Bitcoin: cosa succederà con l'hard fork del 16 novembre?

Analizziamo l'hard fork che il prossimo 16 novembre vedrà protagonista Bitcoin, partendo da Bitcoin Cash per arrivare a SegWit2x.

Bitcoin: cosa succederà con l'hard fork del 16 novembre?
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Nonostante i diversi segnali d'allarme lanciati dai principali esponenti del settore finanziario, Bitcoin, sovrano indiscusso delle criptovalute, continua a macinare successi, stracciando record dopo record.
Attualmente un Bitcoin è scambiato per circa 7300 dollari, poco al di sotto dello storico record di oltre 7500 dollari registrato il 5 novembre.
Continuamente descritto come una bolla pronta per esplodere, il mondo delle criptovalute è in costante crescita e sta attraversando un periodo ricco di novità.
In meno di un mese, infatti, Bitcoin sarà protagonista di due Hard Fork, uno già avvenuto il 24 ottobre e il secondo previsto per il 16 novembre, tutto ciò a meno di tre mesi di distanza dalla nascita di Bitcoin Cash, moneta virtuale introdotta il primo agosto di quest'anno.
Analizziamo meglio la situazione cercando di capire il funzionamento di un hard fork e di analizzare cosa succederà il prossimo 16 novembre.

Cosa è un hard fork?

Un hard fork è un cambio radicale del protocollo che rende validi o meno i blocchi di una blockchain. Se un blocco non è conforme a tutte le regole previste dalla blockchain su cui è stato minato, allora non sarà implementato. Introducendo quindi all'interno del network una regola non compatibile con il precedente software sarà necessario effettuare un hard fork ossia una biforcazione della catena. Dal blocco successivo al fork, quindi, esisteranno due blockchain differenti che condivideranno lo stesso passato, ossia il medesimo storico di transazioni, ma che avranno futuro radicalmente diverso: una i cui blocchi supporteranno il nuovo software, l'altra che continuerà a utilizzare la versione precedente, vedendo come invalidi i blocchi minati sulla nuova catena.
Il problema sorge nel momento in cui parte della community decide di rimanere fedele al software originale, continuando a riconoscerne un valore e quindi mantenendo attivo l'interesse dei minatori e degli sviluppatori. In tal caso nasce una nuova nuova criptovaluta dotata di un proprio simbolo, di un network specifico e di un diverso valore di scambio. Un perfetto esempio di questo sistema è il DAO hard fork, avvenuto sulla blockchain di Ethereum il 20 luglio 2016, che ha dato vita a Ethereum Classic. Tutt'ora sono quindi presenti due criptovalute differenti ETH e ETC, la prima scambiata per circa 300 dollari, la seconda per poco più di 10 dollari.
Ovviamente non tutti gli hard fork causano la nascita di una nuova moneta. Sempre Ethereum, per fare un esempio, ha ricevuto un importante aggiornamento il 17 ottobre, data in cui è stato rilasciato Byzantium, la prima parte di Metropolis. In questo caso, essendo l'hard fork previsto già dalle prime fasi dello sviluppo di Ethereum, nessun miner si è opposto all'aggiornamento, facendo sì che non ne nascesse un contenzioso e che la community rimanesse unita su un'unica moneta.
Anche Bitcoin nel mese di ottobre è stata protagonista di una biforcazione che ha causato la nascita di una nuova moneta: Bitcoin Gold.

Bitcoin Gold

Bitcoin Gold è un progetto guidato da una community di entusiasti in disaccordo con le attuali modalità di funzionamento del network di Bitcoin che, nella loro visione, tradiscono i principi fondamentali con cui era stato inizialmente fondato.
Bitcoin Gold altera l'algoritmo di proof-of-work con cui lavora il network di Bitcoin proibendo gli ASIC, acronimo per Application Specific Integrated Cirtuit, ossia circuiti specificatamente pensati per minare in maniera efficace nuovi blocchi. Secondo i creatori di Bitcoin Gold, infatti, l'utilizzo dei circuiti ASIC ha centralizzato l'operazione di mining, spostandola nella mani di un piccolo numero di persone: le grandi società dotate di ingenti capitali sufficienti a finanziare l'utilizzo di queste macchine specializzate.
Per tornare, quindi, alla visione di Satoshi Nakamoto, il creatore dei Bitcoin, che immaginava un network in cui ogni singola CPU sarebbe stata una parte egualmente importante dell'intero sistema, l'algoritmo SHA256 è stato sostituto da Equihash. L'effetto di questo cambiamento è quello di permettere a un'intera nuova classe di individui di partecipare al mining senza la necessità di comprare una strumentazione specializzata, venduta dalle stesse compagnie che attualmente tengono in mano il potere decisionale.
In questo modo Bitcoin torna nelle mani delle persone.
Da quando il progetto è stato annunciato, è cresciuto in maniera estremamente rapida attraendo sviluppatori, miners e seguaci da tutto il globo. Il 24 ottobre la blockchain ha raggiunto il blocco numero 491407 dando finalmente vita a Bitcoin Gold, il fratello dei Bitcoin che rende la criptovaluta nuovamente decentralizzata.

L'hard fork di agosto e Bitcoin Cash

Per comprendere meglio ciò che probabilmente succederà il 16 novembre, è fondamentale fare un passo indietro e analizzare l'hard fork avvenuto questa estate.
Quest'ultimo, infatti, è il risultato di uno storico dibattito all'interno del network di Bitcoin. Con il continuo aumento di popolarità e di utilizzo della criptovaluta, la velocità delle singole transazioni è in continua decrescita. Ciascun blocco, infatti, garantisce spazio soltanto per un determinato numero di transizioni e, con l'aumento di quest'ultime, può capitare di dover aspettare molto tempo prima che una transazione venga effettuata e verificata sulla blockchain.
A causa di questo problema, il network di Bitcoin lavora con una velocità nettamente inferiore rispetto a quello delle valute reali e delle carte di credito.
Numerose sono state le discussioni relative alla risoluzione di questa difficoltà e dopo mesi di incertezze si è finalmente giunti a un compromesso il 23 maggio 2017 con la firma dell'accordo di New York.
L'accordo veniva incontro alle richieste delle due principali fazioni, l'implementazione di SegWit e l'aumento delle dimensioni del singolo blocco, per trovare una soluzione al problema di scalabilità.
ll New York Agreement prevedeva di effettuare l'aggiornamento in due fasi: rilasciare con un soft fork la nuova versione del software di Bitcoin introducendo SegWit, per poi aumentare la dimensione del blocco dopo circa novanta giorni.
SegWit, abbreviazione per Segregated Witness, è un protocollo, già utilizzato da diverse criptovalute tra cui il noto Litecoin, che cambia il formato delle transazioni permettendo di registrare un maggior numero di operazioni sul singolo blocco senza alterarne la dimensione.
Utilizzando un noto esempio, si può immaginare la blockchain come un treno, di cui ogni blocco rappresenta un vagone. Ciascuna carrozza può far accomodare un determinato numero di passeggeri con i loro bagagli. Se si spedissero le valige o le si alloggiassero tutte in un vagone in testa al treno, ciascuna carrozza sarebbe in grado di ospitare un maggior numero di passeggeri.
In sostanza questo è il protocollo SegWit: la transazione viene separata dai dati relativi alle "firme", ossia la parte di codice che sblocca i Bitcoin da scambiare.
Separando quindi la parte che convalida la transazione, con la parte contenente la transazione stessa si libera spazio sul singolo blocco che può essere ora occupato da un maggior numero di operazioni.
Segwit è stato ufficialmente attivato il 24 Agosto, ma non tutta la community ha accolto caldamente il nuovo aggiornamento.
Successivamente al New York Agreement, infatti, si era sollevato un certo malcontento da una frazione di miners, i quali sostenevano come tale compromesso non avrebbe risolto il problema, ma avrebbe soltanto rimandato la necessità di prendere una decisione.
Volendo portare avanti la loro idea, decisero di effettuare un hard fork il primo agosto 2017, creando una biforcazione della blockchain al blocco 478558 e dando vita a Bitcoin Cash.
Bitcoin Cash, abbreviato con il simbolo BCH, è un altcoin che eredita tutte le caratteristiche del Bitcoin, non implementando l'aggiornamento SegWit, ma utilizzando un blocco dalle dimensioni di 8 megabyte, ossia otto volte superiore a quelle di un blocco tradizione.
BCH riscuote ancora un certo interesse, soprattuto da parte dei miners che saltuariamente trovano più conveniente minare nuovi blocchi su questa blockchain, ricevendo un compenso più elevato, ed è attualmente scambiata per circa 600 dollari.

Segwit2X e il fork di novembre

Come previsto dall'accordo di New York, è giunto il momento di effettuare il secondo aggiornamento programmato che, attraverso un hard fork, introdurrà SegWit2x. Dopo aver implementato SegWit, ora verrà aumentata la dimensione del singolo blocco, portandola da 1 megabyte a 2 megabyte.
Tuttavia l'esito di questo hard fork non è per nulla scontato.
Nonostante gran parte della community sia a favore dell'aggiornamento, un crescente gruppo di sviluppatori sostiene che il New York Agreement non sia stato un vero accordo, quanto più una dichiarazione di ciò che sarebbe successo in futuro. Credono fermamente inoltre che, non essendoci stata alcuna discussione riguardo al possibile aggiornamento, l'accordo di New York sia fondamentalmente incompatibile con il processo decisionale che dovrebbe stare alla base di bitcoin.
I possibili esiti del fork che dovrebbe avvenire il 16 novembre sono tre. Se la maggior parte o tutti i miners aggiorneranno i loro software, non ci sarà una vera divisione della blockchain e il network inizierà a lavorare con blocchi più grandi e con SegWit2x implementato come regola. Analogamente, se soltanto una porzione particolarmente insignificante di miners dovesse decidere di aggiornare il proprio software, rimarrà una sola blockchain che però continuerà a lavorare con le vecchie regole.
Lo scenario peggiore è una via di mezzo tra quelli precedentemente descritti: due gruppi significativi di miners che si ritrovano con idee opposte causando la divisione della blockchain.
In questo caso l'hard fork assumerebbe gli aspetti già descritti nei casi di Bitcoin Gold e Bitcoin Cash. Si verrebbero quindi a creare due blockchain differenti, una con implementato SegWit2x e l'altra con ancora le vecchie regole in vigore. Ciascuna blockchain avrebbe perciò la proprio moneta, ma non si sa quale delle due continuerebbe a portare il simbolo BTC e come l'altra si chiamerebbe.
Nonostante a maggio fosse stato dichiarato che SegWit2x fosse sostenuto dalla maggior parte dei miners e degli exchange, ultimamente sembra che la situazione stia cambiando.
Segwit2x usa l'attivazione BIP 9, ciò vuol dire che la regola viene cambiata o meno in base alla percentuale di miners che decide di utilizzare il nuovo codice. Teoricamente, poiché circa l'80% dei miners è a favore dell'aggiornamento, la maggioranza del network seguirà la scelta di un gruppo così numeroso, spostandosi sulla catena che implementerà SegWit2x per paura di rimanere con un software non redditizio e effettuando così una migrazione completa.
Tuttavia non si può dare ciò per scontato.
Fare previsioni in questo senso diventa difficile e per ora l'unica cosa da fare è aspettare. Infatti, man mano che ci avvicineremo al blocco numero 494784, che dovrebbe essere raggiunto il 16 novembre, maggiori informazioni saranno disponibili e la situazione si chiarirà definitivamente.
Per chi è possessore di Bitcoin i consigli rimangono sempre gli stessi per ogni hard fork: non tenere il proprio capitale su un exchange, ma spostarlo su un wallet personale, software o hardware, e evitare di effettuare transazioni nel periodo in cui verrà effettuato l'hard fork.