Fine dell'era d'oro delle Big tech? Pesano inflazione e recessione

È davvero finita l'era d'oro delle big tech? A causa di inflazione e recessione, le società si scoprono vulnerabili.

Fine dell'era d'oro delle Big tech? Pesano inflazione e recessione
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Se c'era un comparto che durante la pandemia non aveva avvertito il contraccolpo dei lockdown era stato quello tecnologico. L'aumento della domanda di servizi, soprattutto on demand e per le videochiamate, e dei prodotti hardware con cui milioni di persone a livello mondiale avevano preso familiarità (basti pensare i PC per lo smart working e la dad, ma anche i televisori), aveva fatto navigare in acque tranquille i colossi della tecnologia.
Tuttavia, terminato questo periodo di confinamento, sulla scena mondiale si è affacciata la guerra in Ucraina che ha portato a un aumento esponenziale dell'inflazione, che soprattutto negli USA ha raggiunto i livelli più alti dal 1981, e dei costi per l'energia e le materie prime. Ecco che quindi, sulla base delle ultime trimestrali, anche i colossi tech che apparivano inviolabili si sono mostrati vulnerabili e saranno costretti a prendere tutte le contromisure del caso per far fronte a un periodo non facile.

Apple

Andando in ordine alfabetico, partiamo dalla trimestrale Apple annunciata a Luglio 2022. Il Q2 del colosso di Cupertino è sempre stato un periodo di "attesa", visto che gli utenti sono soliti aspettare i nuovi prodotti in arrivo in autunno per poter scegliere cosa fare: in quest'ottica, alcuni rumor ipotizzano che Apple possa lanciare tantissimi prodotti nel 2022, anche per combattere l'inflazione e l'ombra della recessione. Agli iPhone 14 e all'Apple Watch Series 8 potrebbero, quindi, aggiungersi i nuovi Mac con M2, ma anche nuovi AirPods, HomePod, Apple TV e tanto altro.

Tornando alla trimestrale, Apple ha annunciato ricavi per 19,6 miliardi di Dollari, un numero in crescita del 12% su base annua ma comunque al di sotto delle previsioni di Wall Street. A sorpresa, sono cresciute le entrate degli iPhone a 40,7 miliardi di Dollari rispetto ai 39,5 miliardi di Dollari dello stesso periodo dello scorso anno.

Una motivazione potrebbe essere trovata nel fatto che gli utenti abbiano approfittato degli sconti proposti dalle catene di distribuzione per portare a casa gli iPhone disponibili nel listino, ma potrebbe esserci anche la "paura" di non riuscire a trovare subito iPhone 14 e quindi di dover attendere molto.

Crolla del 10%, invece, il dato relativo ai Mac, le cui entrate sono diminuite a 7,4 miliardi di Dollari.
Nel corso della conference call, l'amministratore delegato Tim Cook ha spiegato che questi numeri sono da imputare alle difficoltà riscontrate nella catena di approvvigionamento, ma anche al tasso di cambio sfavorevole. Occorre precisare, però, che il nuovo MacBook Air con M2 non rientra nei calcoli.
Calano anche le vendite della divisione iPad, del 2%, e degli indossabili, al -8%: probabilmente qui gli utenti sono in attesa delle prossime mosse.
Continua a macinare entrate la divisione servizi, che dimostra ancora una volta come la scelta di Apple sia stata lungimirante. La società di Cupertino ha annunciato di aver raggiunto quota 860 milioni di abbonati, in crescita dagli 825 milioni del trimestre precedente. Il dato, però, è ancora più importante se si tiene conto che negli ultimi dodici mesi è cresciuto di 160 milioni.

Amazon

A stretto giro di orologio è arrivata anche la trimestrale di Amazon, che ha riportato una perdita netta di 2 miliardi di Dollari, imputata all'inflazione ma anche alla partecipazione in Rivian. Tuttavia, è indubbio che l'impatto di quest'ultima non possa che essere limitato, soprattutto se si conta che nello stesso trimestre del 2021 la società di Jeff Bezos aveva annunciato un utile netto di 7,8 miliardi di Dollari.

Nonostante ciò, però, Amazon può sorridere perchè le vendite sono cresciute del 7% a 121,2 miliardi di Dollari (nel Q1 2021 tale dato era a 113,1 miliardi di Dollari). Questo indicatore ha entusiasmato Wall Street, i cui analisti avevano messo in preventivo vendite per 119,3 miliardi di Dollari, e non è un caso che le azioni subito dopo l'annuncio siano cresciute dell'11%.

Il fatturato dell'azienda, invece, si aggira tra i 116 e i 121 miliardi di Dollari per il trimestre, ma l'autunno che abbiamo davanti si preannuncia difficile anche per il primo e-commerce al mondo.

A riguardo sono emblematiche le dichiarazioni arrivate dal CEO Andy Jassy, che nella conference call tenuta dopo la diffusione dei risultati finanziari ha sottolineato le "pressioni inflazionistiche sui costi di carburante, energie e trasporto", che hanno costretto l'azienda a migliorare la produttività e l'efficienza della catena di evasione.
Proprio a tale discorso si allaccia il recente annuncio dell'aumento dei prezzi di Amazon Prime in Italia ma anche in altre nazioni d'Europa, dove l'incremento ha sfondato quota 40%. Amazon, nella comunicazione in cui ha spiegato che si è trattato del primo aumento del 2018, imputa la decisione a "un aumento generale e sostanziale dei costi complessivi dovuti all'inflazione, che incide sui costi specifici del servizio Amazon Prime in Italia e si basano su circostanze esterne, fuori dal nostro controllo".

Fondamentale sarà il prossimo trimestre, dove rientreranno anche gli acquisti del Prime Day: nelle previsioni si parla di un incremento del 13-17% di vendite nel terzo trimestre, spinte anche da quello che viene definito "il più grande Prime Day di sempre", con gli utenti Prime che hanno acquistato "più di 300 milioni di articoli in tutto il mondo", per un totale di 100mila acquisti al minuto.

Facebook

Se Apple e Amazon possono in parte sorridere, la seconda trimestrale di Facebook del 2022 non può che preoccupare l'amministratore Mark Zuckerberg. Dopo il primo calo di utenti attivi su Facebook, infatti, Meta ha riportato il primo calo annuale nel Q2 2022, con un -1% a 28,8 miliardi di Dollari che pesa come un macigno sui dati finanziari del colosso dei social network, alle prese con non poche grane. Il cielo sopra Meta appare poco sereno anche per il futuro, nonostante il caldo record di queste settimane, come dimostrato dalle previsioni davvero poco lusinghiere che potrebbero avere un impatto molto importante sui progetti futuri di Zuckerberg, vedasi il Metaverso.

Nel Q2 2022, Meta ha riportato un calo del 36% del profitto complessivo a 6,7 miliardi di Dollari. Emblematico è il dato di Reality Labs, la divisione che si occupa dei progetti legati al metaverso che ha perso 2,8 miliardi di Dollari in tre mesi. Risalgono a 1,97 miliardi gli utenti attivi, ma per il Q3 2022 i ricavi stimati sono tra 26 e 28,5 miliardi di Dollari, al di sotto delle aspettative.

Secondo gli analisti di Wall Street, le motivazioni sono tante: in primis si parla del blocco del tracciamento imposto da Apple con iOS, che sarebbe costato 10 miliardi di Dollari a Facebook solo lo scorso anno. Pesa, ovviamente, anche il rallentamento dell'economia e l'incertezza per il futuro, che potrebbe aver portato gli inserzionisti a rallentare gli investimenti in sponsorizzazioni.

Google

Trimestrale sottotono anche per Alphabet, anticipato anche dal rallentamento delle assunzioni di Google, preannunciato dall'amministratore delegato Sundar Pichai qualche settimana fa.

L'utile netto della società madre del motore di ricerca è stato pari a 16,5 miliardi di Dollari, al di sotto rispetto ai 18,5 miliardi di Dollari dello stesso periodo dello scorso anno. L'altra faccia della medaglia è rappresentata dall'aumento del fatturato, passato a 69,7 miliardi di Dollari rispetto ai 61,9 miliardi del Q1 2022. Google continua a essere trainata dal comparto della pubblicità online e dalle attività legate al motore di ricerca, che rappresentano introiti per 40,7 miliardi di Dollari.
Tra i dati delle varie divisioni, troviamo YouTube che ha contribuito per 7,3 miliardi di Dollari pur registrando la crescita più bassa degli ultimi due anni, ma anche il cloud a 6,2 miliardi. La crescita complessiva della società è stata del 13%, in netto calo rispetto al 62% dello scorso anno.

Nella conference call, il CEO ha voluto sfatare il mito secondo cui Google sarebbe immune ai periodi economici difficili e ha invitato i dipendenti a lavorare con maggiore concentrazione rispetto al periodo della pandemia.

Microsoft

Il nostro viaggio tra le trimestrali delle così dette GAFAM non poteva non concludersi con i dati relativi a Microsoft, che ha riportato degli ottimi ricavi e profitti, guidata dalla divisione cloud con entrate da 20,9 miliardi di Dollari e seguita da Office ed altri servizi business a 16,6 miliardi. Inferiori, invece, in termini di entrate i prodotti e servizi, fermi a 14,4 miliardi ma forti delle vendite in crescita dei Surface (+10%, contro il +13% del Q1 2022), mentre Windows e Xbox e hanno riportato un calo, nello specifico del -11% contro il +14% del Q1 2022 per la console di Redmond.

Complessivamente, l'azienda ha annunciato ricavi per 51,9 miliardi di Dollari e 16 miliardi di Dollari di profitti: per fare un confronto, nel Q1 2022 i dati erano rispettivamente pari a 49 e 16 miliardi di Dollari.
Scendendo nel dettaglio, scopriamo che i ricavi della divisione Office sono cresciuti del 9%, un dato positivo ma comunque in calo rispetto al +12% del trimestre precedente. A riguardo, l'azienda ha annunciato che ora Microsoft 365 ha 59,7 milioni di abbonati totali. Diminuiscono, invece, le licenze Windows OEM, del 2%, mentre nel Q1 2022 l'incremento era stato dell'11%.

La trimestrale, insomma, anche in questo caso è in chiaroscuro e il CFO ha imputato questo rallentamento alla forza del dollaro e al trend che sta interessando il mercato dei PC, oltre che all'aumento dei costi e alla spinta inflazionistica che sta colpendo vari mercati.