Christopher Nolan ai produttori di TV: basta con l'effetto soap opera!

Christopher Nolan, insieme a Paul Thomas Anderson, vuole una “reference mode” su tutti i TV per preservare il lavoro dei registi.

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Qual è la prima cosa da fare quando si acquista un nuovo televisore? Una volta acceso e passata l'emozione iniziale, il passaggio da fare è sempre lo stesso: spegnere le ottimizzazioni per il moto delle immagini. A prescindere dalle impostazioni relative al colore, alla luminosità e al contrasto, difficili da gestire e che necessitano di una strumentazione apposita per essere calibrate a dovere, disattivare queste impostazioni è un passaggio semplice e alla portata di tutti. Se vi state chiedendo cosa sono, si tratta di algoritmi di Motion Interpolation, che aggiungono frame fittizi al contenuto originale per renderlo più fluido.
Utili quando si guarda una partita di calcio o un evento sportivo, questi si rivelano però controproducenti durante la visione di un film, rendendolo diverso dall'idea originale del regista. Un concetto chiaro da tempo agli appassionati, ma che deve passare, secondo Christopher Nolan, anche al pubblico di massa e soprattutto ai produttori di TV.

Il miglioramento delle immagini e il cinema: un amore mai nato

Per capire il motivo che ha spinto Christopher Nolan, Paul Thomas Anderson e anche la Directors Guild of America, l'associazione dei registi americani, a muoversi e a far sentire la propria voce, immaginate per un secondo di essere un redivivo Vincent van Gogh e di vedere un capolavoro come la "Notte Stellata", ma con colori completamente differenti da quelli originali. Di certo, l'irascibile artista olandese non l'avrebbe presa bene. Ora, tornando ai giorni nostri, immaginate di essere Christopher Nolan e di entrare in un negozio che vende televisori, in cui utilizzano Dunkirk per mostrare le capacità dei moderni TV. Lo scenario, molto probabilmente, sarebbe desolante, con colori saturi e lontani dagli originali e soprattutto il motion compensation attivo, che trasforma il dramma della guerra in una soap opera di dubbio gusto. Gli algoritmi di Motion Interpolation sono stati introdotti nei TV per essere utilizzati con gli eventi sportivi, ma sempre più spettatori li impiegano anche con i film, insieme ad altri "miglioramenti" apportati dall'elettronica del televisore, che non fanno altro che distanziare la visione da quella che era l'idea originale del regista.

Al recente IFA di Berlino abbiamo avuto modo di vedere più volte dei monitor professionali, usati per la color correction, al fianco di TV di fascia alta calibrati ad hoc, per mostrare quanto siano fedeli nella riproduzione. Seppur con ottimi risultati, anche questi si distanziavano dalla volontà del regista. Pensate cosa accade quando si acquista un TV, lo si accende e si parte subito a vedere un film, senza apportare alcun cambiamento alle impostazioni: il risultato è un contenuto video differente.
Ecco perché Nolan e i suoi colleghi americani intendono collaborare con i produttori per la creazione di una "Reference Mode", un preset interamente dedicato al cinema che elimina in un solo colpo tutti quei "miglioramenti" che vanno a modificare la resa finale a schermo. Una richiesta che accomuna anche altri registi, basti pensare che James Gunn, Christopher McQuarrie e Rian Johnson si sono aggiunti al coro nell'ultimo anno, anche in modo ironico, affermando: "Vuoi vedere film che sembrano liquidi come la diarrea? Bene, ma deve essere una tua scelta.".

Il problema, secondo i registi, è che il motion interpolation, insieme alle tecnologie di gestione del colore, sono spesso attive di default sui TV appena acquistati. Questo sta portando sempre più persone, soprattutto le meno preparate tecnicamente, a credere che l'utilizzo di questi algoritmi porti un miglioramento nella qualità di visione, quando invece è esattamente il contrario. Il dialogo appena avviato tra i maggiori registi americani e la UltraHD Alliance potrebbe dunque porre un freno all'attuale situazione, che se non affrontata subito potrebbe rendere inutile il lavoro di registi e addetti ai lavori del settore, sempre più prevaricato dall'elettronica dei televisori.