La Bitcoin revolution NON è morta, intervista a Giacomo Zucco

I Bitcoin compiono dieci anni, abbiamo festeggiato l'evento con una lunga chiacchierata con Giacomo Zucco sul crollo dei prezzi e il futuro della valuta.

La Bitcoin revolution NON è morta, intervista a Giacomo Zucco
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Sono dieci le candeline che Bitcoin troverà sulla torta quest'anno. Dieci lunghi anni da quando, sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, venne pubblicato il White Paper all'origine della valuta pseudonima completamente decentralizzata - con l'obiettivo di rivoluzionare una volta per tutte l'economia mondiale e il rapporto tra persone e autorità centrali. Oggi le banche centrali sono ancora qua, così come gli intermediari principali, gli istituti di credito, PayPal, Mastercard, Visa, ma anche le regolamentazioni sull'uso dei contanti, sempre più stringenti. Mentre la criptovaluta sembrerebbe avere un utilizzo estremamente marginale.
Insomma, quella disruption totale della società auspicata dagli entusiasti dei bitcoin non c'è stata. Mentre da ormai un anno a questa parte abbiamo assistito all'affievolirsi del prezzo della criptovaluta, passata da un valore di 19.000$ ad uno di poco inferiore , al momento in cui scriviamo, ai 4.000$. In 13 mesi un crollo dell'80%. Fine della revolución?
Abbiamo deciso di festeggiare questo importante anniversario facendoci una lunga chiacchierata con Giacomo Zucco, CEO di BlockchainLab, il più prestigioso centro di ricerca e consulenza italiano dedicato a questa tecnologia, e una delle voci piú autorevoli e conosciute all'interno della comunità di bitcoiner europea.

Più grande la bolla, più grande l'audacia degli HODLer

Con Zucco nella nostra conversazione su Telegram, fatta di note vocali dalla lunghezza che, per limiti tanto umani, quanto tecnologici, non ritenevamo nemmeno possibile, abbiamo deciso di partire proprio dal tasto più dolente: lo schianto dei prezzi. Ma come è stato possibile passare dai 19.000$ del dicembre del 2017 ai valori attuali? "I motivi che hanno portato al crollo direi che sono gli stessi che hanno portato anche al crollo delle bolle precedenti", argomenta Giacomo Zucco.

"Vale a dire, il Bitcoin è una tecnologia emergente e anche un asset monetario emergente, la cui adozione è direttamente correlata ad un prezzo sul mercato, che quindi segue le tradizionali dinamiche dello stock market e , quindi, delle bolle". Giacomo Zucco individua alcune fasi precise che sarebbero comuni anche agli altri momenti di picco e crollo della criptovaluta , mostrando un andamento storico dei Bitcoin estremamente ciclico: "c'è una crescita della adozione strutturale e organica, che dopo un po' raggiunge, anche grazie a notizie mediatiche di qualche tipo, una soglia tale per cui diventa visibile ad un pubblico che non era stato coinvolto dall'adozione originale".
In altre parole: passa il messaggio che esiste una nuova moneta, che stra crescendo a dismisura di valore, e un sacco di persone sono pure riuscite a farci dei bei soldi. "Questa cosa genera un'enorme entrata di nuovo interesse e capitale, che porta ad una crescita non più generata da una precisa tesi di investimento sul lungo periodo, ma è motivata da una banale trasposizione sul futuro della performance passata della valuta".

Insomma, arriva quello che i trader professionisti chiamano il "parco buoi", ironizza l'esperto della criptovaluta. "Quando si è arrivati alla fine della possibile platea di questo parco buoi, l'asset non cresce più, gli ultimi arrivati non vedono i guadagni di cui avevano sentito parlare sui media, e iniziano a vendere". Si crea così una fortissima pressione di vendita, che si ripercuote su tutti. "Escluso chi ha capito che bisogna tenere duro". Quelli che vengono generalmente chiamati gli HODLer (da hold, tenere, un insidejock nata nella comunità di appassionati su Reddit).

Questo esatto fenomeno è successo al Bitcoin più volte nella storia , ricorda Zucco facendo riferimento agli altri momenti di bolla della valuta: "É accaduto quando sono state superate alcune soglie psicologiche importanti come la parità del BTC con il dollaro". É, infatti, stato in quel momento che della criptovaluta si è sentito parlare con insistenza pure sulla stampa generalista, e in pochi mesi il valore raggiunse i 31$, cifra che all'epoca, agli outsider, pareva già davvero spropositata."E poi è crollato rovinosamente, senza tuttavia scendere mai sotto il dollaro, gravitando attorno ai due e tre, e così per circa un anno e mezzo".

Arriviamo al 2013, e nel frattempo scoppia la crisi dei bancomat di Cipro e con essa la necessità da parte dei residenti di trovare nuovi strumenti per difendere i loro risparmi, inclusi i bitcoin. "La criptovaluta si conquista nuovamente le prime pagine dei quotidiani, e il prezzo sale a 266$, per poi crollare bruscamente ad 80$ e, quindi, a 40$", continua Zucco. "Non è mai sceso sotto il picco precedente di 30$".

La giostra continua, con le stesse identiche dinamiche, fino a raggiungere nel 2015 -tra crescita organica, e spinta creata da nuove esposizioni mediatiche - la nuova vetta di 1200$. "Crollò a 400$ in un giorno solo", ricorda il CEO di BlockchainLab. "Anche là, si aprì un periodo di oscillazione continuo trai 400 e i 600 dollari, senza mai scendere sotto il picco precedente di 260$".
E arriviamo al dicembre del 2017, nuovo bombardamento di notizie e approfondimenti sulle pagine virtuali e cartacee di ogni quotidiano e magazine, cifra record di 19,000$, nuovo scoppio vertiginoso, da cui il Bitcoin si deve ancora riprendere, ammesso che lo schema sia destinato a rimanere lo stesso. "Se le cose andranno come sempre, ci immaginiamo che debba più o meno, a spanne, non scendere al di sotto del massimo del ciclo di espansione precedente - i 1200$ del 2015, per poi ricominciare con nuovi ordini di grandezze".

E così in loop? "Chiaramente no, il fenomeno non dovrebbe riprodursi uguale per sempre, la tipologia finanziaria delle nuove fasce di pubblico che sono raggiunte sono diverse, crescono in modo esponenziale, ma cambiano anche qualitativamente", precisa Zucco. "In secondo luogo diciamo che più aumenta la capitalizzazione del mercato, ma anche la profondità del mercato, più diventa difficile che fenomeni individuali facciano da trigger per grandi vendite o grandi acquisti".
Insomma, sintetizzando, più il mercato diventa grande, più è difficile che pochi grossi investitori possano condizionarlo con un semplice schiocco delle dita. "Quello che ad esempio potrebbe avere innescato questo ennesimo ciclo è l'inizio delle forti vendite da parte di Bitmain, ma potrebbe anche essere stato altro". Ad ogni modo, nulla che impressioni il nutrito popolo degli hodler: "il primo ciclo di crescita-scoppio ha colto tutti impreparati, ma chi è entrato già durante il picco dei 30$ era già consapevole, ed è molto insensibile al crollo dai 19.000$".

HODLer, ricercatori geek, investitori della domenica e chypherpunk

Va bene la figura mitica degli hodler, i fanatici irriducibili, ma che ne è stato di tutti gli altri? Di quel variegato mondo fatto di startup interessate a sviluppare applicazioni inedite (e spesso bizzarre) per la Blockchain, piccoli investitori, geek, e ricercatori che avevano destinato alla criptovaluta parte importante delle proprie energie. Da 19.000$ a 4.000$ è una bella sberla.

Com'è, quindi, il morale della community di appassionati? "Bisogna partire dal presupposto che la community non è una entità ben definita, è una struttura molto complessa", spiega Zucco. "Se parliamo di quegli sviluppatori con un orientamento massimalista, degli esperti di sicurezza informatica, di teoria dei giochi, o di crittografia", continua, "e che tendenzialmente lavorano sui bitcoin ai massimi livelli, con un pedegree che va indietro di diversi anni, loro sono poco toccati dai cicli di mercato". Un gruppo che è immune dall'hype generato dalla moda del momento: "stiamo parlando di gente che ancora usa IRC per comunicare o scrive in C++, tanto per capirci".

Ma la cosa si fa molto diversa quando prendiamo gli sviluppatori meno sofisticati: "Sono quelli che prevalentemente lavorano con i vari cloni del Bitcoin", spiega Zucco. "Le così dette alt-coin, che hanno un prezzo normalmente correlato a quello della criptovaluta creata da Nakamoto, si comportano praticamente come dei suoi derivati finanziari". Questi sviluppatori hanno abbandonato la nave, e l'interesse è crollato drasticamente.

Ma il crollo è arrivato anche per l'hype spesso irrazionale legato alla Blockchain intesa come concetto vago e quasi esoterico, a cui nel tempo abbiamo visto legarsi i tentativi di applicazione più astrusi inimmaginabili. "Per quasi due anni si è creata una aspettativa enorme sul termine Blockchain, e una pletora enorme di persone ha cercato applicazioni della Blockchain a cose casuali e improbabili non portando a niente, assolutamente a niente", taglia corto Zucco.
"Siamo arrivati addirittura alla comicità di supermercati che parlavano di pollo registrato sulla Blockchain nei loro dépliant". Un parolone buono giusto per la pubblicità, ma che a quel punto è privo di qualsiasi significato effettivo. "L'unico caso sensato e continuativo di applicazione della Blockchain ad oggi è solo il Bitcoin, come era prevedibile da chiunque avesse capito la tecnologia in modo non cialtrone".

Un'altra parte importante del mondo di appassionati è costituita dagli ideologici, con due grandi famiglie prevalenti: quella degli ambienti anarchici e chyperpunk, che ad esempio credono nella privacy finanziaria, e quella di chi porta avanti una qualche forma di attivismo politico monetario. "Sono due mondi non necessariamente ascrivibili tra loro, ma uniti dal fatto di avere un'adesione alla criptovaluta politicamente motivato, e che quindi non viene impattata dal prezzo". Anzi: "semmai spesso sono quasi seccati dall'hype generato dai prezzi alti che arriva a portare, inevitabilmente, un interesse esterno".
E gli investitori? "Quelli professionisti, metodici, e con strategie di investimento più scientifiche sono felici anche durante le fasi di volatilità".
Il motivo è presto detto: possono comunque fare soldi andando in posizione di short. "I meno professionisti sono degli scappati di casa che cercano un guadagno facile, quando il mercato sale sono tutti convinti di essere i trader più bravi del mondo - e grazie, sta salendo tutto". Ma poi i nodi vengono ovviamente al pettine. "Le persone che cercano l'arricchimento, o l'hype tecnologico non approfondito, tendono ad allontanarsi quando c'è meno attenzione mediatica".

Con i bitcoin non ci faremo mai la spesa

Sorge però spontaneo un dubbio: dieci anni di Bitcoin sono davvero tanti, ma a noi l'adozione di massa della criptovaluta pare davvero ancora una ipotesi fantascientifica. Insomma, non è che come scriveva il The Economist lo scorso agosto, i bitcoin siano inutili? Del resto, se non li posso usare al supermercato o per pagarci una pizza che me ne faccio? "Attenzione, che la moneta abbia il solo uso di spesa attiva, è una leggenda, è solo una delle due funzioni", argomenta Giacomo Zucco. "Una è sicuramente quella di essere la lingua franca degli scambi, di essere unità di conto e mezzo di scambio, ma l'altra funzione storica è quella di conservare il valore, di essere una cosa difficilmente manipolabile, in funzione di mantenere il suo valore nel tempo per uno scambio futuro".
É chiaramente una funzione meno visibile, spiega l'esperto, perché viene applicata con il non uso, non spendendo i bitcoin ma proteggendo la propria ricchezza. "Ma è sempre un impiego come moneta, ora, l'uso in questo senso è in larga crescita: protezione dall'inflazione, pagamenti transazionali e sul mercato nero, sono tutti campi in cui il Bitcoin sta avanzando enormemente". Dobbiamo poi chiederci cosa significhi adozione di massa, chiaramente. E soprattutto, se dieci anni, dopo tutto, siano davvero questo gran lasso di tempo.

E alla mente passa subito l'esempio di internet: "I primi esperimenti sono degli anni 70, ma il protocollo internet, l'IPv4, raggiunge il suo livello quasi definitivo, la versione quattro appunto, nel 1983". Dovettero passare altri dieci anni prima di un uso non più circoscritto alle università e all'ambiente dei tecnici, con Mosaic, il primo browser della storia. "Di certo nel 1993 nessun normale imprenditore italiano avrebbe saputo usare un indirizzo email, ma nel 2003 ecco che è difficile trovare una azienda che non sia pesantemente informatizzata, nel 2013 stiamo parlando di una diffusione da cui è difficile prescindere", continua il suo ragionamento Zucco.

Cicli molto lunghi, e per il Bitcoin potrebbe essere diverso. "Potrebbe volerci più tempo, così come meno". Anche perché esiste una differenza importante tra l'adozione di internet e quella eventuale dei bitcoin: "Internet non si è diffuso perché il sistema tradizionale stava collassando, cioè, l'email non si è diffusa perché gli uffici postali crollavano, mentre i bitcoin a volte si diffondono a strattoni in momenti di crisi, come quella greca o di Cipro, dove i bancomat chiudono". "L'adozione di massa", in altre parole, "passa da una educazione continua e progressiva, e dal bisogno, soprattutto".

"Fare la spesa con i bitcoin? Non è mica il loro scopo". Certo in Giappone si può fare, in Italia, a Rovereto pure. "Ma sono esperimenti quasi più di costume che non di necessità economica vera e propria", continua Zucco. "Oggi ha bisogno dei bitcoin chi è una donna in Afghanistan e non può aprirsi un conto in banca perché la legge lo proibisce, così come ne hanno bisogno di risparmiare in bitcoin le famiglie venezuelane che non possono nascondere il cash nel sottoscala".
Ne hai bisogno quando devi fare qualcosa che non può essere fatto con il sistema attuale, per la spesa esistono già contanti e bancomat. "Sono sistemi centralizzati che vanno benissimo per lo scopo, ma se devi fare una donazione a Wikileaks che è boicottato dai principali intermediari, o per sostenere i video dello psicologo canadese Jordan Peterson che è stato bannato da Patreon? Direi di no".

Il futuro dei bitcoin

Nel frattempo il 2019 della criptovaluta si presenta come ricco di tappe importanti: quest'anno è il turno dell'adozione globale della piattaforma lightning network - che dovrebbe semplificare le transazioni, diminuendo anche le spese di commissione per le transazioni con la valuta -, ci si aspetta inoltre la crescita di alcuni strumenti istituzionali legati ai bitcoin, a partire dai derivati che faranno il loro debutto sul mercato finanziario nord americano, e successivamente alcune banche dovrebbero iniziare ad offrire la possibilità di tenere i bitcoin, come asset decorrelato dagli altri prodotti dello stock market, nel proprio portafoglio investimenti.

Ma dobbiamo davvero auspicarci anche un aumento folle dei prezzi, con il ritorno della mania irrazionale e più effimera? "Come detto c'è sicuramente un trade-off che fa sì che l'aumento dei prezzi porti con se un calo di qualità all'interno del dibattito, ma d'altra parte se i bitcoin funzionano come da intenti, la maggior parte dei suoi utilizzi, a partire dalla protezione dall'inflazione, o come moneta borderless - di scambio internazionale bypassando ad esempio le guerre commerciali o le sanzioni - presuppongono un valore unitario estremamente alto". Per il futuro, gli scenari possibili diventano quindi solo due: "Le previsioni razionali sono o alcuni milioni di dollari - al potere d'acquisto attuale - a bitcoin, con uno scenario di disruption totale, dalla politica monetaria europea, a quella degli Stati Uniti, tutto verrebbe cambiato. L'alternativa è poco più di zero, con un interesse da cimelio storico, ma un esperimento assolutamente fallito". Vie di mezzo non sembrano davvero possibili.