Box: ecco le chiavi di crittografia univoche
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La sicurezza dei dati presenti sul cloud è uno dei temi più spinosi e delicati degli ultimi tempi. L'hacking di iCloud, infatti, ha sollevato non poche preoccupazioni in merito ai reali benefici che possono portare tali servizi, visto che anche la creatura di Apple si è rivelata essere poco affidabile dal momento che ha portato alla pubblicazione sul web di molte foto private di celebrità di Hollywood. Il tutto perchè le chiavi di crittografia vengono gestite dalle varie società e non dagli utenti, quindi ci sono molti modi per i malviventi informatici di ottenere l'accesso ai file personali degli utenti.
Box ha però lanciato un nuovo programma che mira proprio ad affrontare il problema. Enterprise Key Management (EKM), questo il nome, offre un nuovo approccio alla crittografia della nuvola, e fornisce gli stessi servizi cloud senza però alcun controllo centralizzato. Una volta che una società o utente business si iscrive a questo nuovo sistema, Box non avrà più accesso alle chiavi di crittografia, che saranno date esclusivamente agli utenti, il che fornisce ai dipendenti il pieno controllo su chi deve accedere ai dati.
Il sistema ha anche un registro interno, che tiene traccia di chiunque abbia accesso ai file, e permette anche ai gestori di rete di monitorare in modo semplice le violazioni. Rand Wacker, vice president of enterprise products di Box, ha affermato che si tratta di “una funzione senza precedenti in quanto stiamo dando alle persone il controllo completo delle loro chiavi di crittografia”. Wacker ha anche rivelato che lui ed il suo team hanno lavorato su questo servizio per due anni, ed EKM è andato in fase alpha nel mese di Dicembre ed in beta ad inizio anno, tanto che è già stato utilizzato dalla divisione vendite di Toyota.
Ovviamente Box sarà ancora responsabile dei contenuti ospitati sui propri server, ma i termini del servizio non prevedono regole severe come quelle di Gmail ed iCloud. La maggior parte del sistema si basa su infrastrutture già esistenti, e le chiavi sono memorizzate sul servizio CloudHSM di Amazon, che dà ad ogni utente un modulo di protezione hardware dedicato installato in un rack situato presso un centro dati del colosso degli e-commerce. Questi dispositivi sono in grado di autodistruggersi qualora dovesse essere inserita una password errata più volte. Una misura che potrebbe sembrare eccessiva, ma che per molte industrie è di vitale importanza visto che l'accesso a documenti o progetti segreti potrebbe avere un impatto devastante sul bilancio.
FONTE: The Verge
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