Blue Origin: Jeff Bezos e la corsa allo spazio

L’agenzia spaziale di Jeff Bezos, Blue Origin, sta raccogliendo i primi frutti del suo lavoro dopo sedici anni di ricerche e test, che inaugureranno la nuova era del turismo spaziale.

Blue Origin: Jeff Bezos e la corsa allo spazio
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Prima di iniziare ad offrire un servizio di vendita su internet, Jeff Bezos era affascinato dallo spazio e da tutto ciò che lo circonda. Ha iniziato alla prematura età di cinque anni, con il landing dell'Apollo 11 sulla Luna e ha continuato con la lettura di libri fantascientifici. L'universo ha continuato a permeare la sua vita, convinto che il futuro della razza umana non sarebbe stato sulla Terra. Bezos è partito da una piccola grande idea, che lo ha reso uno degli uomini più ricchi e celebri del mondo, il nome di quell'idea è Amazon. "Avevo l'intenzione di fondare una compagnia spaziale sin da quando ero piccolo, ma non credevo di avere le risorse per farlo. Poi ho vinto la lotteria grazie ad Amazon, che è diventata una compagnia di successo, così ho realizzato che poteva dare vita ai miei sogni da bambino, ed è quello che ho fatto", ha dichiarato il fondatore del più noto e-commerce al mondo. L'agenzia spaziale che ha creato si chiama Blue Origin, "Blue" come il colore della Terra vista da lontano, "Origin" come elogio al luogo da dove tutto è partito. Dopo sedici anni dalla sua nascita, la società sta iniziando a dare i primii frutti, venuti alla luce da operazioni silenziose ed eseguite nell'ombra. Ma come vedremo, Jeff Bezos e Amazon fanno sul serio, e vogliono davvero conquistare lo spazio.

Blue Origin

Blue Origin si è unita a Space Exploration Technologies Corporation (SpaceX) di Elon Musk e a Virgin Galactic nella corsa allo spazio. Comparata a queste ultime due, però, l'azienda di Bezos è ancora agli stadi iniziali. Il quartiere generale si trova in Florida, poco a sud dello spazioporto della NASA a Cape Canaveral. "Adesso possiamo iniziare una nuova era per l'esplorazione", ha affermato Bezos alla fondazione del sito di lancio. Esso è situato nel Complesso 36, che in ben 43 anni di vita ha potuto assistere a 145 lanci nello spazio. Era il centro del programma Mariner della NASA, il primo veicolo spaziale ad aver visitato un pianeta extraterrestre. Sempre da qui è partita anche Piooner 10, l'astronave che è riuscita prima di tutte a passare indenne attraverso una cintura di asteroidi; e, infine, segnaliamo anche Surveyor 1, che ha toccato per la prima volta il suolo lunare. "Nel nostro centro operativo ci focalizziamo anche sulla realizzazione della nostra flotta di veicoli riusabili, e li rendiamo in grado di volare ancora ed ancora. Individuare uno spazio per costruire un complesso per l'assemblaggio dei missili è stata per noi una grande sfida, in quanto permette di alleggerire il peso del trasporto degli enormi componenti (dal sito di costruzione a quello di lancio, ndr)", ha dichiarato Bezos.
Il motore impiegato per il razzo Blue Origin - il cui nome è omonimo a quello della compagnia - è il BE-4, costruito direttamente negli Stati Uniti. Si tratta di propulsori dalla grande affidabilità, che hanno sicuramente velocizzato i progressi fatti dal missile.

Il successo dei primi lanci

Blue Origin è entrato nella storia quando si è levato dal suolo del sito di lancio, il 23 novembre 2015. Allora impiegava la versione precedente del motore attuale, il BE-3. Poco dopo il lifting, il primo stadio si è separato dal secondo, dando la testimonianza della riusabilità del razzo di Amazon. Esso però non è sceso a picco sulla superficie, ma è stato guidato sulla piattaforma di lancio, ha azionato i motori per atterrare più dolcemente e poi ha toccato terra con successo. Questo processo ha conservato l'integrità del razzo, rendendolo riutilizzabile per altri lanci, politica verso cui tutte le compagnie spaziali si stanno muovendo per rendere la corsa allo spazio più economica. "I razzi sono sempre stati utilizzati una sola volta. Questa è una vecchia storia. Il successo delle nostre missioni conferma la bontà del nostro design e della nostra architettura.".

Il secondo stadio del razzo si chiama New Shepard; nel suo primo volo è stato in grado di raggiungere un'altitudine di 100,5 chilometri a velocità Mach 3,72, cioè quasi quattro volte quella del suono, pari a ben 4.593 km/h. Questa è stata ridotta a 622 km/h durante la fase di atterraggio, grazie agli otto motori che hanno frenato la caduta. Le alette poste lateralmente hanno invece contribuito in larga parte al direzionamento del missile, affinché atterrasse precisamente sul launching pad; non è però da trascurare l'aiuto dato da questi elementi nel ridurre ancora di più la velocità nella penultima fase, compiuta a una velocità di 192 km/h. Alla fine, negli istanti prima di toccare terra, New Shepard viaggiava a soli 7,1 km/h.
Altri due lanci sono stati effettuati: il secondo è stato molto simile al primo, mentre la particolarità del terzo sono stati i paracadute utilizzati nella discesa verso la Terra: questi hanno infatti aiutato i motori a frenare il velivolo, facendo risparmiare un bel po' di carburante per merito del regime più basso imposto agli otto motori del New Shepard.

"Verso l'infinito... e oltre!"

La segretezza dei progressi sui suoi razzi e lanci è sempre stato uno degli elementi che ha contraddistinto la società di Jeff Bezos. Essa tipicamente non annuncia mai una missione fissata per un determinato giorno, ma dà la notizia non appena questa è stata completata, al contrario di SpaceX, che cerca di sfruttare al massimo l'impatto mediatico delle sue missioni.
New Shepard verrà utilizzato per il turismo spaziale suborbitale e come laboratorio scientifico in un ambiente a microgravità. Bezos ha anche annunciato di stare lavorando ad un veicolo orbitale: "Stiamo perfezionando Blue Origin per alimentare la permanente presenza dell'uomo nello spazio, e ci aiuterà ad andare oltre il pianeta che ci ha dato la vita. Stiamo coltivando questa visione pazientemente, passo dopo passo. I nostri team stanno lavorando con dedizione e costanza sui razzi, e presto ve ne porteremo uno nuovo. Si tratta di un veicolo orbitale, nome in codice Very Big Brother".
Jeff Bezos si sta anche attrezzando per portare persone - sé stesso compreso - nelle profondità dello spazio. Non solo ci sarà un veicolo che mette a disposizione una veduta spettacolare, ma i passeggeri sentiranno anche il brivido del lancio in un razzo. Durante il lifting si potrà godere dell'adrenalina offerta da un'accelerazione gravitazionale da 4G, che aumenta a 5G durante la discesa. Quello che differenzia Blue Shepard dalla concorrenza è che la sua architettura fa sì che il comfort offerto sia più vicino a quello di un aeroplano piuttosto che a quello di un missile, seppure si possono raggiungere 100,5 km di altezza in poco più di 10 minuti. Il prossimo anno dovrebbero cominciare i primi test con i piloti veri e propri. Dire "piloti" è però è un'enfatizzazione, in quanto New Shepard dovrebbe sfruttare la guida autonoma per praticamente tutta la durata del volo. Anche durante i viaggi commerciali non c'è la necessità di avere personale ai comandi.
Se tutti i test andassero in porto, i servizi veri e propri potrebbero partire dal 2018, ad un prezzo a cui la compagnia non ha ancora pensato. Virgin Galactic ha fissato un costo di 250 mila dollari per biglietto, nonostante questo l'interesse verso i voli spaziali turistici rimane elevatissimo.

Blue Origin Blue Origin è aperta a ricevere e ad offrire opportunità di carriera a chi si rivelerà idoneo. In generale, essa assume progettisti di motori, analisti della scienza del volo, ed anche non meglio precisati operatori di laser robotici. “La passione del nostro team per l’esplorazione spaziale è un fattore stimolante per chiunque voglia unirsi a noi, per forgiare nuove frontiere”, ha annunciato il suo fondatore. Blue Origin, come abbiamo visto, non è però l’unica a inseguire l’esplorazione spaziale con veicoli riusabili. Riuscirà a tenere il passo di SpaceX con il Falcon 9, e di Virgin che ha appena svelato l’Unity? Solo il tempo conferirà una risposta certa, ma i primi sviluppi indicano che la direzione potrebbe essere quella giusta, come confermano anche i complimenti arrivati direttamente da Elon Musk.