Un nuovo studio evidenzia la frequenza di formazione dei crateri lunari odierni

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Un nuovo studio scientifico indica che sulla superficie lunare si formano nuovi crateri molto più frequentemente di quanto gli scienziati avessero previsto. La scoperta solleva preoccupazioni per le missioni lunari future, dato che possono trovarsi ad affrontare un aumento del rischio di essere colpiti dalla caduta di meteore.

La luna è costellata da un vasto numero di crateri, alcuni presenti da miliardi di anni. Poiché la Luna non ha atmosfera, le rocce spaziali attratte dalla gravità del satellite non bruciano come fanno sulla Terra, lasciando la superficie della luna vulnerabile a un flusso costante di impatti cosmici che modificano a poco a poco lo strato superiore del suo suolo.

Studi precedenti sui crateri lunari hanno fatto luce su come si sono formati e sul tasso di formazione dei crateri più antichi, che a sua volta ha fornito elementi sull'età della luna e sulle sue caratteristiche. Tuttavia, si sapeva molto meno sulla velocità di formazione dei crateri lunari attuali, che potrebbero dare qualche idea sul rischio di bombardamenti che eventuali missioni sulla luna potrebbero dover affrontare.

Per saperne di più sul presente tasso di formazione dei crateri lunari, un gruppo di scienziati ha analizzato più di 14.000 coppie di immagini di prima e dopo della superficie della Luna, prese dall’archivio NASA del Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO). Queste immagini coprono il 6,6 per cento della superficie lunare (2,49 milioni di chilometri quadrati) e potrebbero rivelare quando un punto specifico era pianeggiante e quando in seguito vi si presenti un nuovo cratere. Gli intervalli di tempo tra le due osservazioni della superficie vanno dai 176 ai 1.241 giorni terrestri.

I ricercatori hanno scoperto 222 crateri sulla Luna che sono apparsi sulla superficie dopo le prime immagini del LRO, un tasso di impatti del 33 per cento in più di quanto previsto dai modelli attuali. I crateri andavano da 10 metri di diametro fino a circa 43 metri di larghezza.

Gli scienziati hanno anche scoperto ampie zone attorno a questi nuovi crateri che hanno interpretato come i resti dei detriti seguenti agli impatti. Hanno stimato che questo processo secondario può generare fino a 2 centimetri di spessore di regolite su tutta la superficie lunare, 100 volte più velocemente di quanto pensato fino ad ora.

Questi nuovi risultati suggeriscono anche che un certo numero di caratteristiche della superficie lunare, come ad esempio i depositi vulcanici, potrebbero essere perfino un po' più recenti di quanto si pensasse. Anche se le probabilità che qualcosa sulla superficie lunare subisca un colpo diretto da detriti asteroidali o cometari è molto piccolo, queste nuove scoperte illustrano i potenziali pericoli derivanti da questi impatti e bisognerà tenerne conto per le basi lunari future.

Gli scienziati hanno dettagliato i loro risultati on-line nel numero di Nature di oggi (12 ottobre).