Anteprima Acer Chromebook 13

Il Chromebook di Acer porta Tegra K1 nell'universo ChromeOS.

Anteprima Acer Chromebook 13
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In un settore come quello dei personal computer, dominato dal binomio Microsoft-Apple, in molti hanno tentato di tracciare il solco di una terza via. Un’operazione difficile da portare a termine, contro due colossi che possiedono la quasi totalità degli utenti, degli spazi pubblicitari e delle vendite.
La speranza degli utenti più esperti di avere una valida alternativa a Windows è rappresentata da Linux, un sistema operativo libero, aperto, democratico e sorretto dalla comunità di sviluppatori; una sorta di utopia informatica insomma. Purtroppo l’erede di Unix, proprio come l’animale che ne è stato scelto come simbolo (il pinguino tux), non è mai decollato: si è perso nelle pieghe delle sue varie distribuzioni, poco adatte ad essere digerite dal grande pubblico. Oggi come oggi, la possibilità che Linux possa rappresentare una risorsa commerciale concreta per il mercato dei PC sembra essere definitivamente naufragata, pur rappresentando una nicchia rilevante dell'utenza.
In questo scenario ecco arrivare Google con il suo ChromeOS. Un progetto partito a fari spenti, ma che oggi, dopo diversi anni vissuti in una sorta di limbo, comincia a mietere i suoi primi successi. Si moltiplicano infatti i nuovi prodotti in uscita mossi da questo OS, e fra questi uno degli ultimi arrivati è Acer Chromebook 13”.

Cuore di tablet

Realizzato grazie a una forte partnership con Nvidia, questo chromebook è il primo a montare il SoC Tegra K1 per muovere ChromeOS. Per i più esperti questo nome suonerà familiare: si tratta infatti dello stesso processore che troviamo sul recente NVIDIA Shield Tablet, un quad core con architettura ARM Cortex A15 32 bit, con una velocità di clock di 2.3 GHz. Una scelta progettuale insolita per questo tipo di prodotto, ma che promette ottimi risultati. I benchmark del resto indicano che questa CPU offre prestazioni migliori delle soluzioni Intel Atom Bay Trail, i più usati finora su terminali Chromebook. Questo sia in termini di prestazioni che di consumi energetici, che dovrebbero essere più contenuti.

Il resto delle caratteristiche sono quelle di un dispositivo che deve essere innanzi tutto economico: 2 o 4 GB di RAM, Wi-Fi ac, 2 porte USB, un’uscita HDMI standard, disco rigido SSD da 16/32 GB e uno slot per la lettura di scheda di memoria SD (utili anche per espandere la scarsa memoria interna). Tutto in linea con la concorrenza. Nota a margine per il display, disponibile in due versioni, di cui una FullHD, cosa che fa di Acer Chromebook 13” il primo device della sua categoria a disporre di uno schermo di tale risoluzione.
Appare chiaro che con queste specifiche è lecito aspettarsi prestazioni soltanto discrete, non confrontabili con quelle di un notebook di media potenza. Un chromebook va inteso come un prodotto diverso, destinato in particolare alla navigazione web e all’uso della rete internet in senso generale, visto che il sistema si basa fortemente sulle web app di Google: email, social network, cloud ecc.
Nessuna informazione certa per quanto riguarda l’approdo al di fuori degli States. Probabilmente perché il mercato Chromebook nel vecchio continente stenta a svilupparsi.

Oscar dell’anonimato

Il comparto che risente maggiormente di una proposta generale orientata al risparmio è sicuramente quello estetico. Acer Chromebook 13 non spicca né per originalità delle forme né per materiali, e vacilla di fronte allo stile di altri prodotti in commercio delle stesse dimensioni. A questo proposito, volendo muovere una critica all’intera categoria, un difetto comune di questi Chromebook è che rischiano di sembrare tutti uguali. Acer dal canto suo ha cercato di variare leggermente lo spartito almeno per quanto riguarda la posizione delle porte di comunicazione: una delle due USB è disposta nella parte posteriore della macchina, insieme all’uscita HDMI (in tutti gli altri Chromebook tutte le uscite si trovano ai lati della tastiera).
Il corpo del laptop, realizzato completamente in policarbonato, è caratterizzato da bordi a spigolo vivo. Il design, nel suo complesso, dà l’idea di essere stato pensato per massimizzare la mobilità (con uno spessore di soli 1,8 cm ed un peso di 1,5 kg) piuttosto che appagare il senso estetico di chi lo guarda.

Per quanto riguarda il software, vi sarà chiaro arrivati a questo punto che il device viene distribuito con a bordo ChromeOS. Un sistema operativo a base linux, che ha come pilastro portante Chrome, su cui si basa per il 90%. Gli applicativi di questo ChromeOS non sono altro che applicazioni web ed estensioni pensate per il browser di Google. Ci troviamo quindi al cospetto di una base software già abbastanza ampia, in grado di gestire in maniera congrua le operazioni principali come l’editing di testi, la navigazione web e la gestione di email. Scordiamoci comunque la completezza e la versatilità delle applicazioni disponibili per Windows e Mac OSX. Essendo inoltre pensati per il web (scritti con HTML 5 e Javascript) , la stragrande maggioranza di questi programmi rischia di essere inutilizzabile senza l’accesso ad internet. Un problema forse marginale in un paese come gli Stati Uniti, ma potenzialmente devastante in altri stati meno digitalizzati, dove in mancanza di una connessione alla rete ci potremmo trovare in possesso di un notebook quasi inutilizzabile. In questo senso a Mountain View stanno cercando di correre ai ripari, rendendo almeno i programmi principali come Gmail e Documenti Google utilizzabili anche off-line.

Acer Chromebook 13 Acer rinnova la sua proposta Chromebook con un dispositivo che spicca soprattutto per la scelta del processore. Tegra K1 promette prestazioni davvero ottime rispetto alla concorrenza e un’autonomia da primato, almeno nei Chromebook. Il resto delle caratteristiche, seppur non eccezionali, sono sufficienti a rendere questo Acer uno dei migliori esponenti della categoria. Con un prezzo di partenza di soli 280$ (300$ nella versione Full HD) questo Chromebook è una buona scelta per chi ha bisogno di qualcosa di più di un tablet, ma non vuole comunque arrivare a spendere le cifre necessarie per accaparrarsi un buon notebook. Peccato per il design anonimo e convenzionale, ma con questi prezzi non era comunque legittimo aspettarsi di più. Ampliando il discorso, rimane da capire se e quando questo tipo di device riuscirà a diffondersi anche nel nostro Paese: una questione strettamente legata al digital divide. Un prodotto come questo infatti, in una nazione come la nostra, fatta di piccole realtà poco collegate, potrebbe rivelarsi molto limitato nell'utilizzo.