Industria musicale in ripresa: merito del digitale

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Da circa una quindicina d'anni, l'intera industria musicale è bloccata dalla pirateria. Un tempo bastava dare uno sguardo ai dati di vendita di un album per capire quale fosse il gruppo o il cantante più in voga del momento. Oggi non è più così, visto che gli acquisti "ufficiali" rappresentano solo una piccola parte della musica realmente ascoltata dagli utenti. Da quando sono entrati in gioco gli store digitali però, la situazione è iniziata a migliorare. Prezzi più bassi, possibilità di acquisto di singole canzoni e tempistica d'ascolto praticamente immediata. L'ulteriore passo in avanti, che si sta manifestando proprio in queste settimane, è rappresentato dal proliferare di servizi di streaming musicali (vedi Spotify). Si paga una quota mensile o annuale e si è liberi di ascoltare quanta musica si vuole, selezionabile tra quella appartenente alle case discografiche più importanti del mondo. Tali servizi, in concomitanza con il grande successo di smartphone e tablet hanno ridato vitalità e fondi all'intera industria del settore musicale, che, in base anche ai numeri registrati nell'ultimo report dell'IFPI (International Federation of Phonografic Industry), risultano in attivo per la prima volta sin dal 1999.

Oltre ad un fatturato complessivamente in aumento, l'ascesa delle piattaforme di streaming e download ha portato ad un calo vistoso della musica pirata, che dominava la scena sin dal lancio di Napster. Secondo Francis Moore, CEO di IFPI, l'industria musicale è giunta ad un totale di 12 miliardi di euro nel 2012 in quanto a fatturato complessivo (musica digitale e "fisica"), +0,3% rispetto al 2011. Il fatturato digitale invece, ha raggiunto, nello stesso periodo, i 4 miliardi di euro, +9% rispetto all'anno precedente. Nel gennaio 2011, i mercati in cui erano presenti servizi per il download o lo streaming dei brani erano 23; attualmente sono più di 100, compresi il Brasile, la Russia, l'India e la Cina, in cui le nuove tecnologie connesse stanno prendendo piede in maniera travolgente. Gli ultimi rumor parlano della nascita di una piattaforma in stile Spotify con marchio Google. Il colosso del motore di ricerca è stato forse attirato dai numeri impressionanti di sistemi basati sul modello a sottoscrizione: alla fine del 2012, i clienti interessati a questi servizi sono stati 40 milioni, il 44% in più in confronto al 2011. L'intero fatturato proveniente dal digitale appare così composto: 30% piattaforme di streaming in abbonamento, 70% piattaforme di download (vedi iTunes). Infine, alcune parole sui sistemi "pirata" basati sul peer-to-peer: secondo gli analisti di NPD, il numero complessivo di utenti legati alle piattaforme di file sharing è calato del 17 per cento dalla fine del 2011 al dicembre 2012.