Chrome OS Flex: l'OS di Google per resuscitare i nostri vecchi PC

Google lancia una versione gratuita e ridotta del suo Chrome OS pensata per ridare vita a computer di lunga data. A chi è rivolto?

Chrome OS Flex: l'OS di Google per resuscitare i nostri vecchi PC
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Google fa sul serio. Mentre i Chromeboook iniziano a ingranare nel mondo PC, Mountain View si prepara a lanciare una versione del suo sistema operativo adatta per essere installata su vecchie macchine targate Windows, Mac o Linux. Chrome OS Flex darà infatti la possibilità di trasformare vecchi PC in Chromebook riportandoli in vita, installando gratuitamente un sistema operativo leggero, rapido e con un'esperienza utente quanto più possibile vicina alla versione base di Chrome OS. Una mossa di un certo peso, che mostra quanto Google punti tanto sul suo nuovo ecosistema e su un sistema operativo che ha sin da subito mostrato grandi potenzialità di sviluppo e crescita.

Di cosa si tratta

Chrome OS Flex è una versione semplificata e con qualche compromesso del normale Chrome OS, sarà completamente gratuita e funzionerà grazie al cloud. Google promette un'esperienza d'uso rapida e veloce, specificatamente pensata per il mondo lavorativo e per le scuole e con più di un occhio di riguardo per la sicurezza, visto che il sistema riceverà costanti aggiornamenti e patch per renderlo quanto più sicuro e stabile possibile.

La sua struttura "flessibile" si adatta a computer pensati e sviluppati per far girare altri software e, soprattutto, per quei device con specifiche tecniche ormai superate che potrebbero così tornare a funzionare con rapidità ed efficacia. Tutto questo grazie ad un OS che, stando alle promesse dei suoi creatori, non rallenta mai, si avvia velocemente e dà rapido accesso alle app. L'installazione sarà facile e gratuita, possibile tramite USB o internet e con sincronizzazione rapida grazie al proprio account Google. Basterà avviarlo tramite chiavetta USB anche solo per provarlo, mentre con l'installazione completa tramite la rete il sistema verrà installato sulla macchina e diverrà quello predefinito.

A chi è rivolto

Chrome OS Flex supporta già pienamente tutte le app sviluppate da Google e già presenti nella versione base. Ci saranno le varie Documenti, Pixlr, Meet, Skype e tutte le webapp che sono alla base del funzionamento del sistema, Instagram, Messenger, Youtube, Spotify. Per ora la versione è disponibile solo in accesso anticipato ed è considerata piuttosto instabile, segno di un prodotto ancora tutto da costruire e che troverà stabilità con il passare delle versioni e delle prove. I PC e i Mac compatibili sono numerosi, ma è probabile che la lista si vada ad allargare con il passare dei mesi e con l'arrivo di nuovi aggiornamenti.

Per installare questa versione ad oggi disponibile di Flex occorre avere una chiavetta con almeno 8 GB di spazio e un PC con almeno 4 GB di RAM e 16 GB di spazio libero. Il processore dovrà per forza essere un 64-bit di Intel o AMD, che va a coprire una buona lista di prodotti ma che ne esclude inevitabilmente altri. Essendo pensato per macchine di una certa età, Flex non potrà ad esempio essere installato su Mac con processore proprietario M1. La lista di compatibilità di Google è comunque piuttosto esaustiva tra modelli funzionanti certificati, altri che lo diventeranno in futuro o quelli che fanno girare Flex ma con qualche problema o instabilità.

Da CloudReady a Flex

Per dare vita a Flex, Google ha sfruttato il lavoro di un'azienda statunitense recentemente entrata a far parte della galassia di Mountain View. Si tratta di Neverware, che a suo tempo aveva creato CloudReady, che permetteva, appunto, di trasformare vecchi PC e Mac in dispositivi Chrome OS. Google non ha fatto altro che sfruttare il lavoro di Neverware e di utilizzarlo per lanciare la sua versione. Tutti i dispositivi che hanno già CloudReady installato riceveranno presto un aggiornamento a Flex, segno della continuità totale tra le due realtà e del lavoro di Google, che è diretta conseguenza di quello già sviluppato dall'azienda che ha acquistato.

Per ora tutte le funzioni di CloudReady non saranno presenti in Flex, ma è innegabile che il lavoro svolto sarà riutilizzato per creare la versione definitiva e completa del nuovo sistema operativo virtuale. Google ha così pronta una vetrina di visibilità per i suoi computer, un modo per mostrare al mondo le potenzialità delle sue macchine e del suo sistema proprietario. Ha quindi tutto l'interesse per creare una versione stabile e quanto più possibile vicina a quella standard. I compromessi ci saranno, ma la bontà dell'operazione sembra totale.

Qualche rinuncia

In primo luogo, Google ha sottolineato la differenza di sicurezza tra Flex e l'OS montato sui Chromebook. Con componenti hardware nativi diversi non potrà essere garantito il medesimo livello di copertura. Inoltre, non vi sarà supporto alle app Android e non sarà possibile l'utilizzo di macchine virtuali per eseguire Windows sui futuri Chromebook. Si avranno anche difficoltà nell'installare Flex su dispositivi Linux e differenti saranno anche tutte le scorciatoie da tastiera implementate sui normali Chromebook, anche qui per via di macchine pensate per altri sistemi operativi.

Differenti saranno anche le prestazioni, l'autonomia e il risparmio energetico rispetto al sistema operativo base. Non dovrebbero essere presenti nemmeno le funzionalità di ascolto dell'assistente virtuale e tutte le opzioni di sincronizzazione con i telefoni Android. Piccole rinunce cui si può tranquillamente sorvolare vista la grande occasione di ridare lustro a device che, magari, avremmo semplicemente buttato via.

Gli obiettivi

Da sottolineare ancora una volta la grande forza di questa operazione. Chiaro che Google non è mossa da pura bontà d'animo e desiderio di fare favori all'utente. L'obiettivo è quello di diffondere quanto più possibile il suo sistema operativo e i suoi computer sul mercato. Per farlo ha deciso di sfruttare una delle caratteristiche peculiari del suo OS: la leggerezza in termini di memoria e consumo di risorse. Chrome OS è un sistema rapido e veloce, che non si perde in inutili funzioni e complicazioni e che, per questo, non richiede risorse hardware troppo potenti per funzionare con efficienza e rapidità.

Queste caratteristiche avranno certamente acceso una scintilla tra le menti di Mountain View, che hanno trovato in Flex l'arma migliore per dare diffusione a Chrome anche su prodotti non pensati specificatamente per ospitarlo. Di base si tratta dello stesso principio che muove software basati su Linux come Ubuntu, capaci di funzionare ed essere installati su qualsiasi sistema, ridando nuova vita a macchine vecchie o non capaci di funzionare più bene con sistemi ben più pesanti e dispendiosi dal punto di vista delle risorse come i vari Windows o MacOS più recenti.

La "demo pubblicitaria"

La filosofia dei progetti è naturalmente diversa: laddove Ubuntu ha sempre avuto un'anima open source basata sulla collaborazione tra utenti e addetti ai lavori, l'obiettivo di Google è quello di dare massima diffusione al suo prodotto e dare conseguente e ben più ampia spinta ai Chromebook. Il pensiero dietro a tutto questo, è quello di dare agli utenti che non riescono a cambiare il proprio computer un'alternativa funzionante e a costo zero.

Con una semplicità estrema si dà all'utente la possibilità di non spendere nulla e continuare a utilizzare un prodotto che magari avrebbe gettato via e, allo stesso tempo, lo si avvicina al mondo di Chromebook, alla sua semplicità e facilità d'uso. Google sta investendo su una vetrina di sicuro impatto e su persone che magari, dopo averlo usato gratis ed essersi trovate bene, decideranno di aprirsi alla proposta di Google anche su un nuovo PC. Flex ha tutta l'aria di essere una demo pubblicitaria del progetto Chromebook, una scelta di marketing molto ben orchestrata e a suo modo geniale.

Opportunità

Al di là dei reali motivi che hanno spinto a questa scelta, Flex potrebbe rappresentare davvero una possibilità importante per moltissimi utenti. I PC costano sempre di più e durano sempre meno e trovare un modo per permettergli di funzionare ancora per un po' è un'opportunità irrinunciabile che è giusto venga data a tutti. Non sempre si è disposti a cambiare il proprio device quando questo inizia a funzionare male; ci si ritrova così ad usare dispositivi lenti, che si bloccano spesso e che non hanno più le prestazioni che offrivano appena comprati.

Con un progetto come Flex si allunga la vita di questi dispositivi, riportandoli, sulla carta, ad un livello di prestazioni nuovamente decente. Macchine che avremo dato per inutilizzabili potrebbero così riprendere ad avere un senso e prodotti che avremo buttato via potranno continuare a svolgere la loro funzione ancora per tanto tempo. Con qualche compromesso di opzioni e funzionalità si avrà un sistema operativo completo e in grado di svolgere tutte le azioni che gli competono. Allungare la vita ai propri computer sembra finalmente possibile. Vedremo, quando Chrome OS Flex raggiungerà la maturità, se il progetto avrà davvero il successo che merita.