L'Iran ordina a Whatsapp ed altre app di messaggistica di portare i server nel paese entro un anno

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Il Supremo Consiglio del Cyberspazio darà 365 giorni di tempo a tutte le aziende straniere proprietarie di servizi di messaggistica istantanea, per trasferire i propri centri di raccolta dati all'interno del paese. Le nuove misure, annunciate domenica scorsa, si basano sulle "linee guida e preoccupazioni del leader supremo", l'Ayatollah Khamenei.

"Le agenzie di messaggistica estere attive in Iran hanno l'obbligo di trasferire tutti i dati e le attività legate ai cittadini del paese al fine di garantire la continuazione delle loro attività", ha dichiarato il consiglio.
Il paese asiatico non è nuovo a questo genere di iniziative volte ad ottenere uno stretto controllo sul web. L'uso di servizi come Facebook e Twitter è bloccato e la presenza del cosiddetto "Intelligent Filtering", rende non disponibili nel paese il 70% dei siti esistenti.
Molti utenti, con l'utilizzo di VPN (rete private virtuali) ed altri programmi, aggirano i blocchi imposti dal governo che risponde con arresti ed altre limitazioni.
Le conseguenze dei nuovi regolamenti per le app di messaggistica potrebbero avere un maggiore impatto per Telegram: da un recente sondaggio è risultato che la popolare applicazione è utilizzata da 20 milioni di persiani (pari ad un quarto della popolazione totale) e la stessa società ha dichiarato che il 20% degli utenti attivi mensilmente proviene dall'Iran.
I motivi di questo forte espansione dell'applicazione è proprio la sua proverbiale sicurezza che mette a disposizione dei suoi utenti, sicurezza che potrebbe essere minata dalle nuove norme pro-censura.