TIM Prime: i rincari di massa sono in linea con la normativa

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Dopo la notizia di qualche giorno fa, riguardante la modifica delle tariffe TIM, che saranno convertite a PRIME Go al costo di 49 centesimi a settimana in più, arrivano nuovi sviluppi sulla spinosa vicenda.

Secondo quanto riferito dall'Agcom a Repubblica.it, infatti, l'operatore telefonico italiano potrebbe aver trovato un escamotage per evitare una multa da parte dell'autorità. Prime Go, sarebbe diversa da Prime dal momento che si tratta di un rincaro secco della tariffa, il che è permesso dalla normativa vigente. Gli utenti non interessati, infatti, hanno due alternative: chiedere il recesso gratuito con un preavviso di 30 giorni, o, in alternativa, scegliere una tariffa base che non ha nulla a che fare con Prime Go.
Nella precedente manovra, che aveva scatenato le proteste dell'AGcom, l'operatore aveva dato la possibilità di annullare Prime Go restando con la propria tariffa base. La differenza è da ricercare proprio in questo punto, dal momento che ora TIM è disposta a perdere i clienti a cui ha fatto il rincaro.
La questione è proprio in questo punto: la normativa vigente, infatti, consente agli operatori di applicare dei rincari di massa ma non di attivare opzioni non richieste, e se la prima opzione ha come rovescio della medaglia la perdita di un clienti, la seconda mira semplicemente ad aumentare i ricavi, motivo per cui le autorità non possono intervenire. Le autorità a difesa dei consumatori però insorgono e chiedono un intervento.