L'andamento delle vendite di iPhone e la situazione economica registrata negli ultimi anni potrebbero aver dipinto, soprattutto per i meno attenti, un'immagine distorta del colosso di Cupertino. Nonostante il successo riscontrato dai propri prodotti negli ultimi periodi, infatti, la compagnia americana non ha sempre navigato nell'oro e, in alcune circostanze, l'accoglienza dei suoi prodotti non è rivelata all'altezza della Apple che conosciamo oggi. Erano tempi diversi, ovviamente, e il mercato era differente rispetto a quello attuale, ma è innegabile che Apple abbia fatto tesoro di questi errori per non replicarli. Abbiamo scelto per voi cinque clamorosi flop di Apple che poi ci hanno permesso di avere quelli attuali.
Newton
Non potevamo non partire dal Newton, che possiamo a tutti gli effetti definire il precursore diretto degli iPhone e iPad attuali: presentato nel 1993 dall'allora CEO di Apple John Sculley, era un palmare dotato di pennino lanciato ad un prezzo di 699 Dollari. L'amministratore delegato aveva puntato molto su questo progetto e mirava a recuperare a stretto giro i 100 milioni di Dollari investiti nel suo sviluppo, ma nel primo anno il riscontro è stato talmente basso (si parla di 50mila unità vendute nei primi tre mesi) da far recuperare alla mela meno di un milione di Dollari.
Il Newton aveva le dimensioni di una VHS e grazie al pennino poteva essere utilizzato per prendere appunti, gestire i calendari e salvare i numeri di telefono e le informazioni di contatto degli utenti: tutte feature che oggi sono presenti negli smartphone ma che all'epoca (ormai 30 anni fa) erano assolutamente innovative visto che gli utenti potevano portare a termine varie operazioni, invio di fax incluso, senza accendere il computer. Tra le funzionalità software oggi presenti anche in iPadOS, c'era il riconoscimento delle grafia che - in pratica - non ha mai funzionato bene e che venne bersagliato anche in una puntata de I Simpson.
Apple puntò anche negli anni successivi sul Newton: quattordici mesi dopo il primo fu lanciato il Newton MessagePad a 900 Dollari, oltre che varie versioni del sistema operativo come Newton OS 2.0 distribuito nel marzo 1996 che ha contribuito a migliorare in maniera importante il riconoscimento della grafia. Nel 1998 Steve Jobs mise definitivamente la parola fine sul progetto dopo il suo ritorno in Apple.
Macintosh TV
Nel 1993 Apple lanciò Macintosh TV, un ibrido PC-TV che si era prefissato l'obiettivo di consentire agli utenti di guardare la TV direttamente sul Mac, nonostante l'assenza di servizi di streaming per come li conosciamo oggi.
A livello di progettazione gli sforzi sono stati inferiori a quelli di Newton: l'Apple LC 520 esistente venne dipinto di nero e unito a un Sony Tinitron CRT da 14 pollici, accompagnato da una CPU più potente, un sintonizzatore TV e un telecomando presente nella confezione. Peccato, però, che il sistema operativo e le prestazioni si rivelarono un flop clamoroso per colpa dei soli 8MB di RAM rispetto ai 32MB di molti Mac. Presenti anche un'uscita per l'antenna, un ingresso per mouse e tastiera, una porta seriale, una SCSI ed un ingresso video-audio stereo.
Gli utenti, a cui erano richiesti poco più di 2mila Dollari per portarlo a casa, dovevano scegliere tra la visualizzazione della TV o l'utilizzo del Mac, non potevano nemmeno registrare video o salvare dei fotogrammi delle loro trasmissioni preferite. Nel suo breve ciclo di vita sono state vendute poco più di 10mila unità. Secondo alcuni esperti, il progetto potrebbe essere ripreso prossimamente, dal momento che i rumor parlano di una Apple al lavoro su un dispositivo ibrido Apple TV con Homepod.
Pippin
Apple solo di recente ha iniziato a puntare sul gaming mobile con il suo servizio proprietario, di cui vi abbiamo parlato nel nostro speciale su Apple Arcade, ma l'interesse della Mela nei confronti del settore non è del tutto nuovo.
A metà anni '90 la società americana ha lanciato in collaborazione con Bandai la Apple Pippin, una console da tavolo con supporto ad internet (la prima di questo tipo) basata sull'hardware di un Macintosh. L'idea era di inserirsi nello stesso settore occupato (e poi dominato) da PlayStation di Sony, con risultati non esaltanti, visto che ne furono vendute solo 42mila unità prima dell'abbandono completo.
Annunciata a fine 1994, vide la luce in Giappone solo nel 1996, probabilmente fuori tempo massimo per competere con la forza prorompente della proposta di Sony. Come già accennato, alla base del prodotto c'era una collaborazione con la giapponese Bandai: Apple aveva messo a disposizione le componenti (l'harwdare del Macintosh Classic II e l'OS Mac OS 7), mentre Bandai si era occupata della progettazione del case e del marketing. Dotata di 6B di RAM, supporto gamepad, mouse e tastiera, venne supportata solo dalla stessa Bandai: complessivamente, nonostante le prestazioni eccellenti per l'epoca, si rivelò un flop clamoroso a livello software dato che vennero rilasciati solo 25 titoli.
Negli Stati Uniti Pippin piazzò solo 12mila unità (a 599 Dollari), contro i 102 milioni di PlayStation. Vani i tentativi della Mela di concederla in licenza ad hotel come set top box per l'intrattenimento: Pippin venne definitivamente cancellata da Steve Jobs al ritorno in Apple e la produzione annullata a stretto giro intorno alla metà del 1997.
Apple III
Andando più indietro con gli anni, nel 1980 Apple lanciò Apple III. A differenza dei tre prodotti di cui abbiamo parlato in precedenza, però, il colpo registrato dal personal computer avrebbe potuto avere un impatto devastante sull'azienda americana.
Lanciato in pompa magna dopo il successo commerciale di Apple II, l'Apple III è stato costellato da uno sviluppo travagliato: non solo richiese più tempo del previsto per la progettazione, ma venne anche distribuito in ritardo rispetto ai piani originali. Le aspettative intorno al computer erano molto elevate e giustificate anche dal prezzo elevato: si partiva da 3.495 Dollari, un costo legato al raddoppio delle prestazioni del predecessore, il doppio della memoria (128KB di RAM), la presenza di un'unità floppy integrata e il nuovo sistema operativo Apple OS.
Tuttavia, si avvertì da subito l'assenza di Steve Wozniak e proprio il nuovo OS (caratterizzato da un sistema avanzato di gestione della memoria ed un nuovo file system) si rivelò una delle più grandi debolezze del progetto. I clienti lamentarono non solo grossissimi problemi hardware, di cui parleremo poco sotto, ma anche numerosi bug che ne compromettevano l'esperienza.
A causa dei problemi a livello di componenti, Apple fu costretta a richiamare le prime 14mila unità distribuite, in quanto gli utenti segnalarono grossi surriscaldamenti, legati al volere di Steve Jobs di non includere alcuna ventola nel case. Il problema si rivelò molto grave, al punto da indurre il supporto Apple a chiedere ai suoi clienti di sollevare la macchina delle scrivanie di diversi centimetri per favorirne il raffreddamento. Come prevedibile, si trattò di una precauzione praticamente inutile: Apple nel 1983 lanciò un nuovo modello riprogettato, battezzato Apple III Plus. L'anno successivo Jobs decise di cancellare definitivamente il progetto: i dati ufficiosi parlano di 65-70mila Apple III venduti, per un totale di circa 120mila unità se si conta anche il modello Plus. Il CEO successivamente ammise il danno "infinito ed incalcolabile" provocato da Apple III.
Lisa
Nel 1983 Apple lanciò sul mercato anche Lisa, ufficialmente "Local Integrated Software Architecture" ma ufficiosamente un richiamo alla figlia di Jobs. Si trattava di un PC proposto come alternativa all'Apple II e con specifiche incredibilmente avanzate per l'epoca. Il sistema operativo era memorizzato direttamente sul disco rigido per offrire una maggiore velocità, ma vantava anche un'interfaccia grafica con mouse per l'input e un display in "alta" risoluzione.
La ricetta sembrava perfetta, se non fosse stato per il prezzo: 9.995 Dollari, che secondo le stime equivarrebbero a 29.905 Dollari attuali tenendo conto dell'inflazione. Tutto ciò ovviamente lo rese inavvicinabile per la maggior parte dei consumatori e famiglie, target di riferimento del prodotto. Il ché contribuì a renderlo il più grande fallimento commerciale dai tempi di Apple III, con sole 100mila unità vendute. Un numero incredibile, a suo modo.
Certamente, molti dei prodotti in questione sono serviti ad Apple per capire cosa fare in futuro e molte delle tecnologie o filosofie di questi dispositivi sono state richiamate, in forma migliorata, negli iPhone, iPad e Mac che utilizziamo tutti i giorni. La volontà della Mela di sperimentare non è nuova, ma spesso è costata cara anche ai suoi dirigenti.
Anche Apple "sbaglia": cinque clamorosi flop della Mela
Non sempre i prodotti Apple hanno riscosso il successo di iPhone: la strada per il successo è costellata anche di storici "flop".
L'andamento delle vendite di iPhone e la situazione economica registrata negli ultimi anni potrebbero aver dipinto, soprattutto per i meno attenti, un'immagine distorta del colosso di Cupertino.
Nonostante il successo riscontrato dai propri prodotti negli ultimi periodi, infatti, la compagnia americana non ha sempre navigato nell'oro e, in alcune circostanze, l'accoglienza dei suoi prodotti non è rivelata all'altezza della Apple che conosciamo oggi.
Erano tempi diversi, ovviamente, e il mercato era differente rispetto a quello attuale, ma è innegabile che Apple abbia fatto tesoro di questi errori per non replicarli. Abbiamo scelto per voi cinque clamorosi flop di Apple che poi ci hanno permesso di avere quelli attuali.
Newton
Non potevamo non partire dal Newton, che possiamo a tutti gli effetti definire il precursore diretto degli iPhone e iPad attuali: presentato nel 1993 dall'allora CEO di Apple John Sculley, era un palmare dotato di pennino lanciato ad un prezzo di 699 Dollari.
L'amministratore delegato aveva puntato molto su questo progetto e mirava a recuperare a stretto giro i 100 milioni di Dollari investiti nel suo sviluppo, ma nel primo anno il riscontro è stato talmente basso (si parla di 50mila unità vendute nei primi tre mesi) da far recuperare alla mela meno di un milione di Dollari.
Il Newton aveva le dimensioni di una VHS e grazie al pennino poteva essere utilizzato per prendere appunti, gestire i calendari e salvare i numeri di telefono e le informazioni di contatto degli utenti: tutte feature che oggi sono presenti negli smartphone ma che all'epoca (ormai 30 anni fa) erano assolutamente innovative visto che gli utenti potevano portare a termine varie operazioni, invio di fax incluso, senza accendere il computer.
Tra le funzionalità software oggi presenti anche in iPadOS, c'era il riconoscimento delle grafia che - in pratica - non ha mai funzionato bene e che venne bersagliato anche in una puntata de I Simpson.
Apple puntò anche negli anni successivi sul Newton: quattordici mesi dopo il primo fu lanciato il Newton MessagePad a 900 Dollari, oltre che varie versioni del sistema operativo come Newton OS 2.0 distribuito nel marzo 1996 che ha contribuito a migliorare in maniera importante il riconoscimento della grafia.
Nel 1998 Steve Jobs mise definitivamente la parola fine sul progetto dopo il suo ritorno in Apple.
Macintosh TV
Nel 1993 Apple lanciò Macintosh TV, un ibrido PC-TV che si era prefissato l'obiettivo di consentire agli utenti di guardare la TV direttamente sul Mac, nonostante l'assenza di servizi di streaming per come li conosciamo oggi.
A livello di progettazione gli sforzi sono stati inferiori a quelli di Newton: l'Apple LC 520 esistente venne dipinto di nero e unito a un Sony Tinitron CRT da 14 pollici, accompagnato da una CPU più potente, un sintonizzatore TV e un telecomando presente nella confezione.
Peccato, però, che il sistema operativo e le prestazioni si rivelarono un flop clamoroso per colpa dei soli 8MB di RAM rispetto ai 32MB di molti Mac. Presenti anche un'uscita per l'antenna, un ingresso per mouse e tastiera, una porta seriale, una SCSI ed un ingresso video-audio stereo.
Gli utenti, a cui erano richiesti poco più di 2mila Dollari per portarlo a casa, dovevano scegliere tra la visualizzazione della TV o l'utilizzo del Mac, non potevano nemmeno registrare video o salvare dei fotogrammi delle loro trasmissioni preferite.
Nel suo breve ciclo di vita sono state vendute poco più di 10mila unità. Secondo alcuni esperti, il progetto potrebbe essere ripreso prossimamente, dal momento che i rumor parlano di una Apple al lavoro su un dispositivo ibrido Apple TV con Homepod.
Pippin
Apple solo di recente ha iniziato a puntare sul gaming mobile con il suo servizio proprietario, di cui vi abbiamo parlato nel nostro speciale su Apple Arcade, ma l'interesse della Mela nei confronti del settore non è del tutto nuovo.
A metà anni '90 la società americana ha lanciato in collaborazione con Bandai la Apple Pippin, una console da tavolo con supporto ad internet (la prima di questo tipo) basata sull'hardware di un Macintosh. L'idea era di inserirsi nello stesso settore occupato (e poi dominato) da PlayStation di Sony, con risultati non esaltanti, visto che ne furono vendute solo 42mila unità prima dell'abbandono completo.
Annunciata a fine 1994, vide la luce in Giappone solo nel 1996, probabilmente fuori tempo massimo per competere con la forza prorompente della proposta di Sony.
Come già accennato, alla base del prodotto c'era una collaborazione con la giapponese Bandai: Apple aveva messo a disposizione le componenti (l'harwdare del Macintosh Classic II e l'OS Mac OS 7), mentre Bandai si era occupata della progettazione del case e del marketing.
Dotata di 6B di RAM, supporto gamepad, mouse e tastiera, venne supportata solo dalla stessa Bandai: complessivamente, nonostante le prestazioni eccellenti per l'epoca, si rivelò un flop clamoroso a livello software dato che vennero rilasciati solo 25 titoli.
Negli Stati Uniti Pippin piazzò solo 12mila unità (a 599 Dollari), contro i 102 milioni di PlayStation. Vani i tentativi della Mela di concederla in licenza ad hotel come set top box per l'intrattenimento: Pippin venne definitivamente cancellata da Steve Jobs al ritorno in Apple e la produzione annullata a stretto giro intorno alla metà del 1997.
Apple III
Andando più indietro con gli anni, nel 1980 Apple lanciò Apple III. A differenza dei tre prodotti di cui abbiamo parlato in precedenza, però, il colpo registrato dal personal computer avrebbe potuto avere un impatto devastante sull'azienda americana.
Lanciato in pompa magna dopo il successo commerciale di Apple II, l'Apple III è stato costellato da uno sviluppo travagliato: non solo richiese più tempo del previsto per la progettazione, ma venne anche distribuito in ritardo rispetto ai piani originali.
Le aspettative intorno al computer erano molto elevate e giustificate anche dal prezzo elevato: si partiva da 3.495 Dollari, un costo legato al raddoppio delle prestazioni del predecessore, il doppio della memoria (128KB di RAM), la presenza di un'unità floppy integrata e il nuovo sistema operativo Apple OS.
Tuttavia, si avvertì da subito l'assenza di Steve Wozniak e proprio il nuovo OS (caratterizzato da un sistema avanzato di gestione della memoria ed un nuovo file system) si rivelò una delle più grandi debolezze del progetto. I clienti lamentarono non solo grossissimi problemi hardware, di cui parleremo poco sotto, ma anche numerosi bug che ne compromettevano l'esperienza.
A causa dei problemi a livello di componenti, Apple fu costretta a richiamare le prime 14mila unità distribuite, in quanto gli utenti segnalarono grossi surriscaldamenti, legati al volere di Steve Jobs di non includere alcuna ventola nel case.
Il problema si rivelò molto grave, al punto da indurre il supporto Apple a chiedere ai suoi clienti di sollevare la macchina delle scrivanie di diversi centimetri per favorirne il raffreddamento. Come prevedibile, si trattò di una precauzione praticamente inutile: Apple nel 1983 lanciò un nuovo modello riprogettato, battezzato Apple III Plus.
L'anno successivo Jobs decise di cancellare definitivamente il progetto: i dati ufficiosi parlano di 65-70mila Apple III venduti, per un totale di circa 120mila unità se si conta anche il modello Plus. Il CEO successivamente ammise il danno "infinito ed incalcolabile" provocato da Apple III.
Lisa
Nel 1983 Apple lanciò sul mercato anche Lisa, ufficialmente "Local Integrated Software Architecture" ma ufficiosamente un richiamo alla figlia di Jobs. Si trattava di un PC proposto come alternativa all'Apple II e con specifiche incredibilmente avanzate per l'epoca.
Il sistema operativo era memorizzato direttamente sul disco rigido per offrire una maggiore velocità, ma vantava anche un'interfaccia grafica con mouse per l'input e un display in "alta" risoluzione.
La ricetta sembrava perfetta, se non fosse stato per il prezzo: 9.995 Dollari, che secondo le stime equivarrebbero a 29.905 Dollari attuali tenendo conto dell'inflazione. Tutto ciò ovviamente lo rese inavvicinabile per la maggior parte dei consumatori e famiglie, target di riferimento del prodotto. Il ché contribuì a renderlo il più grande fallimento commerciale dai tempi di Apple III, con sole 100mila unità vendute. Un numero incredibile, a suo modo.
Certamente, molti dei prodotti in questione sono serviti ad Apple per capire cosa fare in futuro e molte delle tecnologie o filosofie di questi dispositivi sono state richiamate, in forma migliorata, negli iPhone, iPad e Mac che utilizziamo tutti i giorni.
La volontà della Mela di sperimentare non è nuova, ma spesso è costata cara anche ai suoi dirigenti.
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