Corning Gorilla Glass: storia e metodo di produzione

Corning è un’azienda americana che produce l’apprezzatissimo Gorilla Glass, un vetro rinforzato chimicamente e spesso solo 0,4 millimetri, ma dall'elevata resistenza agli urti e ai graffi.

Corning Gorilla Glass: storia e metodo di produzione
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Utilizzare del vetro per garantire protezione ed usabilità agli schermi di smartphone e tablet sembra un'idea bizzarra. Si tratta di un materiale pesante, riflettente e soprattutto particolarmente soggetto a rotture. Si sa che per creare una crepa in un vetro comune non c'è poi bisogno di molto, basta un impatto di media entità nel punto giusto. Se ciò accadesse il costo per la riparazione non sarebbe indolore, poiché il vetro è un materiale generalmente costoso. Non è infatti sorprendente notare come alcuni produttori abbiano deciso di rivolgersi a schermi fatti di plastiche più sottili e flessibili.
Nel campo del vetro c'è però una realtà che ha messo in mostra una situazione ben diversa da quella appena descritta. Questa si chiama Corning, è americana e produce l'apprezzatissimo Gorilla Glass, un vetro rinforzato chimicamente e sottile 0,4 millimetri, quasi quattro volte meno lo spessore di un capello umano, tanto per capirci. Nonostante si tratti di un materiale snello, esso si è dimostrato essere resistente agli impatti ed anche ai graffi. Per questo e tanti altri interessanti motivi, il Gorilla Glass è sugli schermi di più di un miliardo e mezzo di dispositivi di tutto il mondo, che includono grossi nomi come quello di Samsung, di Sony o di Lenovo. La tecnologia di Corning non è solo smartphone e tablet però, ma anche TV come quelle della famiglia Bravia, che la utilizzano.

Breve storia del Gorilla Glass

Il vetro di Corning è nato paradossalmente da un esperimento andato male. Nel 1952, uno scienziato della società piazzò un pezzo di vetro fotoresistivo in una fornace per condurre alcuni test. Ad un certo punto della procedura il forno alzò improvvisamente la sua temperatura, facendola passare da 600 a 900 gradi Celsius. I ricercatori si aspettavano che il vetro si fosse a quel punto completamente sciolto, ma così non fu: una volta tirato fuori dal forno, il materiale possedeva uno strato opaco anziché qualche macchia completamente fusa. Si fece così cadere il vetro al suolo e, invece che rompersi, esso rimbalzò. Lo scienziato che condusse le operazioni si chiama Don Stookey e, da quel giorno, egli ha inavvertitamente messo alla luce una nuova tipologia di materiale, una specie di ibrido fra la ceramica e il vetro. Esso era più leggero dell'alluminio, più resistente delle classiche lastre di vetro e più duro del metallo.
Nei primi anni 60 i ricercatori di Corning tentarono di migliorare le caratteristiche del vetro tramite un progetto chiamato Project Muscle, andato poi a buon fine. Chemcor è invece il nome del nuovo prodotto risultante, per il quale la società si attendeva un buon successo in svariate applicazioni commerciali. Le cose andarono però diversamente e l'esito non fu propriamente positivo, pur suscitando molta sorpresa nel mondo dell'industria. I produttori di automobili rimasero impressionati dalle sue caratteristiche ma si mostrarono tentennanti nella sua adozione, così come gli enti spaziali o le società di elettrodomestici. Eccetto per l'utilizzo in alcuni occhiali protettivi - che furono anche richiamati per la troppa facilità con cui si presentavano le crepe -, Chemcor fu un completo flop e di conseguenza fu abbandonato dalla casa madre.

Le cose ebbero un'inversione di tendenza nel 2006, quando Steve Jobs e Apple si preparavano a testare il nuovo prototipo di iPhone. L'allora CEO di Apple notò che i normali vetri potevano facilmente essere graffiati da delle chiavi o monete che l'utente aveva in tasca e, determinato a sistemare il problema, contattò proprio Corning.
Un vetro da 4 millimetri non poteva essere però impiegato su uno smartphone. L'obiettivo era quindi di ridurre lo spessore di almeno tre volte, piuttosto che migliorare la resistenza che Chemcor già possedeva. Gli ingegneri di Corning decisero però di prendersi il rischio, accettando il lavoro. La richiesta di Jobs fu ovviamente soddisfatta e nacque così il Gorilla Glass.

Le produzione del Gorilla

Il vetro Gorilla Glass è fatto principalmente da biossido di silicio, che è fuso con il calcare ed il carbonato di sodio per comporre il vetro nudo e crudo. Il biossido di silicio, però, è dapprima sciolto con alluminio ed ossigeno, che serve a creare l'alluminosilicato. E' da qui che si formano gli ioni di sodio. Prima però dello scambio ionico, il vetro deve essere reso sottile per essere adatto ad uno smartphone, ma il cosiddetto fusion draw serve proprio a questo.
Corning non deve solo stare attenta alla resistenza e alla sottigliezza, ma ha bisogno ovviamente di dare conto anche alla chiarezza della visualizzazione. Questo è il passo più delicato di tutta la procedura, perché è l'aspetto che necessita di più attenzione. Di solito, Corning riscalda i bordi del vetro temperato e lascia che il tutto si raffreddi mentre le due estremità nord-sud del vetro stesso vengono tirate in direzioni opposte da un apposito macchinario. Questo metodo si occupa anche di conferire al tutto ulteriore resistenza, poiché il Gorila Glass risulta in questo modo meno sensibile a variazioni e allo stress generale. Tutto questo non basta comunque per rendere il Gorilla Glass adatto all'utilizzo negli smartphone, in quanto gli scienziati di Corning aggiungono un ulteriore ingrediente segreto mai rivelato, necessario alla corretta realizzazione del vetro.

Corning Gorilla Glass Il vetro prodotto da Corning è quello che l’industria chiede: resistente, leggero, flessibile, limpido e sottile. Questo tipo di materiale è impiegato su moltissimi smartphone e gli utenti ne sono sempre stati piuttosto soddisfatti. In giro ci sono poi moltissimi video che cercano di rovinare il Gorilla Glass in una infinità di modi, ma pochi ci riescono per davvero. Insomma, si può dire che l’azienda ha vinto la sfida che gli è stata lanciata, perché Gorilla Glass è il vetro per smartphone e tablet (e non solo) che tutti si aspettavano, anche se i miglioramenti proseguono di anno in anno.