovative in grado di generare nuovi mercati, nuove entrate e fidelizzare gli utenti. Una delle ultime trovate legate al mondo degli smartphone, dispositivi indossabili e tablet (ma anche computer desktop e notebook) che sta prendendo piede è legata ai pagamenti mobili. In realtà non si tratta di una novità assoluta in quanto in passato ci sono stati dei tentativi che, per un motivo o per l’altro, non hanno avuto successo. In principio c'era Google Wallet, un sistema molto semplice che permetteva di pagare alla cassa (fisica) con l'uso di un dispositivo NFC, abilitando il proprio smartphone con i propri dati bancari. Sistema che però non è mai davvero decollato, data la necessità di dotare ogni sportello dei negozi di tale tecnologia. Insieme a Google Wallet citiamo anche LoopPay che, qualche tempo fa, ha creato una serie di dispositivi in grado di consentire il pagamento tramite smartphone, simulando la tradizionale tecnologia della carta magnetica. Il sistema, infatti, è provvisto di un semplice circuito che rilascia onde magnetiche allo stesso modo di una carta, e quindi ne simula il suo "strisciare”, portando a termine il pagamento. Questo tipo di tecnologia si chiama Magnetic Secure Transmission (MST).

Un’idea geniale, senza alcun dubbio. A pensarlo è stata anche Samsung che pochi mesi fa, senza tanti complimenti, ha acquisito LoopPay e ha provveduto a sviluppare un proprio sistema di pagamento mobile, Samsung Pay. Apple, dal canto suo, ha provveduto da sé allo sviluppo di una piattaforma di pagamento mobile e l’annuncio è stato fatto nel settembre del 2014. Il prodotto, che sta avendo un notevole successo negli Stati Uniti d’America grazie all’adesione di numerose banche e brand noti (Disney, The Coca Cola Company), è conosciuto come Apple Pay. Infine, a sorpresa, anche Google ha voluto far parlar di sé in questo settore annunciando, durante il recente Mobile World Congress di Barcellona, un framework per servizi di pagamenti mobili, Android Pay.

Tre modi diversi di intendere i pagamenti mobili

Di cosa parliamo quando ci riferiamo ad un sistema di pagamento mobile? I pagamenti mobili permettono agli utenti di acquistare beni e servizi, sia in uno store fisico sia online, semplicemente utilizzando il proprio smartphone o tablet o smartwatch, con modalità diverse a seconda della piattaforma a disposizione. I dispositivi mobili, in special modo gli smartphone, sono diventati parte integrante della nostra vita quotidiana e la tecnologia che questi terminali offrono è ormai in grado di assisterci per la maggior parte delle nostre attività. I pagamenti non fanno eccezione e questo le compagnie lo hanno capito sin troppo bene. Su ogni transazione una piccola percentuale va alla società proprietaria della piattaforma di pagamento, per non parlare dei vantaggi derivanti dall’associazione della nostra carta di credito allo smartphone. Detto ciò, è interessante capire come Samsung, Apple e Google intendono sviluppare il proprio business in questo mercato nascente.
Apple è stata la prima ad azzardare una mossa importante nel campo dei pagamenti mobili con Apple Pay. La piattaforma di Cupertino, disponibile esclusivamente per i possessori di iPhone 6 e 6 Plus ed Apple Watch, è la più utilizzata e testata tra le tre in esame, ma per un semplice motivo: è l’unica attualmente disponibile, anche se solo negli USA. Apple Pay ha un limite ben preciso: è compatibile solo con la tecnologia NFC (Near Field Communication). I rivenditori che non posseggono la strumentazione adatta non possono accettare pagamenti con questo metodo (in maniera simile a Google Wallet). Per il resto, Apple Pay risulta di facile utilizzo, grazie anche all’integrazione del riconoscimento biometrico (impronte digitali) che permette di pagare in maniera rapida e sicura. Sin dal primo momento Apple ha fatto sapere che la privacy degli utenti è fondamentale in servizi del genere. La compagnia californiana infatti, non saprà mai cosa compreranno gli utilizzatori di Apple Pay e quanto spenderanno.

Samsung Pay è sulla stessa linea di Apple Pay: pagamenti veloci e sicuri con autorizzazione via riconoscimento delle impronte digitali, con informazioni di acquisto criptate. Allo stato attuale, il supporto alla piattaforma è stato annunciato solo su Galaxy S6 ed S6 Edge. Samsung Pay non condivide alcun dato dell’utente con il commerciante e sostituisce (come anche Apple Pay, del resto) i dati della carta con un token per garantire la massima sicurezza. Le piattaforme Samsung KNOX e ARM TrustZone aggiungono un ulteriore livello di protezione. Tuttavia il gigante coreano non si servirà solo della tecnologia NFC per interfacciarsi con i venditori. Come anticipato, grazie all’acquisizione di LoopPay da parte di Samsung, Galaxy S6 e S6 Edge sono in grado di emettere un segnale elettromagnetico, simile a quello prodotto dalle strisce magnetiche delle carte di credito, noto come MST (Magnetic Secure Transmission). Così facendo, anche i rivenditori che hanno un lettore di carte di credito, ma non un POS NFC, possono accettare acquisti via Samsung Pay. Un metodo alternativo non di poco conto. Samsung ha già sottoscritto accordi con Visa e MasterCard, ai quali si uniranno presto anche America Express, Bank of America, Citi, JPMorgan Chase e U.S. Bank. Samsung Pay sarà disponibile a partire da questa estate, inizialmente in Corea del Sud e negli Stati Uniti d’America.

Discorso a parte merita Android Pay. Sebbene Google abbia deciso di utilizzare la parola "Pay" come Samsung ed Apple, ha dichiarato, tramite il vice presidente Sundar Pichai, di non voler offrire un prodotto in concorrenza con quelli già esistenti. Pichai ha parlato di “sistema parallelo”. In sostanza si tratta di un framework messo a disposizione degli sviluppatori per creare delle app Android per il pagamento mobile. Apple Pay e Samsung Pay sono servizi completi, applicazioni che agiscono in maniera indipendente senza l’intervento di terze parti. Android Pay invece, rimanendo fedele alla natura open-source della casa madre, mette a disposizione una struttura software su cui altre compagnie saranno in grado di sviluppare le proprie idee e i propri progetti. Le parole di Pichai sono state molto chiare a tal proposito: “Abbiamo pensato alla cosa in modo tale che chiunque altro possa sviluppare un servizio di pagamento mobile su piattaforma Android. Il nostro auspicio è che in posti come la Cina e l’Africa le persone possano utilizzare Android Pay per realizzare servizi innovativi”. In base alla (scarse) informazioni in nostro possesso, Android Pay dovrebbe assicurare pagamenti via riconoscimento di impronte digitali e tramite tecnologia NFC. Tuttavia maggiori dettagli su Android Pay saranno comunicati durante l’evento Google I/O di maggio.
Apple, Samsung e Google hanno a disposizione capitali e risorse umane importanti da investire e sono state in grado di proporre sistemi validi. Tuttavia il mercato dei pagamenti mobili fa gola a molti e soprattutto chi, come PayPal, è già in questo settore da diversi anni, potrebbe cogliere l'occasione e lanciarsi con un nuovo servizio. L'azienda ha di recente acquisito la startup Paydiant, il nome dietro lo sviluppo di CurrentC, per 280 milioni di dollari. CurrentC debutterà quest'anno nel mondo delle transazioni digitali e grazie all'intervento di PayPal potrebbe approdare anche su smartphone e tablet.

Apple Pay Al momento la partita dei pagamenti mobili riguarda tre player globali, Apple, Google e Samsung, con cui inevitabilmente dovranno fare i conti le aziende attive a livello locale. I tre colossi della tecnologia hanno svelato le proprie carte, anche se solo Apple è pienamente attiva sul mercato con una piattaforma solida e ben integrata con gli iDevice, Apple Watch compreso. Samsung ha velocizzato il processo di progettazione acquisendo una startup molto promettente e ha guadagnato punti agli occhi dei retailer e degli utenti offrendo "la strisciata virtuale" come metodo alternativo all'NFC. Google al momento rimane ancora in ombra, pur avendo le idee chiare su quello che farà nei prossimi anni. Android Pay al momento è un cantiere in costruzione ma la sua anima open lascia il campo aperto a nuovi tipi di implementazioni e sviluppi futuri decisamente interessanti e innovativi. Resta da vedere se anche altri competitor della telefonia, come Microsoft o BlackBerry, decideranno di rispondere al fuoco e, in caso positivo, se con soluzioni proprie o con l'aiuto di compagnie minori, in grado di sviluppare app per i rispettivi sistemi operativi mobili.