Emoticon e Emoji: un nuovo linguaggio per il mondo

La comunicazione dei nostri giorni passa sempre più attraverso un rudimentale e universale linguaggio, quello della faccine.

Emoticon e Emoji: un nuovo linguaggio per il mondo
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Tristezza, felicità, rabbia, disperazione, esaltazione: senza che nemmeno ce ne accorgiamo gran parte delle nostre emozioni passano attraverso le tastiere e gli schermi dei nostri dispositivi. La dura legge di emoticon ed emoji si è imposta sul nostro mondo. Ogni messaggio che scriviamo e ogni comunicazione che abbiamo tramite uno schermo è veicolata dall'uso di simboli sempre più variegati, piccole immagini con cui arricchiamo parte della nostra comunicazione non verbale. Quello delle faccine è di fatto diventato un mondo variopinto e variegato, ricco di sfaccettature e differenze e di una storia che, tra occidente e oriente, tra emoticon e emoji, è diventata parte integrante dello sviluppo della nostra cultura tecnologica.

All'origine delle emozioni

Due punti, una linea e una parentesi, tre simboli semplici che, associati uno con l'altro, hanno dato vita ad un modo tanto semplice quanto efficace di comunicare. Le emoticon sono parte integrante della nostra cultura ma la loro origine è ancora piuttosto difficile da valutare e controversa, frutto di poche certezze e tante leggende. Una di queste ne fa risalire la nascita addirittura ai tempi di Abramo Lincoln, quando un punto e virgola e una parentesi comparvero nella trascrizione di uno dei suoi discorsi pubblici del 1862. Un grossolano errore di battitura per la prima, seppur inconsapevole, unione tra simboli ortografici diversi. La storia ufficiale delle emoticon è invece molto più recente. La prima faccina, il semplice sorriso ":-)", è nata "solo" 33 anni fa, quando ancora il web non esisteva e internet era ancora ben lontano dall'essere una realtà condivisa. Il sorriso a noi oggi ancora tanto caro fu creato nel 1982 dal docente di informatica della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Scott Fahlman. L'invenzione nacque dall'esigenza di dare un tono alle conversazioni scritte in un forum virtuale con cui Fahlman comunicava con altri utenti. Nessuno riusciva mai a capire quali fossero i toni delle conversazioni, con numerose e accese discussioni che nascevano sui temi più semplici per i disguidi più banali. Il gruppo cercò così di trovare dei simboli univoci che potessero esprimere con semplicità i toni delle loro conversazioni scritte. Fahlman andò oltre, pensando che un'associazione tra caratteri potesse fare al caso del gruppo. L'idea, proposta in maniera ufficiale, iniziò a diffondersi tra i vari membri del club, prima via mail e molti anni dopo nelle prime pagine web.

Da Occidente a Oriente

Lo studioso non aveva idea della portata della sua invenzione, consapevole che non aveva alcun fine accademico. Non registrò nemmeno i diritti di questa sua "invenzione" consapevole che già prima di lui erano stati tanti a studiare o utilizzare simboli di questo genere. La rivista americana Puck, nel lontano 1881, aveva codificato dei simboli scherzosi molto simili alle emoticon, mentre il primo in assoluto ad usare il sorriso è per molti Kevin MacKenzie, un utente di Arpanet (il sistema di collegamento primordiale tra università degli USA) che nel 1979 suggeriva in una mail agli iscritti al suo gruppo di utilizzare un trattino e una parentesi chiusa per indicare una linguaccia, idea bocciata dai membri della comunità e aspramente criticata. Lo sviluppo di internet negli anni 90' ha dato via libera a questi simboli anche per gli utenti più comuni, facendo diventare l'unione di più caratteri uno degli aspetti più originali e singolari delle comunicazione testuali. Questi simboli si sono presto trasformati in corrispettivi visibili anche a livello grafico, ma è dal Giappone che è nata un'ulteriore quanto importante evoluzione del concetto iniziale, le emoji, unione tra emoticon e pittogrammi, i caratteri grafici tipici di numerose culture orientali. La prima emoji fu creata tra il 1998 e il 1999 da Shigetake Kurita, un membro del team che si occupava della piattaforma web della NTT DoCoMo, popolare operatore telefonico del Giappone. Il primo set di 172 emoji fu creato per distinguere il servizio di messaggistica istantanea dell'azienda da quello degli altri operatori telefonici del Paese.

Sorrisi mondiali

Nel 1997 Nicolas Loufrani, creatore del marchio "Smiley" e detentore dei diritti di una faccina sorridente, iniziò a sperimentare alcune emoticon animate per renderle più adatte ad un uso interattivo. Fu lui a dare il via alle prime emoticon grafiche e ad un rudimentale dizionario online delle emoticon suddiviso per categorie. Questa raccolta, registrata nel 1997, fu diffusa per la prima volta sul web nel 1998, per poi arrivare nei cellulari due anni dopo. Nel 2001 la Smiley Company ha iniziato a concedere i diritti delle sue emoticon a molti dei telefoni cellulari dell'epoca. La nascita degli smartphone diede libero sfogo alla diffusione di questi simboli grafici: fu Apple la a introdurre il supporto alle emoji nei suoi dispositivi orientali. Con iOS 5 la tastiera emoji è disponibile di default su tutti i dispositivi, scelta poi condivisa anche da Google con l'arrivo della versione 4.4 di Android e da Microsoft con l'uscita di Windows 8. Oggi il confine tra emoticon ed emoji è piuttosto labile: alcune emoji sono anche emoticon e non è più necessario scrivere i simboli tramite tastiera visto che ormai sono tutti disponibili a livello grafico sulle tastiere dei nostri smartphone e sui servizi di comunicazione e messaggistica che utilizziamo tutti i giorni. Quello delle faccine è di fatto diventato un modo di comunicare a parte, comune in tutto il mondo, supportato allo stesso livello da numerosi programmi e dispositivi e immancabile nella vita di tutti noi. Anche per questo si è resa necessaria l'adozione di un codice unico al quale uniformare questo aspetto ormai fondamentale della nostra comunicazione.

Il sistema di codifica Unicode

Il sistema di codifica unico fu sviluppato alla fine degli anni 80' per trovare una rappresentazione unica e comune per tutti i simboli in informatica. Ogni lettera, numero, simbolo o segno è stato così ricondotto ad un codice univoco usato da tutti i computer per riconoscerlo e trasformarlo in un corrispondente simbolo grafico sullo schermo. L'Unicode Consortium si occupa di coordinare il lavoro per creare standard e regole comuni e si riunisce ogni quattro mesi per esaminare problemi, introdurre nuovi simboli e arricchire e modernizzare il codice. Per aggiungere un nuovo emoji bisogna proporre l'idea all'Unicode Consortium tramite una procedura piuttosto lunga fatta di numerosi passaggi e di numerosi accertamenti tecnici per fare in modo che sia compatibile con tutti i sistemi e gli standard comuni. Ogni anno, vista la lungaggine dei procedimenti, vengono approvati 60 o 70 nuovi emoji: il consorzio, tra l'altro, non si occupa di disegnare i simboli, ma ne dà mandato allo sviluppatore che ha proposto l'idea, previa verifica di adeguarsi alle grafiche dei simboli già esistenti. L'importanza dell'Unicode Consortium è cresciuta parecchio negli ultimi anni, merito dello sviluppo di una serie di simboli che sono diventati un vero e proprio linguaggio comune, capace di travalicare i confini e le differenze linguistiche, una sorta di idioma comune comprensibile a tutti come mai era accaduto nella storia dell'uomo. Le caratteristiche di un linguaggio vero e proprio ancora non ci sono, ma è possibile che con il passare del tempo emoticon ed emoji lo diventino, vista la diversa interpretazione dei simboli a seconda delle culture e le differenze di interpretazione, con modalità sempre più complesse che stanno diventando materia di studio per linguisti e studiosi di ogni sorta.