Anche il Sud Corea si unisce alla Cina nel Club dei Paesi anti-ICO

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In Cina le Initial coin offering (ICO) sono state messe al bando, impedendo quella che sta diventando una delle forme di finanziamento preferite dalle startup attive nel mondo delle criptovalute. Una scelta dovuta, considerando alcune frodi avvenute in passato. Ora pure il Sud Corea si aggiunge al Club dei Paesi anti-ICO.

La Commissione per i servizi finanziari ha dichiarato che tutte le initial coin offering saranno vietate dal momento che il trading di monete virtuali deve essere strettamente controllato e monitorato, lo riporta Reuter. Chiunque in Sud Corea decida di utilizzare questo strumento per finanziarsi incontrerà sanzioni estremamente severe.

"Ci sono stati casi in cui i soldi raccolti sono stati utilizzati per progetti improduttivi e meramente speculativi", ha dichiarato Kim Yong-beom, vice presidente della commissione sudcoreana per i servizi finanziari. Casi del genere sono frequenti in tutto il mondo: lo scorso luglio la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti, come segnala Arstechnica.com, si era scagliata contro la ICO di DAO, responsabile di aver violato le leggi federali in materia di securities.

Anche in Italia non mancano strenui oppositori delle ICO, come il fondatore di BlockchainLab Giacomo Zucco che nel corso di un evento a Zurigo aveva dedicato al tema un panel dal provocatorio titolo "How could an ICO be (almost) legit and not a complete scam?" Il sunto dell'intervento era molto semplice: Esistono attualmente ICO che non siano truffe? "No, fine". Anzi, nì perché Zucco identifica due ICO che non siano completamente truffe ma facciano effettivamente quello che promettono: il "the Ponzi's scheme ICO" e un'altra ancora legata ad una cripto chiamata "the completely useless token".