Sorveglianza di massa: Governo dà l'ok a legge contro la privacy dei cittadini
In sordina, senza nessuna reazione da parte di stampa generalista e opinione pubblica, il Senato ridendo e scherzando ha dato l'ok a due disposizioni destinate ad uccidere la privacy dei cittadini. Una obbliga i provider a conservare le informazioni sulla nostra navigazione per il periodo assurdo di sei anni, l'altra dà super-poteri all'AGCOM.
Il Governo, per questo ddl che reca –tra le altre– la firma del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, ha fatto uso dell'iter legis abbreviato. Procedura che riduce significativamente i tempi di approvazione della norma limitando a zero il dibattito parlamentare -relegato alle sole Commissioni– e impedendo la possibilità di presentare emendamenti, ossia le proposte di modifica al disegno di legge ad opera dei parlamentari di maggioranza e opposizione.
Questo perché le due disposizioni sono state inserite nell'ambito dell'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea. A lanciare l'allarme per primo sull'edizione online del Fatto Quotidiano è l'avvocato ed esperto di diritti digitali Fulvio Sarzana.
Due le disposizioni incriminate: una obbliga i provider a mantenere accurato registro delle attività online di ogni abbonato per il periodo (mostruoso) di sei anni. L'altra dà potere di intervento cautelare all'AGCOM. In soldoni: ora potrebbe impedire l'accesso a determinati contenuti internet. Un compito delicato che in precedenza spettava ai giudici, con tutte le garanzie procedurali che questo comportava.
E per quanto riguarda i registri che ora dovranno essere conservati e che includeranno minuziosamente ogni singola nostra attività online, a partire dalle chat e dalle cronologie internet? Chi non ha nulla da nascondere non abbia nulla da temere? Manco per idea, perché il rischio è che questi dati –che poi, altro non sono che una proiezione della nostra vita vera e propria– diventino un bersaglio facilissimo per gli hacker e per i malintenzionati. Insomma, una mina pronta ad esplodere in qualsiasi momento, con il rischio di distruggere la privacy di milioni di persone.
Non sono mancate, ovviamente, proteste da parte di esperti e organizzazioni non proifit, come la Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili.
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