Sony LinkBuds Recensione: un anello per ascoltarli tutti

Sony si lancia in una nuova sfida: innovare il mercato True Wireless con delle cuffie aperte. Ci sarà riuscita?

Sony LinkBuds Recensione: un anello per ascoltarli tutti
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La ricerca del connubio perfetto tra amplificazione, spazialità e isolamento acustico ha portato a livelli inaspettati di fedeltà sonora nel mercato degli auricolari True Wireless. Ma vi siete mai chiesti se è davvero questo l'unico aspetto che conta nelle cuffiette senza fili? Sony prova a darci una nuova prospettiva inventandosi dal nulla i nuovi LinkBuds, i primi al mondo con un driver aperto al centro e una passione smodata per l'uso prolungato, a un prezzo di listino di 179,90 euro.

Cambiare punto di vista per trovare una risposta

Per comprenderli è necessario capirne anche e soprattutto il target di mercato. Sono degli auricolari assolutamente inediti nell'enorme famiglia dei driver tascabili, unici a togliere l'isolamento acustico e l'ANC dall'equazione per puntare tutto sulla socialità e sulla sicurezza.

Sony ha lanciato i nuovi LinkBuds per eliminare "fisicamente" tecnologie come la modalità trasparenza e il sidetone. Con un form factor che ricorda vagamente il simbolo matematico dell'infinito, questi auricolari sono dotati di un corpo tondeggiante che si andrà a poggiare nella conca dell'orecchio e di un anello di pari diametro che invece dovrà essere collocato sopra al condotto uditivo, in modo da consentire al foro centrale di far passare i suoni ambientali. La stabilità è assicurata dalla forma stessa degli auricolari, ma anche da alcuni piccoli spessori di silicone, presenti in quattro misure a seconda della taglia necessaria.

Quanto alla confezione, il colosso giapponese ha puntato moltissimo sull'ecosostenibilità, grazie al cartone riciclato che ne compone una larga percentuale. All'interno, oltre agli auricolari e agli adattatori troviamo solo il manuale per l'uso e un piccolissimo cavo USB-C.

A sua volta, l'astuccio di protezione e ricarica ha una dimensione ridotta e si apre come uno scrigno, messo in sicurezza da un meccanismo a pressione che lo protegge da aperture accidentali. La superficie è morbida e piacevole al tatto, mentre la finitura è risultata resistente sopra ogni aspettativa. Un risvolto, questo, decisamente apprezzabile per un kit studiato per soggetti particolarmente attivi o sportivi, che pensano di utilizzarli senza sosta e all'aperto. Anche dopo un discreto quantitativo di cadute da un metro di altezza e su superfici differenti (dal pavimento all'asfalto), infatti, nessun impatto è riuscito a scalfirli neanche superficialmente: un valore aggiunto non da poco per i più sbadati.

Chi ha bisogno di LinkBuds e chi dovrebbe evitarli?

Come dicevamo, occorre capire bene cosa ha portato Sony a progettare un prodotto del genere. Gli auricolari LinkBuds non sono assolutamente pensati per chi punta all'isolamento acustico e all'ascolto di qualità in esterna. In metro, nel traffico e vicino a un cantiere è come non indossarli affatto e se questo è un fattore determinante conviene stargli alla larga.

I LinkBuds sono pensati, invece, per chi è solito utilizzare la modalità ambientale e il sidetone per ascoltare la propria voce e quella degli interlocutori durante le conversazioni, la prima per evitare di toglierli ogni volta che si deve parlare di persona con qualcuno e il secondo per evitare di urlare durante le telefonate . In questo specifico frangente non esiste una reale concorrenza e non c'è tecnologia che tenga: gli auricolari perforati di Sony sono il match perfetto per non essere rimossi mai dalle orecchie, neanche durante lunghe conversazioni. Del resto, in termini di ascolto ambientale è come non indossarli affatto.

Un design unico

Confronto dimensionale

D'altro canto, quando si parla di uso prolungato e indiscriminato, non si può neanche trascendere dal comfort. Il design di queste cuffiette è stato studiato per essere indossate intere giornate senza troppi fastidi e, dopo una prima fase di ambientamento, diventano quasi impercettibili. Il primo approccio, però, è duro e spiazzante, esattamente per quei motivi che spingeranno poi ad amarli: non c'è soluzione di continuità con l'esterno e l'impressione, almeno all'inizio, è quella di averli indossati male o col gommino sbagliato.

Manca del tutto l'effetto sigillante delle cuffiette in-ear, ma dall'altro lato sono ancora più aperte dei comuni AirPods. Non ci vorrà molto ad apprezzarli, ma all'inizio servirà tanta pazienza.
Ed è proprio questa la parola d'ordine i primi giorni: pazienza nell'imparare a usarli e pazienza quando in mezzo alla strada non sentirete più nulla. A un certo punto, però, il risultato è garantito e queste sensazioni saranno del tutto sopraffatte da discrezione e invisibilità, garantite anche da un peso di appena 4 grammi per auricolare.

Esperienza d'uso e qualità complessiva

L'ascolto indoor è particolarmente piacevole e il merito è anche del nuovo processore proprietario Sony V1, grazie a tecnologie come l'amplificatore DAC e il DSEE per il miglioramento delle tracce in locale e in tempo reale.

Non manca, quindi, un pacchetto di funzionalità di spessore, a partire dal sensore di prossimità per l'interruzione del playback alla rimozione dell'auricolare (anche singolo). L'effetto "wow", in questo frangente, è garantito dai controlli a sfioramento, che non valgono solo per il dorso delle cuffie ma anche per la pelle in prossimità dell'orecchio.
Un doppio o triplo tap sullo zigomo, insomma, può controllare attivamente la riproduzione musicale e il volume, oltre a evocare l'assistente vocale predefinito. Tutti i comandi sono personalizzabili ma per ovvie ragioni manca il singolo tap, che potrebbe comportare una discreta mole di errori di rilevamento.

Infine, troviamo la funzione tradotta impropriamente come "Dettatura vocale testo", che in realtà è un riconoscimento vocale automatico per interrompere il sonoro appena iniziamo a parlare ad alta voce, utile per non sacrificare una gesture per la funzione play-pausa.

Tutto questo ha un costo in termini di autonomia, in cui però riescono ugualmente a non sfigurare. Le cinque ore e mezza dichiarate non sono troppo distanti dall'utilizzo reale e l'astuccio consente circa due ricariche ulteriori per un totale dichiarato di 17.5 ore. Niente male viste le tecnologie in gioco, ma è un aspetto che si potrebbe puntellare ulteriormente qualora Sony decidesse di investire ancora su questo form factor.
Quanto alla qualità sonora, come brevemente accennato in precedenza, l'ascolto al chiuso è molto appagante proprio per via dell'assenza dell'effetto sottovuoto tipico degli auricolari e risulta molto più vicino all'ascolto da speaker esterno a orecchio libero, comodamente seduti in salotto.

Al netto della sensazione, la qualità restituita è molto buona e senza dubbio superiore alle aspettative, non del tutto al pari con i competitor per fascia di prezzo, ma anche le feature hanno un costo. I bassi sono a volte eccessivamente timidi, con una maggior predilezione per gli alti. Bilanciati, invece i medi. Nel complesso le frequenze risultano ben educate a tutti i livelli di volume; tuttavia, la loro potenza risulta leggermente sottotono all'esterno ed è praticamente impossibile contrastare i rumori del traffico anche spingendole al massimo.

Probabilmente, però, anche questo fa parte del grande piano di Sony per garantire una maggiore sicurezza durante le attività all'aperto.
Quanto al microfono e alle chiamate, il lavoro svolto sulla soppressione dei rumori è notevole ma non perfetto: riesce a esaltare il vocale e a metterlo in primo piano, quel tanto che basta per riuscire a interloquire senza chiedere di ripetere l'ultima frase.
Infine, un altro aspetto pratico delle LinkBuds è la presenza della certificazione IPX4 che ne garantisce la resistenza al sudore e agli schizzi superficiali. Insomma, un pacchetto completo per chi sa cosa sta acquistando e siamo certi che ci sia già qualcuno che le desiderava senza neanche saperlo.

Sony LinkBuds Sony si è davvero superata. Le nuove LinkBuds sono lo spartiacque definitivo tra le TWS tradizionali e un nuovo concetto di auricolare, quello dell’utilizzo senza confini. Comodi e resistenti il giusto, non isolano e non ci provano nemmeno. Sono pensati per essere indossati tutto il giorno senza rimuoverli neanche per conversare, perfetti anche per chi ama ascoltare la propria voce per modularne il volume durante le chiacchierate. Buono il rilevamento della voce che arresta il playback in pochi istanti, così come il sensore di prossimità. Molto interessanti anche i comandi “a pelle” e i tap sugli zigomi, sicuramente più intuitivi e immediati rispetto allo sfioramento alla cieca sul dorso degli auricolari. Il prezzo risulta ben contestualizzato e forse anche leggermente votato al ribasso, una volta chiarito che l’alta fedeltà e l’isolamento acustico non sono parte dell’offerta. Non sono un prodotto per tutti e non vogliono esserlo, ma chi aspettava le LinkBuds per le loro caratteristiche non rimarrà certamente deluso.

8.7