Dyson: aspirapolvere e auto, storia e futuro del colosso inglese

Il popolare produttore inglese di aspirapolveri ha deciso di gettarsi nel mercato delle automobili elettriche. Sarà un altro grande successo?

Dyson: aspirapolvere e auto, storia e futuro del colosso inglese
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Dagli aspirapolvere alle auto il passo è breve, soprattutto se ti chiami Dyson. Con un "salto della fede" non indifferente la popolare azienda inglese, per volontà del suo fondatore, ha deciso di gettarsi a capofitto nella produzione di auto elettriche. Quella che potrebbe sembrare un'utopia senza capo né coda è invece un progetto già in fase avanzata, con un investimento di 2 miliardi di sterline, 400 persone a lavoro e un modello definitivo che sarà pronto nel 2020. Il progetto, per ora presente solo sulla carta, verrà ultimato nei prossimi mesi: il motore, che utilizzerà probabilmente la "tecnologia ciclonica" che ha reso grande l'azienda, è già pronta, mentre sono ancora in fase di sviluppo le batterie e il design estetico. I dettagli sono ancora pochi, le perplessità tante, ma un'azienda come Dyson, vista la sua storia, non dovrebbe essere sottovalutata.

La nascita del mito

La storia dell'azienda inglese, nata ufficialmente nei primi anni '90, ha inizio nel 1981, quando James Dyson rimase insoddisfatto dall'acquisto di un classico aspirapolvere dell'epoca. L'uomo si accorse che il prodotto perdeva presto potenza e che il sacchetto interno si ostruiva con velocità e facilità. Solo il cambio del sacchetto intorno permetteva alla macchina di tornare, seppur per poco tempo, alla potenza originaria. L'uomo iniziò a pensare alla tecnologia più utile per risolvere questo problema e rimase sorpreso dal sistema che veniva utilizzato nelle grandi segherie industriali per rimuovere sporco e detriti: queste facevano ampio uso di grandi filtri a ciclone, potenti e utili per tenere pulita l'aria. I costi elevati non permettevano a questi sistemi di essere installati in materiali più piccoli, ma Dyson iniziò a studiare delle soluzioni che sostituissero il sacchetto usa e getta degli aspirapolvere normali. Bastò un filtro a ciclone realizzato in cartone per far capire all'uomo che questa tecnologia garantiva più potenza e minore spreco in qualsiasi tipo di aspirapolvere. Sino al 1984 diede vita a più di 5000 prototipi della sua invenzione, le sue idee ebbero però portata piuttosto limitata; il business intorno alla vendita dei sacchetti usa e getta era troppo redditizio e i produttori non volevano vedere diminuire un margine di guadagno che aveva un mercato complessivo di circa 500 milioni di dollari. I primi aspirapolvere prodotti con i brevetti Dyson non ebbero molto successo, ma consentirono all'uomo di creare la sua azienda nel 1991.

Un "ciclone" di vendite

Passarono due anni prima che la nuova Dyson Appliances Ltd. producesse il suo primo aspirapolvere: si trattava di un doppio ciclone denominato DA001, venduto al costo di circa 200 sterline. Al primo modello fece seguito un prodotto molto simile, il DC01, con la medesima tecnologia e una vaschetta di stoccaggio della polvere trasparente. L'idea inizialmente considerata del tutto fuori mercato dagli analisti, fu invece azzeccata, con il DC01 che divenne in poco più di 18 mesi l'aspirapolvere più venduto in tutto il regno unito. Nel 2001 questo prodotto rappresentava, da solo, il 47% del mercato degli aspirapolvere verticali. I modelli successivi ampliarono il successo dell'azienda, anche a livello internazionale: il DC07, prodotto nel 2001, arrivò a sfruttare una tecnologia di 7 filtri ciclonici, un grande passo in avanti rispetto al doppio ciclone dei modelli precedenti. Fu il primo passo verso una crescita esponenziale e un utilizzo della tecnologia a ciclone anche su altri mercati e prodotti. Nel 2009 arrivarono i primi sistemi di asciugatura delle mani, gli Airblade e i primi ventilatori e termoventilatore senza pale, gli Air Multiplier e i Dyson Hot. Di recente creazione anche un nuovo sistema di asciugatura dei capelli. Il Supersonic è stato uno dei prodotti più in voga degli ultimi anni, un phon innovativo capace di regolare il flusso e la temperatura dell'aria a seconda delle esigenze, del tipo di capigliatura e dell'utilizzo richiesto.

Il progetto auto

Una tecnologia ad ampio spettro, applicabile a diversi prodotti e con ancora ampi margini di miglioramento. Da qui la scelta, per molti velleitaria, di dare il via alla produzione di un'automobile elettrica. Scelta ben precisa di James Dyson che ha dato finalmente il via allo sviluppo di una sua idea che era già nata nel 1993, quando aveva pensato all'utilizzo del suo motore a ciclone per intrappolare le particelle inquinanti emesse dai gas di scarico nei motori diesel. Allora nessuno era interessato alla possibilità ma oggi, con una forza di mercato impressionante e un fatturato al 2016 di 2,5 miliardi di sterline, l'azienda sembra voler puntare parecchie risorse in questo progetto. Lo farà con un'indipendenza totale nei metodi e nella realizzazione, partendo da zero e senza il supporto di nessuna casa automobilistica tradizionale, con modalità che solo Tesla è riuscita fino ad ora a permettersi. Cuore pulsante della nuova automobile, per ora presente solo sulla carta, saranno gli ultimi motori digitali di produzione Dyson e i sistemi di stoccaggio energetico già utilizzati per gli asciugacapelli, i riscaldatori e i purificatori. Se il motore è già pronto sono ancora in fase di studio le batterie e il design estetico, sul quale lavoreranno oltre 400 persone, alcune provenienti direttamente dal settore delle automobili. L'obiettivo finale è quello di commercializzare il tutto entro il 2020.

Una scelta rischiosa

Quella di Dyson sembra ad oggi un progetto ancora tutto sulla carta, di quelli davvero difficili da realizzare in un mercato in fermento e ad alta competitività come quello delle auto elettriche. Il 2020 pare una deadline fin troppo vicina per un veicolo che non ha ancora un prototipo o un design ben definito. Dyson si è detto più che convinto della buona riuscita della sua scommessa, non spaventato dall'alta competitività del settore, secondo lui del tutto simile a quella che viveva il mercato degli aspirapolvere quando l'azienda fece i suoi primi passi. Quel che è certo è che la monoposto non avrà le velleità di un'auto sportiva e avrà un costo per il consumatore piuttosto elevato. Il motore potrebbe essere l'innovativo punto di forza del progetto, ma occorrerà lanciare un veicolo dal design accattivante e innovativo, punto di forza che ha fatto della già citata Tesla uno dei leader del settore. Il rischio di un successo incredibile è alto, soprattutto se la tecnologia alla sua base si rivelerà innovativa come ci si aspetta da un'azienda del genere, ma anche i rischi sono numerosi. L'elettrico è ormai da tempo il business delle automobili del futuro. Costruttori tradizionali e nuovi attori del mercato si stanno dando battaglia da tempo immemore, investendo cifre astronomiche e prendendosi rischi non indifferenti. Alcuni ci hanno provato ma nessuno per ora è riuscito a dare la zampata definitiva al mercato e al futuro. Una sfida difficile e dalla quale usciranno ben pochi vincitori: se Dyson sarà fra questi avremo assistito ad un altro miracolo dei nostri tempi.