Speciale Droni - Come procede l'avanzata nei cieli

I cieli non sono mai stati così affollati come oggi, e ora che i droni stanno iniziando a diffondersi la situazione si evolverà ancora, ma in quale direzione?

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Droni. Li sbandierano da ogni parte, li sbandierano a destra e a manca. Esistono già da anni, ma solo recentemente le attenzioni intorno a loro sono cresciute con un tale hype, complice anche una raffinatezza tecnologica, un moltiplicarsi di offerte, fra cui compaiono diverse formule low cost, e la possibilità di manovrare i droni anche da Android e iOS, anche se non è cosi semplice come viene presentato. Giusto per dare un’idea di quanto stiano andando imponendosi i droni, basti dire che anche nella placida Italia, spesso refrattaria alle novità tecnologiche, tali aeromobili stanno prendendo piede. Al Boscolo Hotel di Milano a novembre è entrato in funzione Boscolino, un drone-tuttofare che coccola i clienti riordinando la stanza, prendendo le ordinazioni, perfino portando loro l’asciugamano quando escono dalla piscina! Non è l’ultima puntata di Futurama, ma un hotel milanese! Se pensiamo ai droni vengono in mente anche i nuovi piani di Amazon, che per il suo futuro progetta di fare consegne grazie ad essi e che sta già effettuando test in tal senso. Anche Google ci sta lavorando: pare che abbiano sostituito i palloni aerostatici di Project Loon, il piano di G per portare connessione wi-fi in tutto il mondo, mentre parallelamente la divisione Google X sta portando avanti Project Wing, con droni che voleranno a bassa quota per recapitare piccoli oggetti (particolarmente indicati per emergenze e zone disagiate). Insomma, diamo un’occhiata più da vicino a questi droni!

Innanzitutto bisogna chiarire che li chiamiamo “droni” solo per semplicità. Tecnicamente sarebbe preferibile “aeromobile a pilotaggio remoto” (locuzione che sottende la caratteristica principale, ossia l’assenza di pilota), ma nel linguaggio comune si è imposto come drone. Come si può immaginare, la nascita dei droni (o meglio, dei loro “antenati”) avviene in ambito militare, con primi test concreti già durante la Grande Guerra (ma fin dalla fine dell’800 si lavorava su progetti senza pilota), mentre l’Italia ha cominciato ad investire consistentemente sui droni militari dagli anni sessanta. Oggi i droni sono una realtà consolidata delle operazioni militari (si parla spesso di “guerra a distanza”, di droni senza pilota inviati su territorio nemico) e il loro progresso è stato tale da espanderli all’uso civile: vengono impiegati, per esempio, per sorvegliare le coltivazioni (le prime sequenze di Interstellar col drone che ha “perso la strada” sembrano ammiccare a quest’uso), per soccorsi d’emergenza, per controllo di gasdotti, condotti petroliferi e linee elettriche, nella sorveglianza dei confini (pensiamo alla drone-sorveglianza del confine USA-Messico) e naturalmente anche in ambito cinematografico. Sì, i droni vanno imponendosi sempre di più nella settima arte, aiutati anche da nuovi modelli low cost. C’è però un problema: guidare un drone non è come guidare un semplice modellino. Guidare un drone è una cosa seria, e la denominazione “aeromobile” sottolinea che dovrebbe essere tenuto ad osservare il codice di volo e le medesime regole di aerei con pilota e personale di bordo. La legislazione, soprattutto in Italia, è particolarmente complessa. Non che all’estero sia meglio: i test di Amazon procedono tra difficoltà legislative e un accorato numero di critiche negli Stati Uniti, e ora stanno per estendersi, previo permesso della Federal Aviation Administration, anche al Regno Unito.

Approssimativamente vengono distinte tre fasce di droni: consumer, prosumer e APR. I consumer sono perlopiù i “quadricopter” (doni a quattro eliche), pensati per l’intrattenimento personale, sono più semplici da pilotare e generalmente il controllo viene effettuato via smartphone o radiocomando. Sono i più economici ma anche i meno versatili, molto limitati nell’uso: leggeri, piccoli e dalla ridotta autonomia. I prosumer vanno dai quadricopter fino alle sei eliche, sono più evoluti, il peso oscilla fra 1 e 2 kg, vengono utilizzati per riprese con videocamere leggere (GoPro su tutte). Se questi droni sono per consumatori esperti e “smanettoni”, si entra nel campo dei professionisti del settore con gli APR: molto più grossi, possono arrivare a un diametro di un metro e mezzo, oltre 10 kg di peso, da 6 a 8 eliche, particolarmente indicati per le riprese cinematografiche, dotati persino di paracadute (si intuisce che il loro uso sottende dei rischi). Questa è una classificazione che però sta andando deformandosi: nuove soluzioni arrivano sul mercato ogni giorno, abbassando il costo ed alzando i parametri. Nei prossimi anni, forse non così imminenti ma comunque vicini, ci abitueremo a vedere numerosi droni in volo. Forse ci vorrà un po’ prima che un simpatico robottino volante fluttui con un pacco Amazon e ci bussi alla finestra di casa, ma senz’altro i droni si stanno già moltiplicando negli usi più disparati di oggi. I rischi sono la sicurezza, soprattutto in città dove gli ostacoli e le interferenze sono molte, e c’è anche chi grida all’allarme privacy. Ma i benefici possono essere numerosi, specie per l’uso civile nei servizi di sicurezza: è recente la notizia che in Italia verranno utilizzati i Predator (famosi droni già usati in Afghanistan) per sorvegliare manifestazioni e cortei, stadi e proteste, interventi territoriali e momenti delicati. Già qualche uso in tal senso era stato fatto per episodi di massima sicurezza, come la visita di Obama a Roma. I droni inoltre sono stati importantissimi nelle operazioni di soccorso dei migranti, utilizzati nell’ambito del piano Mare Nostrum. Così, mentre Google fa volare i droni dell’acquisita Titan Aerospace nei cieli del New Mexico e Amazon attende i nuovi test nei cieli britannici, mentre l’Italia sorveglia i concitamenti di piazza e le operazioni di soccorso e gli USA pattugliano il “muro di Tijuana”, ogni giorno nascono nuovi modelli, oggi i nuovi droni proprietari di GoPro, ieri i droni per filmmaker indipendenti, domani chissà.