Bitcoin, schede video e mining: le criptomonete e il sold out delle GPU

L'esplosione del fenomeno del mining ha costretto i produttori di schede video a rimodulare la propria offerta proponendo prodotti specifici.

Bitcoin, schede video e mining: le criptomonete e il sold out delle GPU
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Bitcoin, Ether, valori di mercato che salgono e scendono, schede video sold out, decentralizzazione del sistema monetario, democrazia digitale, mining, videogamer imbestialiti: come è possibile coniugare tutte queste parole in un solo concetto? Semplice, criptovalute. Ormai il fenomeno delle monete digitali è ben lontano dall'essere di nicchia e sta pian piano influenzando il mondo reale. Parliamo di centinaia di diversi tipi di monete virtuali nate grazie all'esistenza di Internet e basate sulla blockchain, con l'idea di creare una realtà dove il conio non è più controllato dagli stati e dalle banche ma è parte di un sistema decentralizzato nel quale nessuno può comandare e le decisioni sono prese in modo democratico. Per sostenere queste criptovalute sono necessari i così detti miner, che hanno bisogno di schede video per guadagnare monete digitali, andando ad intaccare addirittura il mercato dei videogame causando un sold-out di GPU mai visto prima, sovrapprezzi sostanziosi e quindi l'ira della PC Master Race. L'esplosione del Bitcoin ha fatto sì che si innescasse un meccanismo di speculazione continua che vede il valore delle criptovalute salire e scende in maniera imprevedibile. Ecco collegate tutte le parole in un breve riassunto. Andiamo ora ad esplorare meglio (per quanto possibile) questo mondo fatto di soldi virtuali.

Cos'è e come funziona la Blockchain?

Partiamo dalle basi, ovvero cerchiamo di capire in termini semplici che cos'è la Blockchain. Leggenda narra che essa sia stata partorita da Satoshi Nakamoto. Satoshi è un giapponese di cui non si sa nulla (probabilmente non è neanche giapponese), ma ha architettato un sistema che concettualmente è abbastanza semplice ed è alla base di tutte le attuali criptovalute. Più di recente si è fatto avanti anche Craig Wright, un imprenditore australiano, che afferma di essere il creatore dei Bitcoin. Ad ogni modo, il Blockchain esiste in ogni istante e funziona senza che quasi nessuno sappia nel dettaglio come operi. Partiamo con un esempio facile: Leon S. Kenney deve rivolgersi al suo mercante di fiducia per comprare un fucile nuovo di zecca. Il mercante è un tipo tecnologico e chiede di essere pagato in Dogecoin (sì, questa criptovaluta esiste ed usa il famoso Doge come simbolo). A questo punto Leon fa questa richiesta di transazione dal suo conto digitale che immediatamente fa il giro di tutto il network, ovvero di tutti i computer che fanno parte della Blockchain che devono processare il dato: questi computer sono quelli dei detentori di Dogecoin che han deciso di mettere a disposizione il proprio device per la rete. Dunque non c'è un server centrale di una banca che processa i dati ma tanti piccoli centri di calcolo che compongono la rete. In quello stesso istante c'è Maxine che ha appena preordinato una macchina fotografica su Amazon e Crash che ha comprato una cassa di frutti Wumpa dal suo fruttivendolo di fiducia con la carta di credito.

Le transazione di Leon e tutte le altre che sono state eseguite in quel momento, vengono verificate e approvate dalla maggioranza dei computer e viene creato un blocco che contiene lo storico di tutte queste transazioni in un registro fatto di tanti blocchi simili: questi registri sono scaricabili da chiunque faccia parte della rete e per approvare ogni blocco che contiene le transazioni serve il consenso della maggioranza dei detentori di questi registri. A questo punto la transazione è completa e Leon S. Kennedy può godersi il suo nuovo fucile e andare a far strage di infetti, Maxine può cominciare il countdown prima dell'arrivo della nuova macchina fotografica e Crash può trangugiare frutti Wumpa. Il meccanismo appena spiegato non è assolutamente una descrizione precisa della Blockchain ma solo un esempio semplificato per capirne il concetto.

Il Blockchain è la democrazia fatta bit

A questo punto dovreste aver capito che la Blockchain è un sistema che si basa sulla distribuzione di dati in una rete immensa costituita dai miner (minatori) che decidono di farne parte. Le informazioni di tutte le transazioni sono contenute in blocchi assimilabili a dei registri digitali che vanno aggiornati continuamente e costituiscono lo storico di tutte le transazioni avvenute. Nel momento in cui un blocco di transazioni viene approvato tutti i computer devono scaricare quelle informazioni prima di validarne altre. Quindi il sistema è decentralizzato e non esiste nessuno in grado di decidere per qualcun altro perché vige un regime maggioritario. A meno di bug causati da imperfezioni del sistema (già successi e risolti), tutti i PC avranno lo stesso registro. Per fare un paragone con il sistema bancario, non c'è una banca centrale che gestisce le transazioni tramite un server, ma tanti nodi della rete sparsi in tutto il mondo che processano i dati.

Al di là di qualche intoppo storico (necessario per perfezionare il sistema allo stato dell'arte) il sistema della blockchain è teoricamente a prova di hacker, perché un malintenzionato dovrebbe controllare la maggioranza dei computer per poter corrompere un dato: se nella blockchain ci sono milioni di computer è impensabile che una singola persona o un gruppo di individui abbiano sufficiente potenza computazione per controllarli tutti. Anche la manomissione di un singolo blocco è praticamente impossibile perché implica il dover cambiare tutta la storia pregressa delle transazioni. La rete della blockchain è un sistema che deve riconciliare tutte le transazioni in un unico registro condiviso costituito di blocchi, che sono pubblici e non possono essere quindi corrotti. Chiunque abbia accesso ad Internet può scaricare i blocchi delle transazioni di una criptovaluta e cominciare a far parte della Blockchain e per questo il sistema può dirsi decentralizzato. Chiaramente il vantaggio di far parte della rete è la possibilità di guadagnare una piccola percentuale della criptovaluta interessata di giorno in giorno facendo mining.

Ma sono veramente minatori che cercano monete digitali?

Il termine mining è accattivante ma probabilmente non troppo corretto per descrivere la situazione. Chi decide di far parte della Blockchain entra nel sistema della criptovaluta e può cominciare a fare mining. Quel che si fa è concedere la propria potenza computazionale per la rete lasciando la CPU o la GPU (o entrambe) ad eseguire calcoli. Cosa stia calcolando dipende dalla criptovaluta che avete scelto: ad esempio i Gridcoin si basano sulle ricerche del mondo scientifico, ovvero si mette a disposizione il proprio computer per eseguire calcoli su analisi dati proveniente da LHC o per trovare onde gravitazionali nello spazio (ed altro ancora) e si guadagna una percentuale di questa moneta digitale. Gli Ether invece si guadagnano tramite contratti digitali, e via dicendo. Ci sono centinaia di criptovalute, ognuna con il proprio sistema basato sempre sulla Blockchain. I miner in realtà non stanno scavando, stanno competendo fra di loro: chi dispone della maggior potenza di calcolo è quello che solitamente riesce per primo a validare il blocco di transazioni e quindi a vincere il premio in moneta digitale. In generale il meccanismo è questo, ma chiaramente ogni criptovaluta ha i suoi meccanismi più o meno complessi.

La domanda ora sorge spontanea: perché questi PC devono fare dei calcoli complessi? Il bitcoin introdusse questo meccanismo perché i calcoli dietro alla validazione delle transazioni (per gli esperti, calcolo della funzione crittografica di hash inversa) risultassero più complessi, in modo che ci fosse concorrenza nel mining. Altri sistemi di criptovalute più recenti cercano di evitare spreco di potenza e associano la capacità di calcolo, ovvero alla corrente consumata dagli utenti, a qualcosa di utile: gli Ether sono associati ad una forma di contratti digitali per azioni di vario tipo (registrazione di domini, mercati finanziari, crowdfunding, proprietà intellettuale,... ) o i già citati Gridcoin aiutano la ricerca scientifica (in ambito di particelle, spazio, medicina, matematica,... ). Altre monete digitali si propongono come un upgrade del bitcoin e le più famose sono: Ether, Litecoin, Zcash, Dash, Monero, Siacoin e tante (troppe) altre. Non è da sottovalutare il loro impatto nella borsa: una volta chi aveva a che fare con queste monete poteva anche essere preso in giro, ma da due anni a questa parte abbiamo assistito ad un boom che attualmente vede 1BTC (bitcoin) pari a 2500$ circa e 1ETH (ether) pari a 200$ circa (i dati sono molto variabili, ora che state leggendo probabilmente è cambiato qualcosa).

AMD, NVIDIA e il caso delle schede out of stock

Abbiamo appena detto che chi ha più potenza computazionale guadagna più degli altri, dunque per essere il migliore bisogna armarsi adeguatamente. Gli Ether sono attualmente una delle criptovalute più famose dopo il bitcoin e sono necessarie GPU performanti per ottenerle e guadagnare a breve termine: non è un caso che da qualche tempo a questa parte le GPU di AMD con architettura Polaris siano fortemente richieste sul mercato. Radeon RX 580, 570, 480, 470 hanno visto salire all'improvviso i loro volumi di vendite, causando un aumento di prezzo anche di 100€ rispetto a due mesi fa. Anche le NVIDIA hanno subito degli aumenti di prezzo, ma in questo campo specifico sono proferite le proposte di AMD.

Tutte queste GPU sono particolarmente adatte per il mining degli Ether, Zcash e di altre criptovalute e il rapporto prezzo/consumo di corrente è molto vantaggioso specialmente per le AMD rispetto alle controparti NVIDIA. Quindi non è esplosa nessuna passione per il gaming in questi mesi, semplicemente i minatori si stano armando per cercare oro digitale. I miner professionisti di queste nuove criptovalute (bitcon escluso quindi) si armano di CPU performanti (ma non troppo) e una sfilza di GPU messe in parallelo per costruirsi il proprio rig da minatore esperto: ogni rig può avere anche 6 schede video, ed i miner più ambiziosi si costruiscono più di un rig, con la conseguenza che è possibile che un utente abbia comprato dalle 4 alle 12 schede video per uso personale. Sicuramente né AMD né NVIDIA si sarebbero mai aspettate che le loro schede fossero così convenienti per il mining e AMD mai avrebbe pensato di aver prodotto una GPU (RX 580) così conveniente nel suo rapporto consumi/hashrate.

Nuova schede Asus, Sapphire e MSI per il mining

A questo punto la situazione è chiara per tutti i produttori di schede video ed infatti non sono tardati gli annunci di soluzioni pensate appositamente per i miners. Asus , Sapphire e MSI hanno annunciato delle schede video basate su architettura Polaris (serie AMD Radeon RX 400 e 500) e Pascal (serie NVIDIA Geforce GTX 1000) realizzate esclusivamente per chi vuole fare mining: la GPU è identica alla controparte da gaming, mentre il resto della scheda è realizzato per tagliare i costi ed essere performante nei calcoli (hash-rate elevati). Sui siti web sono emerse, in casa Asus, schede video che dalla denominazione Geforce GTX 1060 passano a Mining-P106 e da Radeon RX 470 a Mining-RX-470, proprio per non confondere le schede basate sullo stesso chip ma rivolte la prima ai gamer e la seconda ai miner.

La nuova P106 non avrà alcuna uscita video come potete vedere in figura, mentre la Mining-RX-470 ne avrà una DVI-D. Le schede Sapphire orientate per il mining invece sono 5 su Overclockers UK, di cui 4 sono varianti della RX-470: 4GB di memoria non Samsung (11256-35-10G) o memoria Samsung (11256-36-10G), RX 470 con 8GB di memoria non Samsung (11256-37-10G) o memoria Samsung (11256-38-10G). L'ultima scheda è della famiglia RX 560 e si chiamerà Pulse MINING Edition card (11267-11-10G). Le RX 470 non hanno alcun output video, mentre la RX 560 sarà dotata di un'uscita DVI-D. Il vantaggio della memoria Samsung è la possibilità di overclock fino a 1MH/s (Megahash/second), importante per i miner di Ethereum (piattaforma la cui valuta è l'Ether). Su Newegg compaiono la Sapphire RX 470 4GB con memoria non Samsung (11256-21-21G) e memoria Samsung (11256-31-21G) e su NCIX è in listino la MSI P106-100 MINER 6G. Soluzioni dedicate ai miner sono spuntate fuori un po' dappertutto, a conferma di un fenomeno in netta espansione.

Cosa ci si aspetta dopo il grande sold out

Inutile girarci intorno, il futuro non è assicurato. Il mining è esploso negli ultimi due mesi grazie alla piattaforma Ethereum e la speranza di poter guadagnare Ether facili investendo su un rig di schede video. I gamer ad oggi sono infuriati non solo per i sold out ma per i prezzi folli che hanno raggiunto le schede video. Produttori come Asus, Sapphire e MSI stanno cercando di dividere i mercati e differenziarli con denominazioni delle schede video precise che dovrebbero invogliare i miner all'acquisto grazie al prezzo più basso e l'hashrate più alto. Il problema ora è un altro: adesso che il boom del mining è esploso, i minatori aumenteranno sempre di più? In linea di principio la risposta è sì, considerando le nuove schede in arrivo, ma bisogna anche mettere in conto la saturazione del mercato.

Gli Ether hanno fatto scoppiare la moda e il contrappasso è l'innalzamento della difficoltà nel calcolare i blocchi: tutti i miner di Ethereum si saranno accorti che nelle ultime settimane si guadagna sempre di meno. Per di più tra qualche mese Ethereum passerà al meccanismo del PoS (proof of stake) che sostanzialmente avvantaggia chi ha già tanti Ether, andando a rendere il mining inutile. Presumibilmente i minatori cominceranno a riversarsi su tante altre monete esistenti anch'esse con buoni tassi di cambio rispetto ai dollari. Però bisogna sempre precisare che parliamo di criptovalute che in pochi giorni passano dal valere 10$ a 400$, per poi crollare nuovamente a 240$. Impossibile prevedere il futuro, potete solo dare un giudizio in base al vostro grado di confidenza verso le nuove monete digitali.