Nothing Ear (2) Recensione: apparentemente simili, ma mai così diversi

La seconda generazione degli auricolari di punta di Nothing migliora le criticità della precedente iterazione, confermandone l'identità estetica.

Nothing Ear (2) Recensione: apparentemente simili, ma mai così diversi
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Era la fine 2021 quando su queste pagine ci trovavamo a fare i conti con il nuovo oggetto misterioso di Carl Pei nella recensione degli auricolari Nothing Ear (1). L'approdo sul mercato di Nothing ha portato una ventata d'aria fresca in un settore in cui non è semplice trovare innovazione.
Non a caso, l'opera prima del brand ha superato le 600.000 unità vendute, segnando un successo importante e aprendo le porte ai successivi Phone (1) e Ear (stick).
Adesso, però, a marzo 2023 è arrivata per il brand la prima prova a lungo termine, poiché è giunto il momento di prendere il suo capostipite ed evolverlo: giungono così sul mercato gli auricolari Nothing Ear (2), venduti in Italia a un prezzo di 149 euro sul portale ufficiale a partire dal 22 marzo 2023, mentre per la vendita tramite i partner globali di Nothing sia online che offline bisognerà attendere il 28 marzo 2023.
Certo, la prima generazione partiva da 99 euro, ma ricordiamo che anche il costo degli Ear (1) è passato a 149 euro in seconda battuta: tra le motivazioni ci sono i crescenti costi di ricerca e sviluppo, così come il mantenimento del supporto post-lancio, che per un'azienda che muove i primi passi sul mercato possono incidere non poco. Fatta questa doverosa premessa, è giunta l'ora di raccontarvi com'è andata la nostra prova degli auricolari True Wireless di nuova generazione.

L'apparenza inganna

Il packaging di Nothing Ear (2) si presenta in modo simile a quello della precedente generazione di auricolari, ma questa volta la striscia che va a separare in modo scenico la confezione ruota attorno a essa in orizzontale e non in verticale, consentendo di sollevare il coperchio di cartone, al posto di sfilarlo del tutto.

Al netto dell'impatto emotivo che ha, come al solito, l'atto di rompere, seppur in modo controllato, la scatola che contiene gli auricolari, quanto messo in mostra già dal packaging sembra rappresentare un messaggio chiaro: siamo davanti a qualcosa di nuovo, che raccoglie l'eredità di Ear (1) e ci costruisce sopra un'esperienza rinnovata. Uno dei primi elementi con cui ci troviamo a fare i conti è un QR Code per scaricare l'applicazione Nothing X, che come vedremo successivamente è un po' il fulcro delle novità apportate con questi auricolari, tra l'altro realizzati con un occhio di riguardo all'ambiente (tra imballaggio senza involucro di plastica, uso di materiali riciclati ed energia rinnovabile).
Restando per il momento sulla confezione di vendita, a completare l'offerta ci sono la rapida User Guide, nonché le solite informazioni su sicurezza e garanzia, ma soprattutto il cavo trasparente USB Type-C/USB Type-C (che rimane eccessivamente corto e che può far un po' rimpiangere il cavo Type-A che veniva proposto con la prima generazione).

Ci sono poi i gommini di ricambio di taglia Small e Large, coi Medium saldamente già montati.
Il fulcro della proposta non possono che essere gli auricolari e il case di ricarica, ed è qui che inizia il normale confronto con la precedente iterazione a livello di design. Certo, Ear (1) e Ear (2) a prima vista sembrano uguali, ma non lasciatevi ingannare dalle apparenze.

Nothing Ear (1) vs Nothing Ear (2)

Solamente il raffronto diretto ci ha fatto comprendere quali siano state effettivamente le modifiche apportate da Nothing, a partire dalla custodia. Quest'ultima abbandona infatti la texture zigrinata in favore di una superficie liscia e di una maggiore pulizia visiva.

Se prima l'esterno del case era totalmente in plastica trasparente, il design di Nothing Ear (2) mette in evidenza la sinuosità delle forme degli inserti bianchi, offrendo un feeling tattile, sia interno che esterno, differente rispetto al passato, nonché una scritta ear (case) interna impressa finalmente in un nero più marcato (e priva dell'evitabile caps lock).

Permane invece il look trasparente che consente di vedere gli auricolari e il LED di stato all'interno, così come risulta presente la rientranza che consente di far ruotare con le dita la custodia, un po' come se si trattasse di un antistress simil fidget spinner. Inoltre, il pulsante per l'abbinamento e la porta USB Type-C trovano sempre spazio sul lato destro. In termini di estetica degli auricolari il discorso è molto simile: un occhio attento noterà sottili divergenze in grado di far risaltare maggiormente e rendere più coerente il design, sotto la scocca trasparente e non solo.
Tra gli altri dettagli, c'è stato anche un riposizionamento dei microfoni così da migliorare la resistenza al vento, così come c'è una nuova struttura dell'antenna Bluetooth, pensata per garantire una maggiore stabilità. Era giusto insomma sottolineare con esempi concreti l'impegno profuso dietro le quinte da Nothing per migliorare un prodotto già d'impatto in questi termini sin dalla prima generazione.

Ci sono però anche delle dimensioni differenti. Questa volta, infatti, è tutto un po' più contenuto, per un'esperienza più leggera e maggiormente in linea con la filosofia del brand. Il case, che ancora una volta risulta comodo da trasportare, è infatti da 55,5 x 55,5 x 22 mm, per un peso di 51,9 grammi. Il peso per singolo auricolare scende invece dai precedenti 4,7 grammi agli attuali 4,5 grammi, mentre le dimensioni sono adesso di 29,4 x 21,5 x 23,5 mm.
Gli auricolari dispongono poi di una certificazione IP54, così come il case è certificato IP55 per spruzzi d'acqua e polvere. C'è dunque un salto in avanti rispetto alla precedente IPX4.

Insomma, in questo caso si può proprio dire: l'apparenza inganna. Al netto del design che probabilmente non tutti noteranno, al contrario di quanto si potrebbe pensare in prima battuta non è esattamente tutto uguale. Dal nostro punto di vista, Nothing ha fatto esattamente quello che doveva fare visto che la base di partenza si è sicuramente fatta notare in campo di auricolari. Era dunque giusto proseguire su questa strada, cercando di esprimerne il potenziale al massimo.

Esperienza d'uso e scheda tecnica

Per un prodotto di questo tipo, l'impatto visivo ha sicuramente la sua importanza, ma è poi all'atto pratico che si può decretare l'effettiva validità dell'esperienza.

La scheda tecnica di Nothing Ear (2) include un driver dinamico da 11,6 mm, nonché il supporto allo standard Bluetooth 5.3 e ai rispettivi profili BLE, SPP, HFP, A2DP e AVRCP. I codec supportati includono AAC, SBC e LHDC 5.0.
È sicuramente quest'ultimo, ovvero il Low Latency High-Definition Audio Codec, a rappresentare la principale chicca del device, grossolanamente inteso come audio in streaming ad alta qualità (frequenze fino a 24 bit/192 kHz e velocità fino a 1Mbps). Vale la pena notare che lato Android è usualmente possibile gestire il codec audio Bluetooth dalle Opzioni sviluppatore: a tal proposito, ci sono buone probabilità che in alcuni smartphone vengano selezionati automaticamente AAC o SBC. Se il vostro smartphone lo permette, nello stesso menu potrete anche forzare il codec LHDC, se necessario. Per quanto ci siano dei requisiti da rispettare per accedere al tutto, il supporto non può che essere ben visto per un prodotto di questo tipo.

Ovviamente, anche quest'anno non manca la cancellazione attiva del rumore fino a 40dB, così com'è presente la modalità Trasparenza (per ricevere l'audio ambientale e recepire meglio cosa viene detto da altre persone). L'ANC si può tra l'altro personalizzare mediante un apposito test, che consiste nello spostarsi in un luogo rumoroso (oltre 50dB) per poter fare le opportune valutazioni: l'opzione si basa sulla sensibilità dell'udito dell'utente per gestire la cancellazione del rumore, che mette anche a disposizione i preset Alto, Medio, Basso e Adattivo.
Durante la nostra prova l'ANC ha sempre funzionato a dovere, riuscendo, come avveniva già con la precedente generazione, a coprire bene i principali rumori del quotidiano.

Dall'altro lato ritroviamo poi la Clear Voice Technology, che sfrutta i tre microfoni per auricolare e algoritmi appositi per far arrivare in modo nitido la propria voce durante le chiamate un po' in tutti i contesti ed effettivamente non abbiamo mai riscontrato particolari problemi in tal senso.
Per il resto, si può attivare una modalità a bassa latenza, che funziona in automatico in sincronia con la Game Mode di Nothing Phone (1), mentre su altri modelli va abilitata manualmente. Inoltre, anche con dispositivi di terze parti si può usufruire di funzionalità rapide come lo Swift Pair di Microsoft e il Fast Pair di Google per l'associazione al volo degli auricolari.

C'è poi la Doppia Connessione, ovvero la possibilità di utilizzare gli auricolari su due dispositivi in contemporanea. Non abbiamo avuto problemi, ad esempio, nell'uso con smartphone Android e PC Windows: basta semplicemente attivare un'apposita opzione e risulta poi possibile passare da un audio all'altro in maniera pressoché istantanea.

Tutto ciò è accessibile a partire dalla classica app Nothing X, disponibile sia per Android che per iPhone. Il supporto parte da Android 5.1 e iOS 11.
Da quest'app si può fare molto altro: al netto degli aggiornamenti software, si può anche eseguire un test per personalizzare l'esperienza audio.
Come per l'ANC, tutto si basa sull'udito dell'utente, che può comunicare la propria sensibilità in questi termini indicando più volte quando smette di sentire il bip. Al termine del test, verrà mostrato un resoconto relativo alle frequenze che si possono recuperare in questo modo: ci sono molte variabili in gioco, ma nel nostro caso c'è stato effettivamente un lieve miglioramento in termini di resa sonora, ad esempio per quel che concerne l'ascolto a volume ridotto.
L'equalizzatore integrato nell'app permette di selezionare tra i preset Bilanciato, Più Bassi, Più Acuti e Voce, oltre a offrire ulteriori opzioni per bilanciare singolarmente in modo manuale bassi, medi e alti.

Da non sottovalutare, inoltre, le opzioni relative ai controlli, che riguardano la pressione del gambo degli auricolari. Le azioni disponibili sono singola pressione, doppia pressione, tripla pressione, premere e tenere premuto e premere due volte e tenere premuto.
Tutto è personalizzabile, tranne la singola pressione, inderogabilmente associata alla gestione della riproduzione e delle chiamate.

La doppia pressione può invece essere associata al cambio traccia o all'attivazione dell'assistente vocale: da notare che si può impostare un comando diverso per ogni auricolare. Lo stesso vale per la tripla pressione. Premere e tenere premuto consente invece di default di cambiare la modalità ANC ed è anche possibile scegliere tra quali modalità far scegliere gli auricolari, ad esempio solo Trasparenza e Cancellazione del rumore (disattivando dunque Off).

L'azione del premere e tenere premuto può poi essere eventualmente associata anche alla gestione del volume (per coloro che apprezzano questo tipo di comando) o all'assistente vocale. Il premere due volte e tenere premuto è invece una possibilità in più, che di base non è impostata su alcuna operazione: si può associare sia all'ANC che alla gestione del volume, nonché all'assistente vocale.

Insomma, se in passato c'era una personalizzazione molto limitata, ora non si può più dire nulla a Nothing da questo punto di vista, considerata la mole di possibilità offerte.
Tra l'altro, sono ancora presenti anche funzionalità come Trova i miei auricolari e Rilevamento auricolare: questa volta l'In-Ear Detection ha sempre funzionato perfettamente durante la nostra prova. Tra le varie opzioni aggiuntive non manca poi un test di adattamento della punta auricolare, che può far comprendere all'utente se sta indossando correttamente il dispositivo o se magari è bene cambiare gommini, scegliendo tra le altre dimensioni presenti in confezione.

Delle comode spunte verdi e una descrizione sulla tenuta indirizzano l'utente verso la scelta giusta, così che anche un neofita riesca a ottenere la migliore delle esperienze audio. A proposito di ascolto, gli auricolari Nothing Ear (2) riescono a offrire medi corposi e avvolgenti, così come gli alti risultano squillanti quanto ci si aspetta da un prodotto che punta in alto in questo settore.

I bassi riescono finalmente a convincere, con la giusta intensità.
Certo, gli audiofili noteranno qualche imperfezione qua e là, ma l'esperienza audio in generale è assolutamente in linea col prezzo del prodotto e il fatto che Nothing sia riuscita ad arrivare a questi livelli con la seconda iterazione, ascoltando anche il feedback dell'utenza, è sicuramente un ottimo segnale.
Le dichiarazioni del brand relative ai miglioramenti audio rispetto al precedente modello non sono solamente marketing e non riguardano esclusivamente il codec LHDC 5.0, in quanto, al netto delle valutazioni precedenti, si sentono dei miglioramenti sia in termini di alti che di bassi, cosa che fornisce un'esperienza più equilibrata e quasi senza compromessi per un prodotto di questo tipo. Il tutto è dovuto anche a una nuova combinazione di materiali, ovvero poliuretano e grafene, nonché a un design a doppia camera. Da non dimenticare poi la certificazione Hi-Res Audio, così come tutte le possibilità di personalizzazione già approfondite in precedenza.

L'utilizzo degli auricolari per sessioni prolungate non si fa essenzialmente mai sentire, grazie anche al peso ridotto e alla buona ergonomia, tanto che a un certo punto ci si potrebbe scordare di averli indossati. Lato autonomia, troviamo una batteria da 33 mAh per singolo auricolare, nonché da 485 mAh per il case. Non fatevi ingannare dai numeri un po' inferiori rispetto al passato, dato che durante la nostra prova abbiamo riscontrato buoni risultati in termini di autonomia, dovuti anche al chip meno esoso a livello di risorse.

I risultati sono infatti simili alla già buona prima generazione, ovvero si arriva a circa 4 ore con ANC attivo. Disattivando la cancellazione attiva del rumore si riesce potenzialmente ad arrivare anche a 6 ore, ma come potete intuire molto dipende dall'utilizzo: ad esempio, anche una funzionalità come Doppia Connessione può potenzialmente scaricare più rapidamente la batteria.
In ogni caso, in uno scenario ideale con ANC disattivato e ricariche dal case incluse, si può arrivare anche fino a circa 35 ore, mentre indicativamente con ANC attivato e case si possono raggiungere le 22 ore circa.

Il case può essere ricaricato wireless con standard Qi a 2,5W, anche mediante la backcover di Nothing Phone (1). C'è poi la ricarica cablata tramite USB Type-C e bastano pochi minuti per ottenere diverse ore di ascolto. Insomma, difficilmente riscontrerete problemi lato autonomia con gli auricolari Nothing Ear (2).

Nothing Ear (2) Gli auricolari Nothing Ear (2) confermano il design trasparente della prima iterazione, mirando a una maggiore pulizia visiva nonché a un'esperienza più leggera. Se non avete un occhio allenato e vi sfuggono i particolari, la presenza delle certificazioni IP54 (auricolari) e IP55 (case) vi farà comunque comprendere l'impegno profuso dal brand per migliorare il prodotto. È però la prova sul campo a convincere maggiormente, a partire da un software migliorato, che mette nelle mani dell'utente funzionalità per personalizzare l'ascolto a seconda del proprio udito, riuscendo a ricamare un'esperienza audio più precisa, in grado di esaltare la qualità sonora del driver dinamico da 11,6 mm. Il risultato è un'esperienza che, imparando dal passato, raggiunge un ulteriore livello di soddisfazione. Il supporto a Bluetooth 5.3, ricarica wireless Qi per il case e LHDC non può che fare piacere, così come la comodità nell'indossare gli auricolari. Per il resto, le principali pecche emerse dalla recensione della precedente iterazione, che rappresentava il primo banco di prova per Nothing, erano relative a un software non dei migliori. Adesso che l'In-Ear Detection funziona come si deve, che le gesture si possono personalizzare per bene e che ci sono maggiori opzioni software in generale, la proposta di Carl Pei e soci si fa ancora più intrigante. Il prezzo sale a 149 euro: scomodare gli AirPods è ancora un po' azzardato, ma inizia a esserlo sempre di meno.

8.7