La fusione nucleare sarà pronta per il 2030 secondo il MIT

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Il primo reattore che sfrutta il processo di fusione nucleare per la creazione di energia è più vicino di quanto pensiamo. Il problema principale è rendere il sistema di alimentazione elettrica più efficiente, ovvero che costi meno energia di quanta ne produca la fusione nucleare.

Di pochi giorni fa è la notizia della scoperta di un gas che possa risolvere il problema dei fasci di elettroni fuori controllo dentro ad un reattore a fusione nucleare. Per chi non sapesse come funziona la fusione nucleare vi invitiamo a leggere il precedente link. Per tutti gli altri vi basti sapere che questo metodo non è altro che quello che "usano" le stelle (e quindi il Sole) per emettere energia.

Mentre l'attuale fissione nucleare si basa sulla scissione del nucleo di un atomo pesante (ed è potenzialmente pericolosa per via della reazione a catena che ne consegue), la fusione nucleare funziona all'inverso, ovvero richiede la fusione dei nuclei di due atomi (idrogeno) in un altro atomo (elio). Questo processo rilascia molta più energia della fissione ed è più sicuro perché se qualcosa va storto al più si spegne il reattore. La forza alla base di tutto il processo è la più intensa nota in natura, l'interazione nucleare forte.

Uno dei principali problemi è che attualmente per fondere i nuclei gli atomi di idrogeno vengono accelerati da un campo elettrico in condizioni di pressioni e temperature elevate (parliamo anche di 150 milioni di °C) ottenibili in un plasma. Ad oggi la costruzione del sistema che sostiene il plasma e quello di raffreddamento consumano più energia di quanta se ne possa produrre con il processo finale.

Secondo Earl Marmar del MIT, se si continuano le ricerche nell'ambito della fusione nucleare per il 2030 potremmo scoprire sistemi di alimentazione più efficienti che ci consentano di ottenere il primo reattore a fusione nucleare che produca energia. Infatti ormai il processo di fusione è chiaro per il mondo scientifico, bisogna solo renderlo efficiente. Quindi il problema non è la fisica ma la tecnologia disponibile.

Presso il MIT si stanno tentando diverse soluzioni come ad esempio aumentare l'intensità del campo magnetico che sostiene il plasma, ma il più grande esperimento sulla fusione nucleare si trova in Francia e si chiama ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), nato dalla collaborazione di 35 nazioni (tra cui c'è anche l'Italia). Si è stimato che questo reattore sperimentale potrà entrare in funzione nel 2035 e produrre più energia di quanta ne consuma, 5 anni dopo da quando spera invece Marmar del MIT.

"Abbiamo bisogno di farlo funzionare perché la necessita di energia a fusione nucleare è estremamente urgente per via del cambiamento climatico" (ndr: causato dalle emissioni di CO2) è quanto detto da Marmar.