Dash Button: la fine delle chiavette magiche di Amazon

Le popolari chiavette per fare ordini automatici su Amazon sono giunte alla fine della loro storia, soppiantate da Alexa e Echo.

Dash Button: la fine delle chiavette magiche di Amazon
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Finisce l'era dei Dash Button. Le popolari "chiavette con bottoncino" di Amazon non saranno più vendute dal popolare portale di e-commerce che le aveva lanciate con tanto entusiasmo solo 4 anni fa. Il progetto, sovrastato dall'arrivo degli assistenti virtuali e mai entrato davvero nelle preferenze degli utenti, si prepara a sparire definitivamente dai radar: non ne verranno più prodotti di nuovi, mentre continuerà il supporto su quelli già esistenti che continueranno a funzionare sino alla fine del loro ciclo vitale.
Si tratta comunque dell'atto finale di un prodotto che al lancio aveva destato grande curiosità, anticipando un modo diverso di intendere l'acquisto online, ma sin dall'inizio al centro di numerose polemiche.

Chiavette "magiche"

Il loro aspetto è noto a tutti. Si tratta di piccole chiavette, del tutto simili ai token generatori di pin ancora forniti dalle banche, ma senza nessun tipo di schermo. Al suo posto il grande marchio di uno dei prodotti in vendita, correlato da un tasto fisico da premere per attivarlo e da un piccolo led capace di illuminarsi di bianco, verde o rosso. Gli Amazon Dash Button, lanciati nel 2015, non erano altro che delle piccole chiavette abilitate all'acquisto di un determinato oggetto venduto da Amazon: bastava premere il tasto per far partire in automatico l'ordine, senza dover necessariamente passare dal sito. Una rivoluzione, un risparmio di tempo incredibile per acquistare prodotti a cadenza regolare senza dover ogni volta fare un ordine.
Sul portale ne erano presenti numerosi, divisi per marca: acquistandone uno, sempre a 4,99 euro, era possibile ordinare i prodotti solo di una determinata azienda. Le scelte erano le più disparate: detersivi, bevande, biscotti, lamette da barba, prodotti per l'igiene personale, caffè, pasta, tutti beni di una certa diffusione e acquistati dall'utenza con regolarità e in grande quantità.

Tutto in automatico

Una volta acquistata la chiavetta, questa andava configurata in pochi passi grazie all'app o al sito Amazon. Esclusivamente pensata per i clienti Prime, dava la possibilità di associare la pressione del tasto all'acquisto di un determinato prodotto della marca corrispondente a quella della chiavetta. Bisognava associare la chiavetta alla connessione di rete della propria casa e la pressione del tasto avrebbe fatto il resto. Un automatismo semplice ma in qualche modo geniale: il Dash Button era pensato per rimanere sempre spento, attivandosi alla pressione del pulsante per far partire l'ordine corrispondente.
Nessun altro gesto da fare, se non quello di premere il tasto. La chiavetta, illuminando il led di verde, dava un feedback positivo della buona riuscita dell'ordine. Da qualche tempo erano disponibili anche i Virtual Dash Button, gratuiti, utilizzabili direttamente da sito e app, e capaci di ordinare i prodotti corrispondenti con un semplice click dopo la loro configurazione.

Problemi insormontabili?

Amazon sembrava credere tanto nel progetto, capace di abbattere le numerose barriere che separano consumatore e sito, semplificando la vita degli utenti. Le cose però non sono andate del tutto per il verso giusto, il successo non è stato così devastante e le polemiche, nel corso degli anni, non sono mai mancate, tra accuse di poco rispetto per la privacy e per la tutela dei consumatori. Ultima delle tante una causa in Germania, dove i Dash Button erano stati accusati di violare le regole di tutela dei consumatori, non fornendo sufficienti informazioni sui prodotti acquistabili, sul loro prezzo e sulle conseguenti variazioni o aumenti dello stesso.

Secondo il tribunale tedesco, infatti, gli utenti non riuscivano a conoscere il prezzo pagato durante l'acquisto con i Dash Button, venendo quindi messi in una posizione di svantaggio rispetto alla piattaforma. Secondo l'accusa tramite le chiavette era impossibile avere informazioni a 360 gradi sul mercato di un determinato prodotto, sull'andamento dei prezzi e su eventuali sconti presenti su altre piattaforme. Il cliente, comprando in automatico, non riceveva in sostanza sufficienti informazioni per essere del tutto libero di compiere le sue scelte. Amazon era corsa in appello, pronta a difendere la sua posizione, ma con la fine dei Dash Button anche queste accuse verranno progressivamente dimenticate.

Qualcosa è andato storto

La scelta di Amazon è la diretta conseguenza di un oggetto che non solo non ha mai fatto breccia come si sarebbe sperato, ma di un oggetto diventato rapidamente obsoleto con la diffusione degli assistenti virtuali. La stessa amazon ha in qualche modo messo una pietra tombale non indifferente sulla testa dei Dash Button grazie alla creazione e diffusione di Alexa, capace di svolgere gli stessi compiti delle chiavette ma con un maggiore controllo per l'utente e una più grande libertà di manovra. Ora che con Echo l'assistente vocale dell'azienda è diffuso in molte case, l'utilizzo di un bottone per svolgere un'azione fin troppo basilare diventa quasi del tutto inutile.
Grazie ad Echo basta un comando vocale per ordinare in modo piuttosto rapido, per uno sviluppo che è andato quasi subito a cozzare con la funzione principale dei Dash Button. Alexa è insomma una versione più avanzata e completa dell'acquisto da remoto, una possibilità che non può essere alternativa ma per forza di cose sostitutiva, vista la maggiore completezza delle sue funzioni e il maggior controllo offerto agli acquirenti, che tramite semplici domande possono conoscere il prezzo e scegliere cosa acquistare, con meno vincoli e quasi alle stessa velocità.

Una sperimentazione riuscita?

Tutto ciò non toglie comunque l'importanza che i Dash Button hanno avuto nello sviluppo di Amazon e delle sue idee sul commercio del futuro e i rapporti tra gli utenti e l'azienda. Senza questa sperimentazione, probabilmente, non si sarebbe creduto nella crescita di un e-commerce diverso e fruibile attraverso sistemi differenti dallo schermo. Seppur con una non troppo capillare diffusione va comunque sottolineato quanto queste chiavette siano, nel tempo, diventate dei veri e propri oggetti di culto, piccoli aggeggi capaci di adempiere perfettamente alla loro funzione e di rendere il più semplice possibile un compito che in condizioni normali richiedeva molti più passaggi. Un automatismo tanto semplice quanto geniale, forse troppo limitato, ma con alla base un'idea di gran pregio.
Da qui la nascita di una serie di utilizzi alternativi di questi oggetti che, grazie a sapienti e curiose modifiche, sono diventati capaci di eseguire compiti impensabili solo tramite la pressione di un tasto. C'è chi è riuscito a trasformare i Dash Button in dei dispositivi capaci di ordinare del cibo su internet, in chiavette in grado di chiamare un taxi, in veri e propri data-tracker, in interruttori per lampadine o televisori, in telecomandi in grado di attivare Netflix o capaci di mandare un sms predefinito in modo rapidissimo o di attivare o disattivare dispositivi legati al mondo della domotica.

In tempi in cui gli assistenti vocali riescono a gestire tutte queste cose è comunque singolare che un oggetto così semplice, seppur con molti più limiti, riesca a eseguire tutti questi compiti, segno di un funzionamento semplice ma adattabile a più di un uso. Un moto d'orgoglio per un oggetto che finirà presto nel dimenticatoio ma che per molti rimarrà un piccolo cimelio da collezione, un cult capace di svolgere al meglio la sua unica funzione, una sorta di padre spirituale di Alexa e di tutte le sue infinite e moderne implicazioni, un ricordo di un tempo in cui un solo tasto era capace di fare tante cose. Una visione forse un po' troppo romantica del mondo tecnologico? Probabile, ma per un momento è bello pensare che sia stato così.