La clonazione è davvero utile? Dopo la pecora Dolly, ecco dov'è usata oggi

Non sentiamo più parlare della clonazione in termini entusiastici dalla nascita di Dolly, è forse una tecnica passata di moda?

La clonazione è davvero utile? Dopo la pecora Dolly, ecco dov'è usata oggi
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Sono passati 25 anni ormai dalla nascita di Dolly, il primo mammifero clonato usando DNA prelevato da una cellula adulta tramite la tecnica del nuclear transfer. L'annuncio, che arrivò solo un anno dopo la nascita dell'ovino, fece un grosso clamore e conquistò le prime pagine di tutto il mondo, scatenando dibattiti morali e previsioni distopiche affrettate.
Jurassic Park sembrava più vicino e i giornali si chiedevano quando sarebbe stato il turno dell'uomo, dando il via a una nuova era in cui la rinascita di affetti perduti sarebbe diventata realtà. Oggi però sentiamo raramente parlare di clonazione. La tecnica che preannunciava grandi traguardi per l'umanità è stata forse sopravvalutata?

25 anni da Dolly, emblema della clonazione

Dolly fu il primo mammifero clonato con la tecnica del trasferimento nucleico ma non il primo animale in assoluto, dal momento che nel secolo scorso i successi nella clonazione di anfibi, amebe e altri organismi meno complessi furono numerosi.

La tecnica venne inizialmente adottata da Briggs e King negli anni '50, per poi essere perfezionata da Gordon qualche anno dopo. Gli esperimenti degli scienziati si concentrarono su rane leopardo: Briggs e King privarono delle cellule uovo delle rane del loro nucleo e le riempirono successivamente con DNA nucleico estratto da cellule di embrioni delle stesse rane leopardo.

Tale approccio si avvaleva del principio della flessibilità genetica delle cellule embrionali ma il vero passo in avanti nella storia della clonazione si deve a Gordon. Quest'ultimo infatti, adottò la stessa tecnica ma al posto di DNA estratto da cellule embrionali inserì nelle cellule uovo il DNA ottenuto da cellule di girini completamente formati. Il successo di Gordon provò che il DNA di una cellula matura trapiantato all'interno di una cellula uovo regrediva ad uno stato più versatile, non rendendo necessario l'uso di cellule embrionali. E dunque venne Dolly.

Dolly venne clonata con la tecnica appena spiegata, il trasferimento nucleico, trapiantando il DNA estratto da una pecora della razza Finn-Dorset nella cellula uovo di un ovino della razza Blackface. Il risultato fu incredibile, visto che fino a quel momento si era riusciti a clonare solo organismi molto meno complessi.
Dolly, tuttavia, fu in grado di vivere soli sei anni e mezzo, a causa dello sviluppo di una forma di cancro ai polmoni piuttosto comune tra le pecore, non riconducibile alla sua storia biologica.

La genesi di Dolly non doveva essere semplicemente un titolo per i giornali. I ricercatori volevano utilizzare il sistema di produzione del latte dell'animale per creare proteine in grado di trattare malattie umane. Il progetto era tuttavia troppo ambizioso e venne abbandonato a causa dei costi spropositati che avrebbe richiesto.

In 25 anni molti altri animali sono stati clonati, ma raramente tali traguardi sono stati degni di nota per il grande pubblico. Appare legittimo chiedersi dunque quali sono stati, e se la clonazione potrà raggiungerne di nuovi e rilevanti nel futuro prossimo.

Successi e futuro della clonazione

Parliamo subito dell'elefante nella stanza: ci sono progetti in atto per la clonazione di esseri umani? No. Ad oggi nessuno ha proclamato di voler raggiungere questo obiettivo, nonostante siamo in grado da circa 7 anni di clonare embrioni umani e 3 anni fa un gruppo di ricercatori cinesi ha riferito la nascita di due cloni di primati.

Le ragioni per cui nessuno sta provando a creare un esercito di cloni in stile Star Wars sono molto sensate. Le più importanti sono certamente di natura etica: l'esperimento cinese che ha permesso la nascita di due scimmie consisteva nella produzione di circa 80 embrioni cloni, che hanno portato a sei gravidanze e ad appena due nascite.
Il rischio di mortalità infantile è tremendamente alto per poter anche solo pensare di replicare tutto ciò con gli esseri umani. La vera domanda però è un'altra. Se anche fossimo in grado di clonare umani con relativa facilità, quale sarebbe la ragione per farlo? Riavere i propri cari indietro, o personalità famose? Queste idee sono pura utopia, dato che ormai siamo ben consci del fatto che l'ambiente influenza il comportamento e di conseguenza la copia genetica di Einstein potrebbe risultare ben lontana dall'Einstein che conosciamo.

Ma allora che ce ne facciamo della clonazione? Nonostante clonare gli esseri umani non sia sensato, clonare animali è diventato relativamente normale. In un'era in cui il genoma editing è ancora lontano dall'essere una prassi, clonare animali all'interno di allevamenti è un metodo per selezionare alcune caratteristiche che possono interessare all'allevatore, come la resistenza alle malattie o la fertilità. Questo sta già accadendo. Ad esempio, in Russia sono stati prodotti alcuni vitelli "OGM".
Ci sono, ovviamente, anche altre ragioni, legate principalmente alla clonazione di animali domestici. Se infatti non si può sperare di riavere il proprio Fido indietro, i possessori di animali con un certo pedigree possono essere interessati a ricrearne altri con le stesse caratteristiche.

Ci sono anche motivazioni più nobili per l'uso della clonazione, come la preservazione di animali a rischio di estinzione. Chiariamoci: la clonazione difficilmente potrà da sola salvare delle specie a rischio, ma può costituire un valido aiuto per mantenere la diversità genetica.

Elizabeth Ann, il primo furetto dai piedi neri clonato, è un esempio di quanto detto: la specie nativa del Nord America è stata decimata dalla peste silvestre, una malattia causata dallo stesso batterio responsabile della peste bubbonica. Tutti i furetti vivi al giorno d'oggi sono per metà fratelli o sorelle. Tranne Elizabeth-Ann.
Presto, inoltre, la piccola furetta verrà raggiunta da nuovi cloni, potenziali sorelle e compagni di accoppiamento, per poter rinfoltire il comparto genetico della specie. Chiaramente la clonazione non sostituisce l'opera di preservazione: i furetti vanno tutelati e protetti ma presto potrebbe esserci un futuro per questi piccoli animali, anche grazie alla clonazione.

La clonazione tuttavia potrebbe avere vita breve: ci sono tecniche che sono probabilmente destinate a soppiantarne le applicazioni attuali, come il genoma editing tramite il metodo CRISPR. Nonostante questo, clonare animali è molto più semplice, per alcune specie, e meno costoso, costituendo l'unica valida alternativa al momento.
Se anche una piccola specie di furetti può essere salvaguardata, sarebbe una follia bollare la clonazione come una tecnica inutile, visto che in futuro potrebbe essere utilizzata per altre specie e rappresentare un valido aiuto per la salvaguardia di animali a rischio di estinzione e per proteggere la biodiversità.