Che cosa accadrebbe se la Corrente del Golfo si arrestasse improvvisamente?

Una variazione dei delicati equilibri alla base della Corrente del Golfo comporterebbe dei cambiamenti radicali nelle nostre vite.

Che cosa accadrebbe se la Corrente del Golfo si arrestasse improvvisamente?
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La vita sul nostro Pianeta è il frutto di un delicato insieme di equilibri, che rende la Terra un luogo abitabile e ideale per il proliferare delle specie viventi.
I pianeti a noi più vicini sono in grado di offrirci, grazie a quanto scoperto o teorizzato sulla loro antica storia e sul loro presente, una visuale più o meno chiara su mondi nei quali in tempi più o meno recenti questi equilibri si sono infranti per diversi - e in alcuni casi ancora sconosciuti - motivi, portando queste terre lontane a diventare completamente ostili alla vita. ù

Vi abbiamo parlato in passato di quanti siano gli elementi in grado di stravolgere il nostro mondo: abbiamo parlato di cosa succederebbe se la Luna scomparisse, cosa accadrebbe se il Sole si spegnesse o se la Terra smettesse di ruotare su se stessa all'improvviso.
Questa volta, invece, andremo ad analizzare uno scenario che Hollywood ha già affrontato in un film, The Day After Tomorrow: i protagonisti di questo disaster movie si ritrovano a fronteggiare una situazione che secondo alcuni scienziati non è corretto considerare impossibile, ma semplicemente difficile che si verifichi: il completo arresto della Corrente del Golfo.

Un termoregolatore naturale

Atlantic Meridional Overturning Circulation, o AMOC. Questo è il nome scientifico completo di quella che noi chiamiamo Corrente del Golfo. Il suo è un ruolo di importanza chiave per il nostro pianeta.

Gli abitanti della penisola Iberica, della Francia, della Germania del Nord, dell'Islanda e dei Paesi Bassi non combattono quotidianamente con temperature da Era Glaciale solo grazie all'influenza estesa di questa potente corrente che parte dall'emisfero Meridionale della Terra per spostarsi verso quello Settentrionale per poi alimentare un ciclo continuo che muove calore dalle aree più calde a quelle più fredde del globo terrestre.
Il movimento delle acque sul nostro pianeta è influenzato da alcuni fattori: la parte più superficiale, si parla di uno strato di circa 200 metri, viene messa in moto dall'azione del vento.
Una più vasta area posta al di sotto di questo strato, invece, deve il suo movimento alle differenze tra le masse d'acqua coinvolte: viene utilizzata la metafora del nastro trasportatore per spiegare il moto continuo generato dalle correnti oceaniche che parte dall'Oceano Atlantico, si dirige verso l'Oceano Indiano e termina nell'Oceano pacifico per poi ricominciare.

Questa circolazione viene anche definita circolazione termoalina, dal nome dei due principali fattori che la influenzano: la temperatura e la salinità. La densità delle masse d'acqua viene sostanzialmente determinata da questi due elementi: l'acqua fredda ha una densità maggiore e per questo tende a sprofondare, contrariamente a quella calda che compie il percorso inverso.

La Corrente del Golfo ha origine all'Equatore proprio perché il Sole causa una maggiore evaporazione, con conseguente aumento della salinità, che come abbiamo detto prima è uno dei fattori determinanti per il movimento delle correnti. Con una velocità di 2 m/s, quasi 10.000 Km di lunghezza e la capacità di spostare circa 100.000.000 m3 d'acqua verso l'Europa ogni secondo, è senza dubbio una delle correnti più grandi e veloci della Terra.

Sono gli alisei a convogliare i flussi verso il Golfo del Messico, dove l'acqua arriva a temperature intorno ai 30 °C, e successivamente la forza di Coriolis e dei potenti venti provenienti da Occidente portano la corrente a dirigersi verso l'Europa.

Prima di raggiungerla, tuttavia, la Corrente del Golfo rallenta e si divide in rami minori che si dirigono in diverse aree del Nord Atlantico: uno diretto verso Nord, il quale riscalda e rende mite il clima della Gran Bretagna, della Norvegia e dell'Islanda, e uno che raffreddandosi si muove verso le Canarie andando ad alimentare la Corrente Nord-Equatoriale Atlantica per concludere il suo percorso.
Nel mentre, la corrente Nord-Atlantica raffreddandosi tende a sprofondare in un'area situata tra la Groenlandia, la Norvegia e l'Islanda generando la più grande cascata presente sul nostro pianeta. Il vortice che nasce da questo movimento spinge l'acqua verso Sud, muovendo così le grandi masse acquatiche verso l'Europa.
Il complesso movimento della Corrente del Golfo viene sfruttato da molte specie animali per le loro migrazioni, mentre il calore generato dalla corrente provoca un innalzamento delle temperature nelle zone da essa lambite tra i 5 ed i 10 °C.

Un delicatissimo equilibrio

Abbiamo appena descritto un fenomeno naturale che agisce su scala planetaria, ma per quanto possa sembrarci forte ed inarrestabile si basa su un delicato equilibrio che, se alterato, potrebbe portare a scenari non così idilliaci per le specie viventi che popolano le aree interessate dalla Corrente del Golfo.

Da diversi studi si evince, infatti, che essa stia subendo un rallentamento graduale, precisamente un indebolimento stimato del 15% a partire dagli anni ‘50, e pare che questo cambiamento sia da attribuire al riscaldamento globale.
Alcuni dati riguardanti lo scioglimento dei ghiacci della Groenlandia, ad esempio, sembrano supportare tale teoria: si calcola che, mentre vent'anni fa il ritmo di scioglimento dei ghiacci della regione si attestasse sui 50 miliardi di tonnellate all'anno, si è ora passati a quasi 300 miliardi di tonnellate.

La conseguenza è l'immissione nell'Atlantico di enormi quantità di acqua dolce e fredda, la quale influisce sulla salinità dell'acqua e sulla temperatura delle masse coinvolte dalla Corrente del Golfo. Il conseguente rallentamento ci porta verso un mondo nel quale l'AMOC risulterà più debole e con inferiore potere mitigatore del clima.

Per quanto gli scienziati siano relativamente certi che altre volte in passato, indicativamente tra il 1850 ed il 1900, la Corrente abbia rallentato il suo scorrimento, siamo comunque testimoni di un flusso che risulta essere il più debole da 1600 anni a questa parte.
Ma quali sono le reali, possibili conseguenze di un rallentamento, o addirittura di un completo arresto, della AMOC?

Un clima estremo

Il rallentare della Corrente del Golfo ci porterebbe ad affrontare condizioni climatiche via via sempre più complesse. Non si tratterebbe soltanto di una importante variazione delle temperature rilevate, ma di un radicale cambiamento della frequenza ed intensità delle precipitazioni e dei più intensi eventi atmosferici come, ad esempio, gli uragani.

Le regioni europee più a nord si ritroverebbero coinvolte in tempeste artiche più intense, le aree tropicali affronterebbero uragani più potenti e distruttivi, le regioni dell'Africa confinanti con il deserto del Sahara piomberebbero in una siccità gradualmente più intensa, mentre la concentrazione di organismi viventi nelle acque dell'Atlantico calerebbe sensibilmente.

Anche il continente asiatico verrebbe influenzato da un simile cambiamento, in particolare le regioni più a Sud soffrirebbero un netto calo delle precipitazioni.
Ma se questi sono alcuni dei cambiamenti legati ad una semplice diminuzione, la situazione si rivelerebbe decisamente più complessa nel caso di un completo arresto della AMOC.

Secondo Francesco Muschitiello, paleoclimatologo dell'Università di Cambridge ed autore di uno studio approfondito sulla Corrente del Golfo, si tratta di un'evento che si verificò in tempi lontani e che portò il nostro Pianeta a sperimentare delle condizioni di gelo estremo, una vera e propria Era Glaciale.
Tuttavia, le condizioni che portarono a questo scenario furono ben più estreme di quelle cui stiamo assistendo in questi anni, con enormi masse di ghiaccio che si staccarono dai poli influenzando salinità e temperatura delle acque su larghissima scala.

Non è responsabilità di Hollywood e dei suoi effetti speciali il farci comprendere quanto il nostro operato quotidiano possa influire su questi imponenti fenomeni naturali che, per quanto possano sembrarci così grandi al nostro cospetto, in realtà risultano essere più fragili di quanto pensiamo.

Si tratta di acquisire la consapevolezza di quello che è il nostro ruolo all'interno dei delicati equilibri che caratterizzano il nostro ecosistema, perché solo una volta compreso il nostro posto potremo realmente abitare questo Pianeta, non soltanto per poterne sfruttare le risorse ma per contribuire attivamente nel preservare la bellezza di questo mondo che la nostra specie da migliaia di anni chiama "casa".