Datagate, Microsoft fa chiarezza sul caso PRISM

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Microsoft ha ufficialmente chiesto al Procuratore Generale degli Stati Uniti di compiere tutto il necessario per consentire la pubblicazione di informazioni più dettagliate sulle richieste di accesso ai dati degli utenti ricevuta da NSA e forze di polizia federale, statale e locale. In seguito allo scandalo PRISM, la software house di Redmond ha reso noto esclusivamente dati in forma aggregata, perché il governo non consente la divulgazione di maggiori informazioni, cosa che invece dovrebbe essere garantita costituzionalmente. In attesa di una risposta, l’azienda guidata da Ballmer ha fornito alcuni chiarimenti sui documenti pubblicati dalla stampa nel corso delle scorse settimane: secondo Microsoft, l’articolo pubblicato dal Guardian conterrebbe numerose inesattezze.

Per quanto riguarda Outlook.com, le autorità, precisano dal quartier generale del colosso del software, non hanno alcun accesso diretto a mail e messaggi e, solo in caso di emanazione di un ordine o mandato di perquisizione del giudice, l'accesso all'account di un determinato utente potrebbe essere autorizzato; nessun governo, inoltre, possiede la chiave crittografica per l'accesso alle informazioni custodite nei server: eventuali dati vengono consegnati in forma criptata, sempre in seguito ad una valida richiesta legale. Microsoft non ha sottoscritto alcun accordo che consenta l'accesso diretto ai dati degli utenti da parte della autorità. Stessa politica per il servizio di cloud storage SkyDrive. La scorsa settimana un documento affermava che il cambiamento all'architettura di Skype fosse stato imposto dalle autorità per facilitarne le intercettazioni, ma da Redmond respingono le accuse, affermando che il governo non è in grado di ascoltare le comunicazione tra gli utenti, e il servizio VoIP garantisce la massima privacy.