Giovedì scorso, dopo 2 minuti di volo nella stratosfera, la capsula russa Soyuz si è dovuta sganciare dal modulo propulsivo per effettuare un atterraggio di emergenza, eseguito senza problemi e permettendo quindi ai tre astronauti a bordo di ritoccare terra senza alcun danno. Il fallimento ha messo in luce un aspetto centrale che tocca direttamente l'intero ambito aerospaziale. La prima conseguenza di questo evento è la più evidente: a quest'ora ci sarebbero stati due nuovi astronauti a bordo della ISS, che avrebbero preso il posto dei due che erano già pronti a fare ritorno sulla Terra. Allo stato attuale invece, la NASA si ritrova con un'astronauta a terra, uno sulla ISS e con all'orizzonte la possibilità di essere esclusa dalla stazione spaziale per i prossimi mesi. Il contratto con i russi che prevede l'utilizzo delle Soyuz per l'invio degli astronauti in orbita scadrà alla fine del 2019, e l'unica alternativa rimasta è affidarsi a Boeing ed alla SpaceX di Elon Musk, che stanno correndo per preparare tutte le strumentazioni prima della scadenza, anche se probabilmente non riusciranno in tempo.
Una situazione complicata
L'industria spaziale russa è stata afflitta da una serie di problemi negli ultimi anni, tra cui la perdita di un certo numero di satelliti e velivoli spaziali. C'è da dire che stavolta, sebbene la situazione indesiderata, il sistema d'emergenza ha funzionato, il velivolo è stato in grado di atterrare in Kazakistan e soprattutto l'equipaggio è vivo. Ma cosa è accaduto? Un problema con il booster a quanto pare, rilevato due minuti e 45 secondi dopo il take off, secondo quanto affermato dal russo Ovchinin, comandante della navicella Soyuz e che era proprio all'interno della capsula. La NASA riferisce che il problema si è presentato mentre il razzo viaggiava a circa 7.500 chilometri all'ora, e solo dopo essere trascorsi 119 secondi si è presentata un'anomalia con il booster, subito segnalata a terra. Questo ha significato l'interruzione della traiettoria, causando un atterraggio balistico della navicella. Ovchinin ha detto che sentiva di essere già in assenza di peso. Per quanto riguarda l'atterraggio, la discesa è risultata essere più ripida del solito, il che significa che l'equipaggio si è ritrovato sottoposto ad una forza G maggiore del previsto (6,7 G contro i 5G di norma), anche se c'è da precisare che gli astronauti sono addestrati a scenari del genere. Secondo quanto detto invece dal russo Sergei Krikalyov, a capo dei programmi spaziali gestiti dal Roscosmos, il lancio sarebbe andato storto dopo che uno dei quattro booster del razzo non si è correttamente sganciato, dopo circa due minuti dall'inizio del volo, danneggiando in qualche modo non ancora accertato lo stadio principale ed innescando l'atterraggio di emergenza.
Secondo le dichiarazioni dell'Head of Roscosmos Manned Programs, l'intero team sta esaminando la ragione specifica che ha impedito la separazione del booster utilizzando tutti i dati in loro possesso. Purtroppo, si tratta di un problema molto complesso, ed è sufficientemente grande da poter tenere impegnati gli ingegneri per un lasso di tempo ragionevolmente lungo: per avere un'idea della complessità del problema che gli ingegneri stanno analizzando, basti pensare che la causa dell'anomalia potrebbe risiedere in un singolo cavo meno conducente degli altri o addirittura un dado allentato. I Russi si augurano che i primi risultati possano arrivare verso la fine di ottobre. E sarebbe di certo un bene per il Roscosmos, che spera di essere in grado di risolvere presto il problema in vista del prossimo lancio che è, o sarebbe più corretto dire "era", programmato per dicembre.
Le conseguenze
Questa brusca interruzione ha significato di certo un brutto colpo per il programma spaziale americano, che attualmente si appoggia esclusivamente alle Soyuz russe per inviare gli astronauti nello spazio e farli sbarcare sulla ISS. Sempre Krikalyov ha ufficialmente annunciato che tutti i lanci della Soyuz sono stati sospesi in attesa dell'esito delle indagini. Sicuramente tra la NASA ed il Roscosmos c'è adesso un clima non proprio sereno, anche alla luce dei recenti avvenimenti di cui la ISS è stata protagonista. Nelle ultime settimane è diventata virale la notizia della presenza di un foro all'interno della Stazione Spaziale che ha causato una perdita di ossigeno. In seguito all'evento, il Roscosmos aveva dichiarato che era al lavoro per accertarsi che tale foro non fosse stato praticato dagli astronauti, nutrendo di fatto dei dubbi sull'operato dei propri astronauti e sui "colleghi" americani. Il buco è stato scoperto nel mese di agosto ed è stato rapidamente sigillato, ma in seguito i giornali russi avevano riferito che il Roscosmos stava ancora valutando la possibilità che l'equipaggio statunitense avesse sabotato la stazione spaziale, con l'intento di aiutare un collega malato ad essere riportato sulla Terra. L'ultima cosa che si aspetta in un posto isolato come la ISS, sono i dissapori tra l'equipaggio in orbita. Adesso sulla ISS sono presenti un'astronauta americano, uno russo ed uno tedesco. E per loro era stato programmato il ritorno sulla Terra per dicembre, dopo sei mesi nello spazio, ma allo stato attuale è molto probabile che si ritroveranno a dover estendere il loro soggiorno. Nel frattempo, c'è una capsula Soyuz agganciata alla ISS che permetterebbe all'equipaggio di tornare sulla Terra, ma c'è un problema: è equipaggiata con batterie che si scaricano completamente circa 200 giorni dopo l'attracco ed essendo ormai li da giugno, significa che gli astronauti non possono rimanere ancora per molto nello spazio. "Non abbiamo l'opportunità di estenderlo per un lungo periodo", ha detto Krikalyov, riferendosi al periodo di soggiorno.
C'è un'ultima eventualità: la NASA ha detto che i controlli di volo potrebbero far funzionare la stazione spaziale senza nessuno a bordo se i missili russi dovessero rimanere a terra. Krikalyov ha sottolineato che Roscosmos farà del suo meglio per non lasciare l'avamposto orbitante disabitato. L'assenza di astronauti americani sarebbe pessima in termini di immagine, oltre che per il prosieguo della ricerca a bordo della ISS. Il minimo ritardo di SpaceX o Boeing porterebbe ad uno slittamento dell'approvazione dei loro programmi di lancio con equipaggio e la principale conseguenza è che il primo astronauta inviato tramite questa collaborazione partirebbe nel 2020 anziché nel 2019. L'intera vicenda mette in evidenza come tutto il meccanismo dei lanci sia ben ingegnato ma anche, estremamente, delicato.
Cosa è successo alla capsula spaziale russa Soyuz e cosa rischia la NASA
La capsula russa Soyuz non è riuscita ad arrivare sulla ISS, un fallimento che potrebbe dare alla NASA più problemi di quanto si pensi.
Giovedì scorso, dopo 2 minuti di volo nella stratosfera, la capsula russa Soyuz si è dovuta sganciare dal modulo propulsivo per effettuare un atterraggio di emergenza, eseguito senza problemi e permettendo quindi ai tre astronauti a bordo di ritoccare terra senza alcun danno. Il fallimento ha messo in luce un aspetto centrale che tocca direttamente l'intero ambito aerospaziale.
La prima conseguenza di questo evento è la più evidente: a quest'ora ci sarebbero stati due nuovi astronauti a bordo della ISS, che avrebbero preso il posto dei due che erano già pronti a fare ritorno sulla Terra. Allo stato attuale invece, la NASA si ritrova con un'astronauta a terra, uno sulla ISS e con all'orizzonte la possibilità di essere esclusa dalla stazione spaziale per i prossimi mesi. Il contratto con i russi che prevede l'utilizzo delle Soyuz per l'invio degli astronauti in orbita scadrà alla fine del 2019, e l'unica alternativa rimasta è affidarsi a Boeing ed alla SpaceX di Elon Musk, che stanno correndo per preparare tutte le strumentazioni prima della scadenza, anche se probabilmente non riusciranno in tempo.
Una situazione complicata
L'industria spaziale russa è stata afflitta da una serie di problemi negli ultimi anni, tra cui la perdita di un certo numero di satelliti e velivoli spaziali. C'è da dire che stavolta, sebbene la situazione indesiderata, il sistema d'emergenza ha funzionato, il velivolo è stato in grado di atterrare in Kazakistan e soprattutto l'equipaggio è vivo.
Ma cosa è accaduto? Un problema con il booster a quanto pare, rilevato due minuti e 45 secondi dopo il take off, secondo quanto affermato dal russo Ovchinin, comandante della navicella Soyuz e che era proprio all'interno della capsula. La NASA riferisce che il problema si è presentato mentre il razzo viaggiava a circa 7.500 chilometri all'ora, e solo dopo essere trascorsi 119 secondi si è presentata un'anomalia con il booster, subito segnalata a terra. Questo ha significato l'interruzione della traiettoria, causando un atterraggio balistico della navicella. Ovchinin ha detto che sentiva di essere già in assenza di peso.
Per quanto riguarda l'atterraggio, la discesa è risultata essere più ripida del solito, il che significa che l'equipaggio si è ritrovato sottoposto ad una forza G maggiore del previsto (6,7 G contro i 5G di norma), anche se c'è da precisare che gli astronauti sono addestrati a scenari del genere.
Secondo quanto detto invece dal russo Sergei Krikalyov, a capo dei programmi spaziali gestiti dal Roscosmos, il lancio sarebbe andato storto dopo che uno dei quattro booster del razzo non si è correttamente sganciato, dopo circa due minuti dall'inizio del volo, danneggiando in qualche modo non ancora accertato lo stadio principale ed innescando l'atterraggio di emergenza.
Secondo le dichiarazioni dell'Head of Roscosmos Manned Programs, l'intero team sta esaminando la ragione specifica che ha impedito la separazione del booster utilizzando tutti i dati in loro possesso. Purtroppo, si tratta di un problema molto complesso, ed è sufficientemente grande da poter tenere impegnati gli ingegneri per un lasso di tempo ragionevolmente lungo: per avere un'idea della complessità del problema che gli ingegneri stanno analizzando, basti pensare che la causa dell'anomalia potrebbe risiedere in un singolo cavo meno conducente degli altri o addirittura un dado allentato. I Russi si augurano che i primi risultati possano arrivare verso la fine di ottobre. E sarebbe di certo un bene per il Roscosmos, che spera di essere in grado di risolvere presto il problema in vista del prossimo lancio che è, o sarebbe più corretto dire "era", programmato per dicembre.
Le conseguenze
Questa brusca interruzione ha significato di certo un brutto colpo per il programma spaziale americano, che attualmente si appoggia esclusivamente alle Soyuz russe per inviare gli astronauti nello spazio e farli sbarcare sulla ISS. Sempre Krikalyov ha ufficialmente annunciato che tutti i lanci della Soyuz sono stati sospesi in attesa dell'esito delle indagini. Sicuramente tra la NASA ed il Roscosmos c'è adesso un clima non proprio sereno, anche alla luce dei recenti avvenimenti di cui la ISS è stata protagonista. Nelle ultime settimane è diventata virale la notizia della presenza di un foro all'interno della Stazione Spaziale che ha causato una perdita di ossigeno. In seguito all'evento, il Roscosmos aveva dichiarato che era al lavoro per accertarsi che tale foro non fosse stato praticato dagli astronauti, nutrendo di fatto dei dubbi sull'operato dei propri astronauti e sui "colleghi" americani.
Il buco è stato scoperto nel mese di agosto ed è stato rapidamente sigillato, ma in seguito i giornali russi avevano riferito che il Roscosmos stava ancora valutando la possibilità che l'equipaggio statunitense avesse sabotato la stazione spaziale, con l'intento di aiutare un collega malato ad essere riportato sulla Terra. L'ultima cosa che si aspetta in un posto isolato come la ISS, sono i dissapori tra l'equipaggio in orbita.
Adesso sulla ISS sono presenti un'astronauta americano, uno russo ed uno tedesco. E per loro era stato programmato il ritorno sulla Terra per dicembre, dopo sei mesi nello spazio, ma allo stato attuale è molto probabile che si ritroveranno a dover estendere il loro soggiorno.
Nel frattempo, c'è una capsula Soyuz agganciata alla ISS che permetterebbe all'equipaggio di tornare sulla Terra, ma c'è un problema: è equipaggiata con batterie che si scaricano completamente circa 200 giorni dopo l'attracco ed essendo ormai li da giugno, significa che gli astronauti non possono rimanere ancora per molto nello spazio. "Non abbiamo l'opportunità di estenderlo per un lungo periodo", ha detto Krikalyov, riferendosi al periodo di soggiorno.
C'è un'ultima eventualità: la NASA ha detto che i controlli di volo potrebbero far funzionare la stazione spaziale senza nessuno a bordo se i missili russi dovessero rimanere a terra. Krikalyov ha sottolineato che Roscosmos farà del suo meglio per non lasciare l'avamposto orbitante disabitato.
L'assenza di astronauti americani sarebbe pessima in termini di immagine, oltre che per il prosieguo della ricerca a bordo della ISS. Il minimo ritardo di SpaceX o Boeing porterebbe ad uno slittamento dell'approvazione dei loro programmi di lancio con equipaggio e la principale conseguenza è che il primo astronauta inviato tramite questa collaborazione partirebbe nel 2020 anziché nel 2019. L'intera vicenda mette in evidenza come tutto il meccanismo dei lanci sia ben ingegnato ma anche, estremamente, delicato.
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