Spotify: non stiamo utilizzando artisti falsi per tagliare i costi

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Lo scorso anno il sito Music Business Worldwide ha lanciato l’indiscrezione secondo cui Spotify avrebbe collocato i propri brani musicali in alcune playlist curate per ridurre i costi sulle royalties.

Alcune fonti del settore avevano affermato che le tracce, tipicamente jazz e ambient, apparivano su Spotify sotto i nomi di artisti che in realtà non esistevano.

La scorsa settimana i ragazzi di Vulture hanno di nuovo portato la questione sotto i riflettori, ma Spotify ha fermamente negando le accuse attraverso una dichiarazione rilasciata a Billboard in cui un portavoce ha affermato che “noi non abbiamo mai creato e non creeremo artisti falsi per metterli nelle playlist di Spotify. Si tratta di una notizia falsa, punto e basta”.

Nonostante ciò, però, Music Business Worldwide continua ad affermare che sarebbero cinquanta gli artisti non reali posizionati ad hoc nelle playlist sponsorizzate da parte di Spotify, i quali avrebbero generato circa 520 milioni di riproduzioni, pari a più di 3 milioni di Dollari di royalties. L’autore della ricerca, citando un dirigente Spotify, afferma che la strategia sarebbe stata progettata per ridurre i soldi da pagare alle etichette discografiche.