AMD Ryzen Seconda Generazione, la recensione: 2700X e 2600X al banco di prova

AMD lancia oggi la seconda generazione di processori Ryzen e noi abbiamo messo alla prova i nuovi Ryzen 2700X e 2600X.

AMD Ryzen Seconda Generazione, la recensione: 2700X e 2600X al banco di prova
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Solo tredici mesi ci separano dal lancio della prima generazione di processori Ryzen, da quel fatidico 2 marzo 2017 che i geek di tutto il mondo ricordano come il giorno in cui la partita fra i due colossi dell'hardware PC si è riaperta. L'anno scorso AMD è finalmente tornata a giocare nella major league delle CPU di fascia alta e, vista la sua prolungata assenza, il giubilo delle folle era il minimo che ci si potesse aspettare. Più di un quinquennio di attesa per la società di Sunnyvale ma, alla fine, ne è valsa la pena: la famiglia Ryzen è stata un grande successo, una rivoluzione estremamente positiva per tutto il mercato.
E lo diciamo non solo in quanto giornalisti del settore o da appassionati della componentistica master race, ma soprattutto da utenti. L'arrivo dei Ryzen 3, 5 e 7, con il loro aumento significativo di "cores-per-pack", ha stabilito nuovi standard di potenza per il suo segmento e anche un'importante direttiva sul rapporto costo/prestazioni, facendo sì che anche la concorrenza di Santa Clara, da anni leader incontrastata, scegliesse di riflesso di adattarsi ai tempi.
C'è stato un grande testa a testa, come ai vecchi tempi, con la coppia 1600X e 1700X che ha spopolato in molti dei mercati più importanti d'Europa, facendo registrare ad AMD un'ottima chiusura d'annata. L'intera famiglia, capitanata dal modello 1800X, ha dimostrato doti eccezionali: prestazioni - realmente - enthusiast, prezzo abbordabile e anche un'ottima efficienza per quanto riguarda le temperature e i consumi.

La strada imboccata è chiaramente quella giusta e, anche se non ci aspettiamo altre grandi rivoluzioni almeno fino all'avvento dei 7nm, il margine di miglioramento di Pinnacle Ridge è sicuramente tangibile. Zen+ è esattamente questo: un lavoro di fine ingegneria volto a migliorare tutti i punti forti dell'architettura, clock e cache aumentati grazie alla nuova produzione a 12nm, nonché l'evoluzione di due importantissime tecnologie quali l'XFR e il Precision Boost (ora giunti alla seconda incarnazione). I comunicati ufficiali AMD suggeriscono prestazioni multi-core superiori di un 20% rispetto alla precedente generazione, raffreddamento da top di gamma grazie ai nuovi Wraith, nonché un attesissimo miglioramento sul fronte gaming. Aspettative alte anche questa volta, dunque, e dopo 10 giorni passati in compagnia dei nuovi modelli Ryzen 5 2600X e Ryzen 7 2700X non vediamo l'ora di rompere il silenzio e di raccontarvi finalmente com'è andata...

The Orange Pinnacle

Gli apripista della seconda generazione Ryzen, altresì detta Pinnacle Ridge, sono proprio i modelli top di gamma, ovvero il Ryzen 5 2600, 2600X e i Ryzen 7 2700, 2700X. Per ampliare l'offerta, presto arriveranno altri modelli di fascia inferiore e in un non troppo lontano futuro ci aspettiamo anche un diretto discendente del vecchio 1800X, che al momento però resta ben nascosto fra le scuderie AMD. Per cominciare, gli amici di Sunnyvale ci hanno fornito il kit contenente i due modelli sopracitati versione "X", più due mobo AM4 equipaggiate con i nuovi chipset X470 (MSI X470 GAMING M7 AC e AORUS X470 GAMING 7 WIFI), più un prezioso corredo RAM Gskill 16 GB DDR4 @3400MHz per tutti i nostri test.

Rispetto alla generazione precedente, in nessuno dei due modelli di rifermento aumenta il numero dei core, ma grazie al processo produttivo a 12nm il chip è stato ulteriormente migliorato. Il 2700X monta 8 core, ognuno con frequenza base impostata a 3.7GHz (turbo mode fino a 4.3Ghz), 16 threads, una cache L3 da 16mb e un TDP da 105W, mentre il fratellino minore 2600X possiede 6 core impostati di fabbrica a 3.6Ghz (turbo fino a 4.2Ghz), 12 threads, 16mb di cache L3 e 95W di TDP. In termini squisitamente pratici, dunque, troviamo un aumento di 200MHz sul clock base e anche un cap più alto.
Come abbiamo già annunciato in apertura, però, gran parte dei miglioramenti è dovuta alle versioni 2.0 dell'XFR e del Precision Boost: il primo non è altro che un piccolo boost aggiuntivo, che si adatta intelligentemente al sistema di raffreddamento da voi utilizzato (parliamo di un ulteriore margine aggiuntivo del 4-6%), mentre il secondo è il famoso algoritmo di analisi/ottimizzazione del carico di lavoro (che ora raccoglie info dai core con una precisione di calcolo su step di 25Hz, evitando così gli sprechi della vecchia gen).
Il packaging, invece, resta praticamente invariato, ancora una volta fiero della sua dominante color arancio; ogni confezione è dotata del pluripremiato dissipatore proprietario Wraith, davvero eccezionale nelle prestazioni e nell'estetica, e nel caso ve lo siate già chiesto sì: l'architettura Zen + è installabile anche su mobo X370 e B350, mentre il nuovo chipset X470 è retrocompatibile e sarà supportato fino al 2020. Per coloro che non sono familiari con la famiglia AMD, inoltre, ricordiamo che in questa fascia di processori non è prevista una GPU integrata, perciò avrete necessariamente bisogno di una scheda discreta.Dissipatori Wraith, l'orgoglio di AMDI nuovi RYZEN non hanno soltanto il pregio di garantire performance invidiabili, possono fare affidamento anche su ottimi dissipatori stock, specialmente se parliamo dei modelli X. Tutte le nuove CPU portano in dote il nuovo Wraith nelle versioni Stealth, Spire e Prism. Quest'ultimo è il top di gamma: un nuovo standard, potremmo dire, giacché risulta di fattura eccellente e robustissimo, estremamente silenzioso e capace di sopportare anche un leggero overclock, ed è anche bello da vedere. Il design è intelligente, grazie allo sviluppo verticale e all'ingombro sulla mobo non troppo esagerato, merito anche della sagomatura leggermente "scavata" delle lamelle. Con le impostazioni di fabbrica la temperatura è sempre buona, e anche dopo lunghe sessioni di rendering/gaming resta vicino ai parametri consigliati per la CPU (nel caso del RYZEN7 2700X, ad esempio, parliamo di circa 62° consigliati "a scocca" su TDP 105, noi eravamo intorno ai 68°), oscillando solo di +5-6°.
Tralasciando le possibilità e i vantaggi dell'XFR2, va detto che con una leggera spinta sui clock base, ovvero senza mai superare i 200Mhz ognuno, si arriva a circa +10°, che sono comunque un risultato gestibilissimo, soprattutto con un case moderno e ben organizzato. La ventola integrata con i modelli Prism e Spire è di alta qualità ed è progettata per emettere un rumore minimo (39db), che si traduce di fatto in un sibilo leggero, decisamente migliore di quanto mai udito in un qualsiasi dissipatore stock fino a oggi.
In più, c'è anche il fattore estetico: le versioni LED (solo 2700 e 2700X) possono contare anche su di un sistema di illuminazione moderno e ben integrato con la scocca, con il modello Prism che addirittura comprende ben 3 set-luci indipendenti e programmabili (ventola, bordatura e logo AMD). Ovviamente se il vostro Ryzen è destinato al vero OC vi conviene puntare verso qualcosa di più avanzato, ma per tutti gli altri i nuovi Wraith rappresentano davvero un'ottima conquista e anche un grande risparmio.

I nuovi Ryzen 2700X e 2600X sono i diretti antagonisti della controparte Intel individuabile rispettivamente nei modelli 8700K e 8600K, e rappresentano alla perfezione il fulcro della strategia aggressiva messa in campo da AMD nel corso dell'ultimo anno: prestazioni multicore eccellenti, particolarmente ambiziose nell'ambito lavorativo, TDP e temperature finalmente in linea con la concorrenza e un prezzo - come sempre - davvero invitante (rispettivamente 329$ e 229$ per le versioni X). Inoltre, ricordiamoci che la "X" presente nel suffisso in questo caso non è il punto dove scavare, ma indica la tecnologia XFR, che permette al processore, per brevi lassi di tempo, di superare le frequenze operative limite, in modo automatico, adattandole al dissipatore e alle caratteristiche della singola GPU. Chi invece preferisce il caro vecchio overclock manuale, troverà nei nuovi chipset e nel software AMD Master (ora aggiornato alla versione 1.3) degli ottimi alleati. In giro ci sono già voci confermate di frequenze che superano i 5800Mhz, il che ci lascia ben sperare per il futuro.
Vi anticipiamo fin da subito che i risultati sono eccellenti, superiori di un 10-15% rispetto alla prima generazione Ryzen e in molti casi superiori anche alla concorrenza per ciò che concerne l'utilizzo da ufficio; sensibile è anche il miglioramento sul fronte gaming e sulle operazioni single core, seppure ancora una volta è Intel ad avere la meglio (anche se per poco). La partita è di nuovo aperta, questo è certo, e ora non ci resta che far parlare i numeri.

Banco prova

Come consigliatoci da AMD, per i nostri test ci siamo basati su un'installazione pulita della distro Redstone 3 su SSD Sandisk M.2: abbiamo quindi scelto di abbinare Ryzen 7 con mobo MSI e Ryzen 5 con AORUS, swappando di volta in volta lo stesso kit di RAM Gskill da 16GB e mantenendo sempre gli stessi valori di riferimento XMP (2933Mhz + 3400MHz); in più, abbiamo optato per una configurazione "full-AMD", abbinando a entrambe le CPU una GPU RX VEGA64 Liquid Cooled e un PSU CORSAIR 1200ai (Platinum). Ovviamente abbiamo dato la precedenza ai test con frequenze stock, scegliendo esclusivamente un OC leggero via software Ryzen Master 1.3 (fino a 4GHz stabili per core, ottenendo su tutti i dati che state per leggere un altro 3-4% aggiuntivo). Abbiamo come al solito ricreato gli scenari più comuni dall'ufficio al gaming, passando ovviamente per l'utilizzo abituale e i bench più classici. Nelle situazioni lavorative caratterizzate dal multi-thread, come era ampiamente prevedibile, la seconda generazione Ryzen riesce nell'intento di battere vistosamente i suoi predecessori, guadagnando miglioramenti generalmente superiori al 10-12%. Il 2700X, ad esempio, raggiunge un 10% in più sugli immancabili test di compilazione Cinebench 15R rispetto al 1700X, stessa situazione per il 2600X rispetto al 1600X con un 9% di fatto. Analogo il trend su piattaforme come Blender e CAD 2017, che in entrambe le soluzioni Ryzen si attestano intorno al 8-10% in più, Cinema 4D si piazza intorno al 6%. Un'operazione di codifica classica di Handbrake, che nel nostro caso era una conversione AV dal 4K al Full HD con preset Youtube, guadagna un 9% rispetto alle vecchie CPU, mentre un ripping scala 1:1 guadagna addirittura il 14%.

Come era prevedibile, i nuovi Ryzen riescono quasi sempre a battere di un 6-8% anche gli avversari Intel sullo scenario multi-thread e in generale sulle app creative (ovviamente qui ci riferiamo esplicitamente al 2700X), fatta eccezione forse per alcuni programmi della suite Adobe, dove per ovvi motivi ancora restano indietro di qualche punto percentuale, qualcosa attorno al 5-6%, al netto di qualche altra instabilità (anche se la differenza si accorcia sempre più). Il render semplice, eseguito a cascata da Encore o in singolo (con proj più complesso) da Premiere Pro CC 2018 è visibilmente migliorato, e se dovessimo tirare a indovinare diremmo che il merito è delle ottimizzazioni derivate dal Precision Boost 2, che sembra riuscire a far mantenere più a lungo e più alta la frequenza alla CPU AMD. Stessa storia per Adobe After Effects 2018: miglioramento avvertibile su quasi tutte le operazioni "brute" e in generale più stabilità, tuttavia per i lavori di precisione 1T il primato resta ancora dalle parti di Intel.

Veniamo infine all'ambiente gaming, altro importantissimo e delicatissimo campo di battaglia, da anni in mano a Santa Clara. Precisiamo che per i nostri test abbiamo preferito concentrarci su scenari 1080p e 1440p, entrambi a impostazioni ULTRA, dal momento che il 4K - in questo particolare caso - ha un peso inferiore, visto il numero esiguo di utenti che giocano a questa risoluzione su PC. Se consideriamo che fino a un anno fa il gap fra le due fazioni era notevole, i risultati ottenuti da Pinnacle Ridge sono del tutto incoraggianti, seppure in linea con quanto previsto: tranne in alcuni giochi specifici, come ad esempio quelli particolarmente ottimizzati per AMD o altri fortemente CPU-based, il primo posto spetta ancora al 8700K, ma la distanza si è ridotta ancora. Interessante notare come, in tutti i casi, i valori ottenuti con le due CPU siano praticamente identici, lo scarto è minimo, del resto il numero superiore di core del 2700X non influenza le prestazioni durante il gioco, le frequenze molto simili dei due modelli hanno fatto il resto. In 1080p, i nostri 2700X e 2600X battono di pochissimo la concorrenza su titoli come The Division (116fps), Deus Ex: Mankind Divided (81fps) e Far Cry 5 (86fps), strappando una media di 5-8fps in ogni singolo caso. Nei 1440p, solo con The Division e Deus Ex siamo riusciti a mantenere il sopracitato vantaggio, mentre per il resto siamo scesi una manciata di frame dietro l'avversario 8700K.
Siamo poi passati a Overwatch (128fps), Destiny 2 (95fps), Doom (135fps), Witcher 3 (76fps), GTA V (72fps), Final Fantasy XV (88fps). C'è una flessione prevedibile passando al 1440p, ovvero molti giochi trovano la loro dimensione ottimizzata e guadagnano anche 14-16fps, come ad esempio GTA V e Witcher 3, e se Intel anche in questo caso resta in testa, Ryzen riesce comunque ad accorciare le distanze, presentando un movimento positivo che complessivamente si avvicina al +3% rispetto al preset in Full HD. Concludiamo dunque confermando la bontà della proposta AMD, che nei nostri test in abbinamento con VEGA ha mostrato un miglioramento importante, traducibile a un 5-7% rispetto ai vecchi Ryzen; a nostro avviso rappresenta un risultato notevole e, nonostante non ci siano stravolgimenti in atto, il trend attuale ci lascia ben sperare per la grande stagione futura che si prospetta...

AMD Ryzen 2700X AMD aggredisce il mercato con una nuova generazione di Ryzen, proseguendo dritta per la via già imboccata un anno fa, raffinando la formula a 12nm e mantenendo fede alle promesse fatte. I pro a favore dell’architettura Pinnacle Ridge sono tanti, e i processori Ryzen 7 2700X e Ryzen 5 2600X sono senza dubbio due soluzioni interessantissime per chiunque sia alla ricerca di una nuova configurazione hardware: ottime prestazioni grazie al numero di core elevato (che li rendono consigliatissimi in ambito lavorativo), TDP e temperature eccellenti, e come da tradizione, prezzi concorrenziali (rispettivamente 329$ e 229$, ma non aspettatevi occasioni al lancio). In più ci sono anche altre importanti features da non sottovalutare, come ad esempio la compatibilità con il vecchio chipset, il supporto garantito fino al 2020 per il nuovo x470 ed anche un sistema di dissipazione stock di grande qualità, addirittura capace di un piccolo overclock già “out of the box”. D’altra parte, se il vostro solo e unico scopo è il gaming, e magari siete abituati a contare ogni singolo frame guadagnato, dobbiamo ricordarvi che nonostante le tangibili migliorie raggiunte dalla società di Sunnyvale in questa gen, la concorrenza sembra detenere ancora un certo vantaggio. Se però siete alla ricerca di una CPU adattabile, efficiente e soprattutto in grado di fornirvi performance notevoli in ambito multi-thread, allora vi consigliamo seriamente di prendere in considerazione la proposta AMD. Insomma, la famiglia Ryzen è tornata, e la partita non è mai stata così aperta...

8.9