Il fondatore di Telegram sapeva che l'ISIS stava utilizzando il servizio prima degli attentati

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Nella giornata di ieri abbiamo pubblicato su queste pagine il comunicato diffuso dai gestori di Telegram, i quali hanno annunciato di aver chiuso 78 canali legati all'ISIS correlati agli attacchi di Parigi e Beirut.

La compagnia, nell'annunciare la chiusura, si è detta “disturbata nel venire a conoscenza che i canali pubblici di Telegram sono stati utilizzati dall'ISIS per diffondere la propaganda”.
Tuttavia, come fatto notare da molte testate, il fondatore di Telegram, Pavel Durov, già a Settembre durante il TechCrunch Disrupt aveva affermato che la società era a conoscenza di ciò. “Non credo che siamo complici dell'ISIS. Credo che la privacy, ed il diritto alla privacy sia più importante di qualsiasi nostra paura, come il terrorismo. Se guardate l'ISIS si, c'è una guerra in corso in Medio Oriente. Si tratta di una serie di eventi tragici. Ma alla fine, l'ISIS troverà sempre un modo per comunicare. Quindi non credo che siamo complici delle loro attività e non penso che dobbiamo sentirci in colpa per questo. Continuo a pensare che stiamo facendo la cosa giusta, ovvero proteggere la privacy dei nostri utenti” aveva affermato il dirigente, in una dichiarazione va in netto contrasto con quella diffusa solo due giorni fa dal servizio attraverso Twitter.
Una notizia che alimenterà sicuramente il dibattito riguardo la privacy online degli utenti: è meglio proteggere la riservatezza dei dati delle persone oppure metterla da parte per evitare disastri come quelli di Parigi?