La caccia nel regno animale: l'astuzia dei predatori

Dove non può arrivare con la forza, l'agilità o la velocità, un predatore deve farlo sfruttando altre sue doti, come ad esempio l'astuzia.

La caccia nel regno animale: l'astuzia dei predatori
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Nelle ultime settimane vi abbiamo accompagnati in un viaggio tra acqua, terra e aria alla scoperta dei più veloci e letali predatori del regno animale; tuttavia, utilizzare la sola velocità per classificare la pericolosità dei cacciatori in natura potrebbe risultare piuttosto limitante.
Sicuramente, veder sfrecciare un animale a oltre 100 Km/h può sorprendere, come vedere un uccello fiondarsi a velocità impensabili sulla sua preda da altezze incredibili. Non a tutti Madre Natura ha fornito i mezzi per compiere tali acrobazie e questo ha spinto i diversi predatori a dover studiare le proprie prede e i rispettivi terreni di caccia al fine di individuare le strategie migliori per procacciarsi il cibo.
Seguiteci, in questo viaggio attraverso le tecniche di caccia più particolari del mondo animale.

Sfruttare le proprie armi

Un predatore lento, di ridotte dimensioni o non dotato di una forza particolare, potrebbe sembrare spacciato in un mondo così spietato come quello animale. E probabilmente è stato così per diverse specie nel corso dei secoli, durante i quali hanno dovuto soccombere al cospetto di animali che, pur magari trovandosi in simili situazioni di disagio, hanno trovato un modo per elaborare una strategia in grado di aiutarli a superare i propri limiti e diventare dei letali cacciatori.

La capacità di sorprendere una preda attirandola con una vera e propria esca o ingannandola facendole credere di essere al riparo di un'ombra rinfrescante oppure, ancora, il saper aspettare con pazienza finché il proprio bersaglio non è così vicino da non poter più fuggire: queste sono solo alcune delle tattiche di cui parleremo e siamo sicuri che alcune di esse sapranno davvero sorprendervi, a cominciare proprio dalla prima, messa in atto da un predatore che non ha bisogno di tante presentazioni, in quanto ci hanno pensato la letteratura ed il cinema a rappresentarlo come uno dei più terrificanti cacciatori del regno animale: il grande squalo bianco.

Il Re dei mari

Prendendo in esame il grande squalo bianco ci poniamo al cospetto di un predatore in grado di mettere in atto diverse tecniche di caccia, ognuna delle quali si basa su una delle sue caratteristiche distintive.
Dagli studi effettuati su questi animali, è stato osservato come essi tendano ad attaccare le loro vittime lateralmente, da dietro o dal basso con rapidi movimenti che culminano con forti colpi inferti col muso, una tecnica che punta a stordire e ferire le prede e renderle incapaci di reagire.
Questi movimenti rapidi e improvvisi sono necessari in quanto gli squali bianchi non sarebbero in grado di sostenere un lungo inseguimento, il quale viene scongiurato proprio da questi intensi impatti e fugaci morsi utilizzati per indebolire le prede.

Ma tra le tecniche a disposizione di questi magnifici predatori ce n'è una in particolare che suscita una certa curiosità.
Gli amanti del genere fantasy sicuramente ricorderanno bene la sequenza finale della Battaglia del Fosso di Helm, una delle scene più emozionanti de Le Due Torri, nella quale una poderosa carica di cavalleria condotta da Eomer e Gandalf alla testa di un esercito di Rohirrim sbaraglia le linee nemiche mettendo di fatto fine all'assedio della fortezza: mentre i cavalieri scendono dal ripido pendio, il sole, sorto alle loro spalle, acceca le prime linee degli Uruk-hai rendendole incapaci di mantenere le posizioni.

Lo squalo bianco è in grado di sfruttare il sole in un modo simile, riuscendo a determinare la direzione dei raggi solari al fine di arrivare addosso alla sua preda mentre è incapace di vederlo poiché controsole: una tecnica letale, che di fatto è un'ulteriore prova del notevole arsenale a disposizione di quello che potremmo definire, senza paura di sbagliare, il più grande predatore dei mari.

Ingannare la preda

Forza e velocità non sono sempre le armi più importanti a disposizione di un cacciatore nel mondo animale. L'astuzia è un fattore che accomuna tutti i predatori, grandi o piccoli che siano, e che li porta a studiare modi per sorprendere le prede con dei veri e propri tranelli.
Partiamo con l'esaminare un uccello, l'Airone Verde, che è stato osservato mentre "pesca" i pesci di cui si nutre.
Ebbene sì, con l'ausilio di piccoli pezzetti di cibo o di pesci di piccole dimensioni, utilizzati come vere e proprie esche che getta sulla superficie dell'acqua, è in grado di attirare i suoi bersagli e di catturarli con rapidissimi movimenti.

Un'altra strategia sicuramente interessante risulta essere quella adottata dall'Airone Nero, specie diffusa nelle calde paludi africane, che una volta raggiunti gli specchi d'acqua disseminati dispone le sue ali creando un cono d'ombra, tramite il quale ottiene una migliore visuale sui piccoli pesci che nuotano sotto la superficie, che si avvicinano in cerca di un fresco riparo dal sole cocente e che, invece, realizzano troppo tardi di essere finiti direttamente tra le grinfie del predatore.

Ma gli stessi specchi d'acqua che gli aironi utilizzano come terreno di caccia possono rivelarsi estremamente pericolosi anche per loro stessi. Durante l'osservazione di alcuni esemplari di alligatore americano, ad esempio, è stata avanzata l'ipotesi che questi, consapevoli del fatto che gli aironi cercano rami per costruire i loro nidi durante la stagione degli amori, si nascondano in prossimità dei canneti in attesa che gli uccelli si avvicinino abbastanza da poterli afferrare con un rapido movimento improvviso.

Un'altra tattica curiosa che merita di essere citata è quella adottata dal margay, o gatto di Wied, il quale ha imparato a imitare il verso dei cuccioli di tamarino calvo, una delle sue prede preferite, in modo tale da attirare gli esemplari adulti di questi primati per poterli catturare.
La capacità di ingannare le proprie prede ricopre un ruolo fondamentale per i predatori, un modo di cacciare che permette di raggiungere il proprio obiettivo con uno sforzo relativamente ridotto. Per un cacciatore solitario, un vero e proprio vantaggio.

Lavoro di squadra

Quanto vi abbiamo raccontato finora si riferisce a predatori che prediligono una caccia svolta in solitaria, un confronto 1v1 con la loro preda. Ma se parliamo di tattiche di caccia non possiamo tralasciare quelle specie che invece si organizzano per delle vere e proprie battute di caccia di gruppo. Un esempio di ciò ce lo forniscono le maestose megattere.

Questi giganteschi cetacei sono capaci di organizzarsi in attacchi coordinati per accerchiare e intrappolare grandi banchi di pesci dei quali si cibano.
Una volta individuati, le megattere si avvicinano e iniziano a muoversi in cerchio, chiudendoli all'interno di un'area ben definita e utilizzando le coltri di bolle d'aria emesse dai loro sfiatatoi per intrappolare i pesci. A quel punto, non resta che muoversi sotto i banchi e risalire improvvisamente con le fauci spalancate. Una tattica che denota una certa capacità di organizzazione da parte di questi cetacei, per certi versi sorprendente.

In questo nostro viaggio nel mondo dei predatori vi abbiamo raccontato dei più veloci, dei più astuti e di quelli considerabili dei veri e propri strateghi, animali che hanno dovuto adattarsi a condizioni climatiche ostili e ai propri limiti, o che hanno imparato a trarre il massimo dalle loro caratteristiche fisiche superiori.
Nella continua lotta per la sopravvivenza, ogni specie ha imparato ad affinare le sue strategie, siano esse di caccia o di fuga, e proprio queste strategie sono un elemento fondamentale per l'equilibrio sul quale il mondo animale si basa da sempre, nonostante i mutamenti avvenuti nel corso della storia evolutiva del nostro Pianeta.


Image Credits:
Derek Keats, Wikimedia Commons.