Signore e signori, benvenuti nel più grande affare degli ultimi anni. Solo così si può definire il cambiamento avvenuto in Italia, dove dalla telefonia alla TV satellitare si è passati da una tariffazione mensile, semplice da capire e del tutto logica, a una a 28 giorni. Una scelta, quella delle telco e di altri fornitori di servizi telefonici e televisivi, in netto contrasto con le decisioni prese da AGCOM e con il buon senso, ma che si è rivelata un vero affare. Nonostante i pareri del garante, TIM, Vodafone, Fastweb e WindTre non hanno ancora fatto un passo indietro su questo fronte e sono destinate a incassare una cifra enorme entro il prossimo anno grazie alla mensilità in più derivata dalla tariffazione ogni quattro settimane. Volendo semplificare al massimo la vicenda, cosa fareste se aveste la possibilità di incassare 100 euro pagando una multa di pochi centesimi per quanto fatto? Il dilemma, chiaramente morale più che economico, ci porta oggi a una situazione in cui AGCOM mostra i limiti dell'attuale legislazione, che sembra tarata più per difendere le telco italiane che i consumatori.
Un dilemma dalla facile risposta
Secondo quanto diffuso nelle scorse ore da Repubblica, TIM, Vodafone, WindTre e Fastweb incasseranno ben 1.19 miliardi di euro dalla tariffazione a 28 giorni. Una cifra enorme, che porterà però AGCOM a multare le aziende coinvolte. Tutto nella norma quindi, a un'azione ritenuta sbagliata dal garante corrisponde una conseguenza. Peccato che la sanzione, in questo caso, non sia minimamente paragonabile al danno procurato. AGCOM infatti, con ogni probabilità, multerà le società coinvolte per massimo 1 milione e 160 mila euro cadauna. Un prezzo da pagare assolutamente non commisurato agli introiti che le telco otterranno nei prossimi mesi, e che per di più verrà effettivamente pagato solo nel 2018, quando le aziende interessate avranno già incassato cifre enormi dalle bollette degli utenti. Da segnalare come il calcolo fatto da AGCOM e intercettato da Repubblica (il report infatti non era ancora stato diffuso ufficialmente) non comprenda le SIM ricaricabili ma solo i contratti in abbonamento e la telefonia fissa, per cui la stima è decisamente al ribasso. Purtroppo il potere di AGCOM è limitato, il tetto alla multa non può essere superato, ecco perché il parlamento si è già mosso in merito, tramite una proposta di legge promossa da Alessia Morani, vice presidente del Pd alla Camera, che prevede l'obbligo per la fatturazione mensile, il rafforzamento dei poteri di AGCOM con conseguente possibilità di infliggere multe più elevate e l'impossibilità, per gli operatori, di modificare unilateralmente un contratto se non in presenza di giustificato motivo. Una proposta certamente utile e che speriamo venga portata avanti nel tempo più breve possibile, ma che intanto non contrasta l'operato delle telco e degli altri fornitori di servizi, tutti concordi nel mantenere la tariffazione a 28 giorni, trincerati dietro un diritto di recesso consentito agli utenti che tuttavia non porta a nulla. Cambiare, oggi, non porta ad alcun vantaggio, visto che in pochi mesi tutti i più grandi operatori italiani sono passati alla nuova forma di pagamento. Sull'argomento è intervenuto anche Antonio Nicita, uno dei cinque componenti del Garante delle comunicazioni, intercettato da Repubblica, che ha confermato quanto trapelato.
"Lei mi sta citando stime sul maggiore fatturato delle aziende che sono contenute in una nostra analisi ancora non pubblica. Si tratta di calcoli che mi sembrano fondati, ma il nostro lavoro dovrà essere approfondito e affinato. Vorrei aggiungere, nell'attesa, alcune cose". "Abbiamo notato che la bolletta emessa su 28 giorni non ha comportato una fuga dei clienti dalle aziende malgrado queste siano responsabili di un così marcato aumento dei prezzi. Ci troviamo di fronte a un caso di "anelasticità al prezzo" in un contesto oligopolistico". Le parole di Nicita, molto caute e ponderate dato il suo ruolo istituzionale, mostrano uno spaccato dall'attuale mercato italiano delle comunicazioni. Da un lato ci sono gli utenti, costretti a una "anelasticità al prezzo" forzata, visto che il cambio di operatore non comporta miglioramenti per la loro situazione. Dall'altro abbiamo un numero ristretto di aziende con un forte potere di mercato, che formano un oligopolio molto efficace nel difendere i propri interessi. In tutto questo, l'organismo che dovrebbe tutelare sull'operato di queste aziende ha le mani legate da una legislazione troppo garantista nei confronti delle stesse e troppo poco verso gli abbonati. Insomma, senza modifiche all'attuale regolamentazione le bollette ogni 28 giorni sono destinate a restare, con buona pace degli utenti.
Bollette ogni 28 giorni: alle telco 1.19 miliardi, ma AGCOM ha le mani legate
Un report di AGCOM, trapelato in anticipo rispetto alla pubblicazione e svelato da Repubblica, mostra i guadagni con la tariffazione a 28 giorni.
Signore e signori, benvenuti nel più grande affare degli ultimi anni. Solo così si può definire il cambiamento avvenuto in Italia, dove dalla telefonia alla TV satellitare si è passati da una tariffazione mensile, semplice da capire e del tutto logica, a una a 28 giorni. Una scelta, quella delle telco e di altri fornitori di servizi telefonici e televisivi, in netto contrasto con le decisioni prese da AGCOM e con il buon senso, ma che si è rivelata un vero affare. Nonostante i pareri del garante, TIM, Vodafone, Fastweb e WindTre non hanno ancora fatto un passo indietro su questo fronte e sono destinate a incassare una cifra enorme entro il prossimo anno grazie alla mensilità in più derivata dalla tariffazione ogni quattro settimane. Volendo semplificare al massimo la vicenda, cosa fareste se aveste la possibilità di incassare 100 euro pagando una multa di pochi centesimi per quanto fatto? Il dilemma, chiaramente morale più che economico, ci porta oggi a una situazione in cui AGCOM mostra i limiti dell'attuale legislazione, che sembra tarata più per difendere le telco italiane che i consumatori.
Un dilemma dalla facile risposta
Secondo quanto diffuso nelle scorse ore da Repubblica, TIM, Vodafone, WindTre e Fastweb incasseranno ben 1.19 miliardi di euro dalla tariffazione a 28 giorni. Una cifra enorme, che porterà però AGCOM a multare le aziende coinvolte. Tutto nella norma quindi, a un'azione ritenuta sbagliata dal garante corrisponde una conseguenza. Peccato che la sanzione, in questo caso, non sia minimamente paragonabile al danno procurato. AGCOM infatti, con ogni probabilità, multerà le società coinvolte per massimo 1 milione e 160 mila euro cadauna. Un prezzo da pagare assolutamente non commisurato agli introiti che le telco otterranno nei prossimi mesi, e che per di più verrà effettivamente pagato solo nel 2018, quando le aziende interessate avranno già incassato cifre enormi dalle bollette degli utenti. Da segnalare come il calcolo fatto da AGCOM e intercettato da Repubblica (il report infatti non era ancora stato diffuso ufficialmente) non comprenda le SIM ricaricabili ma solo i contratti in abbonamento e la telefonia fissa, per cui la stima è decisamente al ribasso.
Purtroppo il potere di AGCOM è limitato, il tetto alla multa non può essere superato, ecco perché il parlamento si è già mosso in merito, tramite una proposta di legge promossa da Alessia Morani, vice presidente del Pd alla Camera, che prevede l'obbligo per la fatturazione mensile, il rafforzamento dei poteri di AGCOM con conseguente possibilità di infliggere multe più elevate e l'impossibilità, per gli operatori, di modificare unilateralmente un contratto se non in presenza di giustificato motivo. Una proposta certamente utile e che speriamo venga portata avanti nel tempo più breve possibile, ma che intanto non contrasta l'operato delle telco e degli altri fornitori di servizi, tutti concordi nel mantenere la tariffazione a 28 giorni, trincerati dietro un diritto di recesso consentito agli utenti che tuttavia non porta a nulla. Cambiare, oggi, non porta ad alcun vantaggio, visto che in pochi mesi tutti i più grandi operatori italiani sono passati alla nuova forma di pagamento. Sull'argomento è intervenuto anche Antonio Nicita, uno dei cinque componenti del Garante delle comunicazioni, intercettato da Repubblica, che ha confermato quanto trapelato.
"Lei mi sta citando stime sul maggiore fatturato delle aziende che sono contenute in una nostra analisi ancora non pubblica. Si tratta di calcoli che mi sembrano fondati, ma il nostro lavoro dovrà essere approfondito e affinato. Vorrei aggiungere, nell'attesa, alcune cose".
"Abbiamo notato che la bolletta emessa su 28 giorni non ha comportato una fuga dei clienti dalle aziende malgrado queste siano responsabili di un così marcato aumento dei prezzi. Ci troviamo di fronte a un caso di "anelasticità al prezzo" in un contesto oligopolistico". Le parole di Nicita, molto caute e ponderate dato il suo ruolo istituzionale, mostrano uno spaccato dall'attuale mercato italiano delle comunicazioni.
Da un lato ci sono gli utenti, costretti a una "anelasticità al prezzo" forzata, visto che il cambio di operatore non comporta miglioramenti per la loro situazione. Dall'altro abbiamo un numero ristretto di aziende con un forte potere di mercato, che formano un oligopolio molto efficace nel difendere i propri interessi. In tutto questo, l'organismo che dovrebbe tutelare sull'operato di queste aziende ha le mani legate da una legislazione troppo garantista nei confronti delle stesse e troppo poco verso gli abbonati. Insomma, senza modifiche all'attuale regolamentazione le bollette ogni 28 giorni sono destinate a restare, con buona pace degli utenti.
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