Apple AirTag Recensione: localizzare un oggetto perduto diventa semplice

Gli AirTag di Apple possono contare sulla enorme rete di dispositivi della mela, oltre che su tante funzioni per la localizzazione degli oggetti.

Apple AirTag Recensione: localizzare un oggetto perduto diventa semplice
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Apple ha creato il dispositivo di localizzazione definitivo. Finora questi sistemi hanno fatto affidamento su reti molto piccole, incapaci di raggiungere una copertura sul territorio adeguata, ma con gli AirTag siamo di fronte a una piccola rivoluzione. Il problema da risolvere è molto semplice: come localizzo un oggetto senza poter usare un GPS? Il GPS sarebbe il sistema di tracciamento perfetto, per precisione e copertura, ma ha un problema: consuma troppa energia. Un localizzatore con questa tecnologia deve essere ricaricato spesso e ha bisogno di una batteria di dimensioni adeguate. Un esempio sono i tracker per gli animali domestici basati su GPS, quasi tutti i modelli funzionano per 2-5 giorni, ma nulla di più, troppo pochi per un utilizzo davvero confortevole di questi dispositivi.
I nuovi AirTag hanno una durata di circa un anno e possono essere ricaricati attraverso un semplice cambio di batteria dal costo di pochi euro. Inoltre, nel 99% dei casi, sono capaci di ritrovare un oggetto con una precisione davvero elevata, il tutto senza usare il GPS. Come è possibile? Il merito va all'enorme ecosistema di prodotti Apple in circolazione, che forma una rete globale in grado di coprire buona parte delle aree abitate.

Piccoli, economici e dalla lunga autonomia

Gli AirTag sono dei piccoli dispositivi circolari di colore bianco, con il retro argentato e caratterizzato dal logo di Apple. Non hanno pulsanti fisici e nemmeno particolari caratteristiche estetiche, sono stati pensati per essere semplici e poco costosi, pur mantenendo la certificazione IP67 per la resistenza a liquidi e polvere. La singola unità costa 35 euro, mentre il pack da quattro arriva a 119 euro, cifre contenute per il carico tecnologico nascosto al suo interno. A tal proposito, gli AirTag possono essere aperti per accedere così alla batteria, intercambiabile e di tipo CR2032, la classica batteria al litio piatta che si trova in tanti prodotti.

La sua durata è stimata in circa un anno di operatività e rappresenta uno dei punti forti del piccolo accessorio. Il merito va tutto al sistema di localizzazione utilizzato per ritrovare gli oggetti, basato sul Bluetooth e sulla rete di dispositivi Apple sparsa per il mondo.

Sul mercato esistono già prodotti realizzati con un sistema simile, come ad esempio i tracker Chipolo che abbiamo visto nella recensione del portafoglio smart di Ekster, tuttavia questi sono limitati da una rete molto piccola e frammentata. Chi è in possesso di un dispositivo Chipolo e ha installata la relativa applicazione sullo smartphone entra a far parte di una rete di localizzazione globale e anonima; in caso di smarrimento di un oggetto, basta che uno dei partecipanti alla rete passi nel raggio d'azione del bluetooth (che può arrivare a circa 60 metri) del localizzatore per segnalare al proprietario la sua presenza. Un sistema ottimo e che permette di creare dei tracker dalla lunga autonomia, ma con un difetto importante: la dimensione della rete.
I dispositivi Chipolo, o anche di altre marche, sono efficienti nel trovare qualcosa che sta nel raggio d'azione del bluetooth del telefono, il problema arriva quando c'è bisogno di trovare qualcosa perso al di là di questo range, perché la diffusione dell'applicazione Chipolo è limitata. Gli AirTag prendono questo concetto, lo migliorano ma soprattutto mettono a disposizione la rete di localizzazione a terra più grande del mondo, ovvero l'intero ecosistema Apple.

Come funzionano gli AirTag

Il funzionamento degli AirTag è molto semplice. La compatibilità è garantita con tutti gli iPhone dotati di iOS dalla versione 14.5 in poi, ma con una differenza: solo da iPhone 11 in poi è disponibile la funzionalità che permette il rilevamento preciso di un AirTag. Con iPhone 11 infatti Apple ha introdotto il chip U1 e la relativa funzione UWB (Ultra Wide Band), che permette una localizzazione più precisa di un oggetto e di mostrare a schermo delle indicazioni visuali per il suo ritrovamento.
I modelli più vecchi quindi hanno un livello di precisione inferiore, il funzionamento rimane comunque garantito anche per gli iPhone con qualche anno sulle spalle. Una volta estratto un AirTag dalla confezione basta togliere una piccola linguetta di plastica per attivarlo e avvicinare il Tag all'iPhone per associarli, attraverso l'applicazione "Dov'è", installata su tutti i dispositivi della mela.

Questi passaggi richiedono meno di un minuto per essere portati a termine, per una semplicità che apre le porte degli AirTag anche agli utenti meno esperti. Una volta associato, l'AirTag viene visualizzato sulla mappa dell'applicazione "Dov'è". Ogni Tag ha un proprio menù di configurazione, il sistema è pensato per gestirne anche molti dalla stessa applicazione, senza difficoltà di sorta. Le opzioni sono essenziali ma c'è tutto quello che serve, si può rinominare un AirTag, farlo suonare, attivare la localizzazione di precisione (solo da iPhone 11 in poi) oppure attivare la "Modalità smarrito".

Attraverso queste opzioni è possibile ritrovare un oggetto in tutta semplicità e con diversi livelli di precisione. Per capire meglio il funzionamento facciamo un esempio concreto, partendo da una situazione molto comune, come lo smarrimento delle chiavi di casa. Poniamo il caso che, aprendo l'applicazione "Dov'è", si scopre che le chiavi sono nel raggio d'azione del telefono. Il modo migliore per procedere in questo caso è attivare l'allarme sonoro, dal volume non elevatissimo ma comunque in grado di farsi sentire a qualche metro di distanza. In una situazione di questo tipo già il suono riesce a guidare facilmente verso l'oggetto perduto. E se non bastasse? In questo caso basta tappare su "Trova", attivando così la modalità di ricerca di precisione attraverso la funzione UWB, che guida verso l'oggetto attraverso indicazioni visuali sullo schermo, sfruttando la realtà aumentata. Una volta vicini all'AirTag che si sta cercando compare una freccia che indica la sua posizione, con tanto di distanza in metri o addirittura centimetri. La precisione del sistema UWB è impressionante ma con un range di funzionamento ridotto, tuttavia grazie alla combinazione con l'allarme sonoro trovare un oggetto in una situazione simile è davvero molto semplice.

Cosa succede però se l'AirTag che si sta cercando non è nel raggio d'azione del proprio iPhone? In questo caso entra in gioco l'enorme rete di dispositivi Apple sparsi per il globo. Ipotizziamo di aver smarrito le chiavi di casa nel parcheggio di un centro commerciale: basta che un altro iPhone passi nel raggio d'azione dell'AirTag per rilevarne la posizione, passandola poi in modo completamente automatico e anonimo alla rete, che a sua volta la segnala al proprietario tramite l'app "Dov'è". Le comunicazioni sono tutte crittografate e sicure, Apple non è scesa a compromessi per quanto riguarda la privacy, non è quindi possibile seguire AirTag altrui in nessuna condizione.
Esiste però un altro caso da analizzare, ovvero quando si perde un AirTag e non ci sono iPhone nelle immediate vicinanze. La cosa più semplice da fare è recarsi fisicamente nell'ultima posizione nota del dispositivo, visualizzata sull'app "Dov'è", sfruttando poi la localizzazione sonora e l'UWB per trovarlo. Se anche questo non funziona, si può aspettare che un altro iPhone ripassi nelle vicinanze, controllando giornalmente l'applicazione "Dov'è", oppure attivare l'opzione "Modalità smarrito".
In questo caso, se qualcuno trova l'AirTag perduto può contattare il proprietario semplicemente avvicinandolo al proprio telefono, anche Android. Sullo schermo vengono mostrate le informazioni che il possessore del tag ha deciso di condividere (ad esempio un numero di telefono, o un semplice messaggio), che può essere così rintracciato. Nel caso di un iPhone queste informazioni vengono mostrate nell'applicazione "Dov'è", se invece si usa un telefono Android si passa da browser web.
Come abbiamo visto la forza degli AirTag è tutta nella diffusione della sua rete, che con la sua capillarità rende molto probabile la localizzazione di un Tag anche lontano dal proprio smartphone.

Rete aperta e privacy

Un prodotto di questo tipo, perfettamente integrato nell'ecosistema Apple e con una rete di grandi dimensioni, pone un problema: che fine faranno gli altri dispositivi simili? Puntare oggi su un localizzatore Chipolo, ad esempio, non ha più senso. Una situazione di dominio evidente e che ha spinto Apple ad aprire ai dispositivi di terze parti. La tecnologia alla base delle AirTag può essere utilizzata per dotare di localizzatore i prodotti più disparati, integrando anche ecosistemi esterni, come appunto quello di Chipolo, che realizzerà un apposito modello compatibile e utilizzabile poi dall'applicazione "Dov'è".
Dalle cuffie ai monopattini, i produttori esterni possono rendere compatibili tante tipologie di dispositivi con la rete Apple, che è solo all'inizio della sua fase di espansione.

Un altro tema importante è quello della privacy. Abbiamo già detto che le comunicazioni sono criptate, la stessa Apple non può sapere dove si trova un AirTag, solo il legittimo proprietario può conoscere la posizione. Inoltre gli AirTag non memorizzano al loro interno la posizione in cui si trovano, ma la trasmettono direttamente all'iPhone del proprietario con connessione criptata.

Cosa accade però se un AirTag viene utilizzato da un malintenzionato per spiare un'altra persona? Premettendo che, in questo caso, non è il prodotto il problema ma l'utilizzo da parte del proprietario, Apple ha comunque pensato a diversi modi per scoraggiare questa pratica. Innanzitutto, un tracker che rimane lontano per più di tre giorni dall'iPhone a cui è associato inizia ad emettere un suono a intervalli regolari, che avvisa della sua presenza. Questo ha una duplice funzione: da un lato, se il Tag è stato perso, avvisa chi gli sta intorno della sua presenza; dall'altro, se un Tag è stato piazzato con lo scopo di spiare gli spostamenti di una persona, questa lo può rilevare.
Apple ha però fatto di più, perché se un AirTag di un'altra persona sta seguendo la vostra posizione il sistema è in grado comprenderlo e di segnalarlo prontamente all'iPhone. L'AirTag può quindi essere ritrovato ed eliminato, oppure può essere consegnato alle forze dell'ordine per tutte le verifiche del caso. Il sistema rasenta la perfezione, se non fosse che gli utenti Android possono scoprire di essere localizzati solo attraverso l'allarme acustico, vista l'assenza dell'applicazione "Dov'è" nei telefoni con sistema operativo di Google.

Apple AirTags Apple sta mietendo un successo dopo l’altro. Dopo il plauso unanime ottenuto con i nuovi MacBook con processore M1 arrivano ora gli AirTag, un accessorio a basso costo ma dal grande potenziale. Grazie alla rete messa a disposizione dai milioni di iPhone in giro per il mondo Apple è riuscita a creare il miglior sistema di localizzazione a terra al primo colpo, mettendo da parte tutti i limiti visti con il sistema Chipolo. La forza dell’ecosistema Apple è proprio questa, tanti dispositivi interconnessi che possono comunicare dati in modo completamente anonimo, sicuro e criptato, per un servizio impossibile da trovare altrove. Molta attenzione è stata riposta anche ai temi legati alla privacy, i sistemi per impedire che un AirTag venga utilizzato per attività illegali sono molti, Apple ha fatto il possibile per rendere i Tag sicuri. Ad ogni modo, sembra che siamo all’inizio di un nuovo corso per Apple, basato su innovazione e un allargamento dell’ecosistema di prodotti, proprio gli elementi che hanno reso grande l’azienda di Cupertino nei suoi periodi migliori.

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