Come i vertici di Google reagirono all'elezione di Trump, un video nella bufera

Il sito di destra Breitbart ha ottenuto un video in cui si vedono i vertici di Google commentare (con rammarico) la vittoria di Trump. È polemica.

Come i vertici di Google reagirono all'elezione di Trump, un video nella bufera
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Il popolare sito di destra Breitbart ha ottenuto e diffuso un video in cui si vedono i più importanti vertici di Google commentare, con tono tra il disfattista e lo sconvolto, la vittoria di Trump subito dopo la sua elezione.
Il video sta facendo molto discutere e riaccende il problema della presunta partigianeria dei colossi tech. Il meeting tra vertici e dipendenti è un evento regolare nel quartier generale di Mountain View, avviene ogni venerdì, non a caso è stato chiamato "Thanks God is Friday".
La peculiarità sta nel momento dell'evento, pochi giorni dopo l'elezione di Trump, e nella natura degli argomenti trattati durante il meeting. Il video è stato consegnato al sito fondato da Andrew Breitbart da una fonte anonima.


Pistola fumante? I commenti sprezzanti dei vertici di Google

Il video mostra una presentazione interna tenuta dal CEO di Google Sundar Pichai e dagli altri vertici poco dopo l'elezione di Donald Trump. "Ci sono persone che sono molto spaventate", ha detto Pichai riferendosi ai dipendenti della compagnia appartenenti alle minoranze.
Durante la presentazione è stato più volte chiesto al CEO se Google intendesse investire in strumenti per informare ed educare una fetta della popolazione maggiore, domande a cui Sundar Pichai ha risposto affermativamente. "C'è una grossa opportunità per risolvere il problema", ha detto parlando di investimenti in nuove tecnologie e IA.
Le domande, così come le risposte dello stesso CEO, sottintendono che parte dello staff dell'azienda attribuisca la vittoria di Trump all'ignoranza e alla disinformazione. La destra americana, ovviamente, si è spinta oltre, affermando che il video mostrerebbe una certa ambizione al voler "rieducare" l'elettorato di destra che ha permesso la vittoria del Partito Repubblicano.

Chiaramente si tratta di speculazioni, che trovano comunque terreno estremamente fertile viste le accuse che ormai da un paio di anni a questa parte sono rivolte quasi quotidianamente ad aziende come Twitter, Facebook e la stessa Google.
Accuse di voler influenzare l'elettorato favorendo l'agenda del Partito democratico. Per Breitbart, uno dei primissimi web magazine ad aver sostenuto la campagna di Donald Trump, il video sarebbe proprio la pistola fumante che incrimina definitivamente la Silicon Valley - o quantomeno Google.
Ruth Porat, una dei vertici di Google, nel video è vista trattenere a stento le lacrime mentre racconta del suo sostegno alla candidata del Partito Democratico Hillary Clinton. Sergej Brin, co-fondatore di Google, parla apertamente di un giorno triste: "So però che c'è una piccola parte di voi che è felice ed entusiasta, dobbiamo tenere conto anche di voi... a favore della legalizzazione della cannabis", ha ironizzato riferendosi al referendum tenutosi in alcuni Stati contestualmente alle presidenziali.
È uno dei pochi momenti in cui, nel filmato, si sentono delle risate. Brin ha detto che ritiene i risultati delle elezioni estremamente offensivi, che la maggior parte degli americani evidentemente non condivide i valori della sua azienda. Inoltre il co-fondatore di Google avrebbe fatto un paragone con il fascismo e il comunismo.
Secondo l'interpretazione fatta da Breitbart si tratterebbe di una velata insinuazione rivolta allo stesso "movimento populista" di Trump. Non manca nemmeno una citazione inaspettata: nel corso del suo intervento, Kent Walker ha riportato una frase del nostro ex Premier Matteo Renzi che, durante un suo discorso, aveva parlato della divisione tra il mondo dei muri e quello delle piazze, dove le persone si incontrano e formano una comunità con lo scopo di arricchirsi reciprocamente.
Walker ha anche detto che la compagnia deve assicurarsi che l'avanzata dei populisti non si traduca in qualcosa di più catastrofico, come una terza guerra mondiale.
Insomma, Google non ne viene fuori troppo bene, contando che è di questo che è stata accusata l'azienda in passato: essere marcatamente schierata a sinistra. Ma c'è una seconda accusa, che è quella di utilizzare la sua posizione per influenzare i suoi utenti. Quest'ultima è una tesi tutta da dimostrare.

E la destra si sfrega le mani

Guardare la homepage di Breitbart in questo momento è un esercizio abbastanza utile per comprendere i sentimenti che il video ha suscitato nella destra americana: un articolo, ad esempio, rimette il dito nella piaga riportando come numerosi ex membri dello staff di Hillary Clinton ora lavorino con Google, e che dopotutto anche la stessa campagna della democratica ha attinto a piene mani dall'organico di Mountain View.
Un altro, invece, raccoglie tutte le volte secondo cui, per il sito conservatore, Google avrebbe mostrato segni di imparzialità - accusando l'azienda di aver cercato di sabotare lo stesso web magazine di destra in passato, diminuendone le entrate pubblicitarie.
Il figlio del Presidente Trump ha scritto su twitter con una certa ironia "Ma no, non sono assolutamente schierati", per poi parlare di monopolio (una tesi che avevamo in parte raccontato qui).
Brad Parscale, incaricato di gestire la futura campagna per la rielezione di Trump nel 2020, ha detto invece che l'azienda deve spiegare in che modo quanto emerso dal video non sia una minaccia alla Repubblica. "Solo Google può riuscire nell'impresa di far sembrare Facebook buono", ha poi aggiunto. Lo stesso Parscale, che nel 2016 era già stato a capo del reparto digital della campagna a sostegno di Trump, vuole che venga aperta un'indagine contro Google - anche se non è chiaro secondo quali presupposti questo dovrebbe succedere. Anche l'europarlamentare ed ex leader dell'UKIP Nigel Farage chiede che sia aperta un'inchiesta.


La risposta di Google

Nel frattempo non è mancata una replica della stessa azienda, che ha smentito di essere politicamente schierata: "Nulla che è stato detto durante quell'incontro, o in qualsiasi altro, suggerisce come una forma di parzialità influenzi il modo in cui costruiamo e facciamo funzionare i nostri prodotti", si legge in un comunicato di Mountain View, in cui viene sottolineato come il meeting fosse stato immediatamente successivo a una stagione elettorale particolarmente lunga e divisiva.
"Al contrario, ogni nostro prodotto è costruito per essere utilizzato da tutti, li progettiamo con la massima attenzione affinché siano affidabili fonti di informazioni per tutti, a prescindere dal loro orientamento politico". Google sottolinea che quello raffigurato nel video sia semplicemente un momento di condivisone di opinioni personali tra dipendenti e direzione.
Eppure anche così non mancano certo alcune perplessità: è corretto parlare di politica sul posto di lavoro? Come può sentirsi un dipendente di Google reo di avere simpatie conservatrici dopo aver sentito i suoi capi parlare in questo modo del suo leader politico?
Trovate il video in questione, assieme a una scaletta con tutti i momenti salienti divisi per minuto, a questo link.