DVB-T2: Nel 2020 il nuovo Digitale Terrestre, si cambia TV?

Il nuovo standard del Digitale Terrestre per le trasmissioni televisive italiano entrerà in vigore nel 2020/2022, ma le incognite sono ancora molte.

DVB-T2: Nel 2020 il nuovo Digitale Terrestre, si cambia TV?
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"In breve potremmo essere costretti a cambiare nuovamente le nostre TV". Questa è un'affermazione che sempre più spesso viene ripetuta dai giornali, sul web o in televisione, ma che potrebbe non corrispondere completamente alla verità. Un nuovo switch-off sarà probabilmente inevitabile, ma la situazione potrebbe anche essere meno traumatica di quella che abbiamo provato sulla nostra pelle nel 2012, col passaggio dal segnale analogico a quello digitale. Se è infatti vero che i canali televisivi dovranno presto cambiare standard di trasmissione, rendendo inutilizzabili gran parte degli apparecchi che abbiamo attualmente nelle nostre case, meno chiare sono le modalità con cui tale procedimento sarà messo in atto. Prima di arrivare a questo punto, sicuramente di maggiore interesse, è necessario però chiarire i motivi che hanno portato governo ed emittenti a spingere il nuovo standard per il digitale terrestre, il DVB-T2. Si parte da lontano, con la riassegnazione obbligatoria della "banda 700" alle telecomunicazioni mobili, voluta dall'Unione Europea.


Un nuovo Switch off?

La banda compresa tra i 694 ed i 790 MHz è utilizzata in larga parte dalle trasmissioni televisive. Sotto spinta dell'Unione Europea, questa dovrà invece essere destinata, entro pochi anni, alle reti 4G e 5G, in prospettiva di una futura espansione e miglioramento del mercato mobile. Per venire incontro alle esigenze di emittenti e provider, la Commissione Europea ha stabilito che il passaggio dovrà avvenire entro il 2020, con una proroga che potrebbe prolungare la procedura fino al 2022. Preso atto di questa direttiva Europea e della conseguente scadenza, l'Italia si è quindi dovuta adeguare alla situazione, rendendosi conto forse troppo lentamente della portata della faccenda. La riassegnazione della banda a 700 MHz, utilizzata da molte emittenti nel nostro paese, porterà infatti alla scomparsa di numerosi canali televisivi. Un'eventualità che ha messo sotto pressione il governo, che sarebbe in questo caso costretto a pagare ingenti risarcimenti per il mancato rispetto degli accordi sulle licenze di trasmissione, stipulati nel 2012 e con scadenza ventennale. Ecco allora che sorge il grosso problema: come salvare le emittenti televisive senza esborso di denaro, destinando comunque la banda 700 per la rete mobile, come prescritto dalla direttiva Europea?
Qui entra in gioco il DVB-T2. Il nuovo standard garantirebbe infatti una migliore gestione della banda, permettendo di mantenere intatto il panorama televisivo italiano per come lo conosciamo attualmente, anche rinunciando alle frequenze tra i 694 e i 790 MHz. Per broadcaster e governo il problema sarebbe quindi praticamente risolto. Purtroppo, soltanto una piccolissima parte degli apparecchi televisivi e dei decoder domestici sono al momento compatibili con il nuovo standard. Ecco quindi che diverrebbero necessari nuovi acquisti, con esborsi di denaro più o meno importanti, seccature e fastidi che al solito coinvolgerebbero larga parte della popolazione, con gli utenti anziani tra i più colpiti. Difficile che l'opinione pubblica possa digerire facilmente una situazione di questo tipo, e le prime avvisaglie di un generale malcontento si stanno già facendo sentire, soprattutto sul web. Una parte dei cittadini, però, potrebbe accettare il passaggio più di buon grado se venissero illustrati in maniera più dettagliata i vantaggi assicurati dal nuovo digitale terrestre.

I vantaggi

La nuova versione del digitale terrestre DVB-T2 assicurerebbe un indubbio aumento della qualità visiva e sonora dei canali televisivi, con maggiori contenuti ad alta definizione ed una migliore gestione del segnale da parte dell'emittente. Va inoltre considerato come in Italia il passaggio al nuovo standard avverrà di pari passo l'adozione del codec HEVC, decisamente più efficiente dell'attuale MPEG2/MPEG4. L'utilizzo della nuova codifica è stato fortemente voluto dalle emittenti, che hanno individuato proprio in questo nuovo sistema il vero punto di forza di tutta la piattaforma DVB-T2, senza il quale lo switch avrebbe avuto meno senso. Grazie all'HEVC, i broadcaster saranno in grado di attuare una migliore compressione delle trasmissioni senza sostanziale perdita nella qualità visiva. Un processo che per l'emittente televisiva ha un'enorme importanza: con la medesima banda utilizzata attualmente, sarà possibile quindi inviare un maggior quantitativo di canali o contenuti ad elevatissima risoluzione e dall'eccellente livello visivo e sonoro. Con il DVB-T2 e l'HEVC sarà possibile avere trasmissioni in altissima definizione, anche 4K e 30/50p, con il supporto per la tecnologia HDR, per colori ancora più naturali e vividi. Ecco perché il passaggio al nuovo digitale terrestre potrebbe essere molto vantaggioso in termini di qualità complessiva della nostra televisione, almeno dal punto di vista tecnico, sebbene rimangano al momento molti dubbi sull'effettiva resa nella pratica. Il rendimento del nuovo codec infatti potrebbe essere decisamente più basso, non in linea con i risultati attesi dalle emittenti. Questo per tantissime cause, in primis l'aspra morfologia della nostra penisola e per delle infrastrutture spesso vecchie e non all'altezza. A questo va aggiunto un ulteriore punto importante: non tutti i broadcaster potrebbero essere aperti al rinnovamento della propria rete, preferendo riservare il nuovo codec, ed i suoi vantaggi, esclusivamente per i contenuti a pagamento, come eventi sportivi o film in prima visione, o preferendo il mero aumento del numero dei canali nel proprio palinsesto, a discapito di un miglioramento della qualità visiva degli stessi.

Quando avverrà il passaggio al DVB-T2?

Confidando in un passaggio al DVB-T2 che sia realmente vantaggioso per tutti, analizziamo ora, per quanto ci è possibile, tempi e modalità con cui avverrà l'abbandono dell'attuale tecnologia. Il cambio avverrà, come già detto in precedenza, entro il 2020-2022. Non sono ancora chiari gli step che porteranno al cambiamento definitivo, ma sarà difficile che possa verificarsi una situazione simile a quella passata, con un periodo di transizione in cui vecchio e nuovo standard funzioneranno contemporaneamente. Se infatti analogico e digitale sono andati a braccetto per parecchi mesi, discorso diverso potrebbe toccare al nuovo DVB-T2. Attualmente la maggior parte delle frequenze televisive è già satura, e non permette quindi l'aggiunta di nuove trasmissioni a quelle attualmente esistenti. Se consideriamo poi la necessità di liberare la banda a 700MHz, diventa chiaro che una gestione in "Simulcast" diventa davvero improponibile. Ecco che quindi il rischio di uno switch-off brusco ed immediato diventa seriamente probabile, con tutti i problemi che un evento del genere potrà causare.
Per fortuna mancano ancora alcuni anni, con parecchio tempo a disposizione per prepararsi allo switch-off. Ma come possiamo capire se i nostri apparecchi sono pronti al nuovo standard? Ci viene in aiuto il governo, che con la legge 44/2012 ha imposto la vendita esclusiva, da gennaio 2017, di televisori con supporti DVB-T2 e HEVC. Chiunque acquisti un nuovo TV nel 2017 non avrà problemi di alcun tipo, mentre chi ha cambiato di recente il televisore potrebbe già avere un TV compatibile, anche se il supporto non è assicurato e dipende dalle caratteristiche del singolo modello. Attenzione però, perchè se il ricevitore DVB-T2 è già disponibile su buona parte dei televisori in commercio, e la presenza viene indicata direttamente sulla confezione con il relativo bollino, diverso è il discorso riguardante la tecnologia HEVC. Un TV DVB-T2 ma senza supporto HEVC non sarà infatti compatibile con il nuovo digitale terrestre. Se invece il vostro televisore è un vecchio modello, privo di supporto per il nuovo digitale, non ci saranno alternative se non quella di affidarsi ad un decoder esterno, con tutte le seccature del caso. Da notare poi come il nuovo codec richieda un device decisamente più potente per essere sfruttato a dovere, con processori dedicati alla transcodifica del segnale. Tutto questo si tramuterà in apparecchi decisamente più costosi, non certo i decoder economici che possiamo trovare per pochi euro nelle catene di elettronica. L'esborso di denaro tra antenne, decoder e TV potrebbe quindi essere ingente, anche se eventuali incentivi da parte dello stato non sono affatto da escludere.

DVB-T2 Cosa rimane di tutto questo discorso? Il passaggio al nuovo standard DVB-T2 è inevitabile, mentre rimangono ancora parzialmente avvolte nel mistero le modalità con cui tutto questo avverrà. Sia che si opti per uno switch-off “traumatico”, piuttosto che per un meno scioccante approccio Simulcast, rimane un’unica e chiara costante: molti italiani saranno costretti ad acquistare nuovi apparecchi televisivi nel giro di pochi anni, o per lo meno nuovi decoder. Questo non sarà un problema per chi ha già in preventivo di cambiare il proprio TV a partire dal 2017, o per chi ha acquistato un TV di recente fattura, che potrebbe essere già compatibile. Caso diverso per le persone, primi fra tutti gli anziani e in generale gli utenti meno esperti, che si troveranno ancora una volta costretti a subire un cambiamento unilaterale di cui difficilmente comprenderanno o apprezzeranno le migliorie. Ancora più del nuovo esborso di denaro, ad essere in discussione sono i reali vantaggi ai cittadini portati dal nuovo standard DVB-T2 e dall’HEVC. La banda, il bitrate, la codifica utilizzate, riusciranno davvero a migliorare l’impatto visivo dei programmi televisivi? In teoria la risposta è affermativa, in pratica sarà tutto da verificare alla prova dei fatti.