Euro Digitale: molto più di una semplice criptovaluta

La BCE ha confermato che il primo Disegno di Legge sull'Euro Digitale arriverà nel 2023: ecco cosa sappiamo del progetto crypto dell'UE.

Euro Digitale: molto più di una semplice criptovaluta
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All'inizio di febbraio, un'indiscrezione rilanciata da Politico ha spiegato che la Commissione Europea starebbe lavorando all'Euro Digitale molto più celermente di quanto pensassimo e che la moneta potrebbe vedere la luce già nel 2023. Nello specifico, spiega il sito web di informazione politica, la CE starebbe lavorando a un disegno di legge sull'Euro Digitale, la cui pubblicazione dovrebbe avvenire entro la fine del prossimo anno, ma che potrebbe persino essere anticipata di qualche mese rispetto ai piani, con un rilascio della moneta, almeno in via sperimentale, nel corso dei prossimi diciotto mesi. D'altro canto, la BCE ha già effettuato i primi test sulla criptovaluta, che ora necessiterebbe solo di un più ampio beta testing tra i cittadini dell'UE, prima di essere introdotta ufficialmente nel corso del 2024 o del 2025.
Ma che cos'è l'Euro Digitale?

Addio al contante? Non proprio

Già lo scorso anno abbiamo provato a spiegare cos'è l'Euro Digitale, ma negli ultimi mesi le informazioni sulla nuova moneta europea a cui abbiamo avuto accesso sono aumentate.

Intanto, poi, molti Paesi hanno messo in circolazione le proprie valute digitali, o quantomeno hanno iniziato a pianificarle, creando un precedente significativo a cui l'UE potrebbe guardare con attenzione, imitando gli Stati che già si sono lanciati nel mondo delle monete "online".
Per esempio, la Cina ha introdotto lo Yuan Digitale a ondate successive, arrivando a gennaio 2022 a toccare quasi 260 milioni di cittadini cinesi, più di un sesto del totale della popolazione dello Stato dell'estremo oriente. Il caso più vicino alle sensibilità europee, però, potrebbe essere quello relativo alle indiscrezioni sul Dollaro Digitale degli Stati Uniti, al quale la Federal Reserve starebbe pensando da mesi e che potrebbe accompagnare un nuovo pacchetto di restrizioni per le criptovalute, in arrivo probabilmente già il prossimo anno.

Soprattutto nel caso americano, però, i dettagli trapelati dalla Fed sono ancora pochi, tanto che sembra che, per una volta, il Nuovo Mondo rincorra quello Vecchio in un campo innovativo come quello delle criptovalute.

La BCE, infatti, ha già compiuto dei passi concreti verso il nuovo corso, annunciando il cambio di look dell'Euro cartaceo e la fine della prima consultazione pubblica della BCE sull'Euro Digitale.
All'atto pratico, ad ogni modo, l'Euro Digitale sarà esattamente come quello tradizionale, ovvero quello cartaceo che usiamo ogni giorno al supermercato o al ristorante: nello specifico, la pagina dedicata alla valuta sul sito web della BCE spiega che si tratterà di una moneta elettronica emessa dall'Eurosistema, ovvero dalla BCE e dalle singole banche nazionali dei Paesi europei, coniato esattamente come le banconote e le monete emesse dalle zecche di Stato.

La BCE tiene anche a sottolineare che l'Euro digitale non sostituirà il cartaceo: si continua dunque con i pagamenti in contanti, ma le transazioni in digitale verranno facilitate e incentivate, seguendo una linea di pensiero già adottata in Italia con il Cashback di Stato del 2021.

L'obiettivo della nuova moneta è, dunque, quello di ampliare le scelte di pagamento di chi la utilizza, in modo da rendere ancora più inclusivi e accessibili tutti i trasferimenti di denaro. Secondo le parole della BCE, il nuovo Euro sarà "un mezzo di pagamento semplice, universalmente accettato, sicuro e affidabile": fine sottinteso nelle dichiarazioni della Banca Centrale Europea è la lotta all'evasione fiscale, che tramite l'eliminazione del contante dovrebbe essere arginata quasi del tutto.

Una criptovaluta diversa dalle altre

Giunti a questo punto, qualcuno potrebbe chiedersi se l'Euro Digitale sarà una delle tante criptovalute che spopolano sul web. Stando alla definizione data dalla Banca d'Italia di queste ultime, che sono considerate "una rappresentazione digitale di valore utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento", la risposta è che sì, l'Euro Digitale sarà una criptovaluta.

Tuttavia, bisogna fare diverse precisazioni: non immaginatevi il futuro dell'Euro simile all'attuale andamento di Bitcoin, Ethereum o delle altre migliaia di altcoin: le fluttuazioni a cui sono soggette le criptovalute che conosciamo oggi, infatti, rischierebbero di distruggere l'economia europea e mondiale nel giro di pochi mesi se non fossero contenute da dei meccanismi regolatori. Per questo, l'Euro Digitale sarà più simile a una stablecoin che a Bitcoin: gli esempi principali qui sono quelli di Tether (USDT) e di BUSD, o Binance USD, che riflettono un valore non distante da quello del dollaro.

La differenza principale tra una stablecoin e una criptovaluta tradizionale è che le stablecoin non sono volatili, o quantomeno non lo sono come le altre monete digitali. Facciamo un esempio concreto: dati alla mano, se aveste investito lo scorso 1° ottobre 1.000 Euro in Shiba Inu (SHIB), il 1° novembre il valore del vostro portafoglio avrebbe toccato i 9.088 Euro, mentre il 1° gennaio sarebbe sceso a 2.888 Euro. Un portafoglio Tether, nelle stesse tre date, sarebbe passato da 1.000 a 1001,62 a 1017,82 Euro.

Andamento di Shiba Inu sul mercato nell'ultimo anno (dati via Coindesk)

Andamento di Tether sul mercato nell'ultimo anno (dati via Coindesk)

La maggiore stabilità da cui le stablecoin traggono il proprio nome è evidente e si tratta sia un pregio che un difetto, a seconda del punto di vista da cui la si guarda: chiaramente, in questo caso trading speculativo è impossibile, mentre decisamente più concreta è la possibilità di utilizzare le stablecoin per i pagamenti nella vita reale. Proprio per questo, un approccio "alla stablecoin" sarebbe perfetto per l'Euro. Ma perché le stablecoin sono più stabili delle altre criptovalute? La risposta è semplice, e sta nelle risorse utilizzate per garantire la moneta, che possono essere materiale prezioso dal valore più o meno stabile (l'oro, per esempio), o altre valute "forti" come il Dollaro.

Per esempio, criptovalute come GoldX (GOLDX) sono garantite dall'oro, mentre Binance USD e USDCoin (USDC) seguono il Dollaro. Altra possibilità è che le stablecoin utilizzino altre criptovalute come garanzia: qui le cose si complicano perché, come abbiamo già detto, le criptovalute sono molto volatili. Per questo, le stablecoin crypto-based sono spesso "sovragarantite", cioè sono tutelate da un patrimonio in criptovaluta molto maggiore della capitalizzazione di mercato della stablecoin stessa, in modo che eventuali fluttuazioni del bene-garanzia vengano ammortizzati dalle quantità del deposito.

Come funzionerà l'Euro digitale?

Arriviamo al nodo centrale: su cosa si baseranno le garanzie dell'Euro Digitale? Per rispondere dobbiamo guardare a quali sono le garanzie dell'Euro, perché quest'ultimo e la controparte "online" saranno parte dello stesso sistema monetario, nel senso che saranno due forme diverse della stessa moneta, un po' come lo sono il centesimo di metallo e la banconota di carta.

Dietro all'Euro c'è l'Eurosistema, ovvero il nucleo bancario composto dalla BCE e dalle banche nazionali dei Paesi membri dell'Eurozona. L'Eurosistema non ha riserve di criptovaluta, e questo non dovrebbe sorprendere nessuno: nell'UE è in corso un aspro dibattito sul ban del mining di criptovalute, riaperto nelle scorse settimane dall'Ungheria dopo che, a novembre, anche la Svezia si era espressa contro il mining, spiegando che il suo impatto ecologico è troppo elevato perché l'attività venga consentita su larga scala. Dunque, se la BCE non detiene scorte di criptovalute, la "seconda via" per garantire l'Euro-stablecoin è preclusa: vien da sé che l'Euro digitale sarà garantito dall'oro, giusto? Sbagliato.
L'Euro non è mai stato garantito su base aurea: per la verità, nessuna moneta circolante è garantita dall'oro fin dal 1971, quando gli Stati Uniti hanno abolito il gold exchange standard, ovvero la convertibilità del Dollaro in oro.

La via che verrà percorsa dall'Eurozona, che con ogni probabilità sarà utilizzata anche dalla Fed e che (forse) viene già usata dalla Cina, sarà quella della stablecoin "senza garanzie", basata sulla fiducia che il mercato accorda agli enti che emettono la criptovaluta. Si tratta di una strada impensabile per le classiche criptovalute, che non sono sorrette da istituzioni nazionali e internazionali: il caso più eclatante, in questo frangente, è quello dello sconosciuto creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto.

In una situazione del genere, dunque, è proprio la specificità di essere legato alla BCE a dare valore all'Euro Digitale, che rimarrà stabile grazie a un sistema di bilanciamento dell'offerta della moneta e del prezzo della valuta sul mercato. In particolare, quando il prezzo dell'Euro Digitale si alzerà eccessivamente, la BCE immetterà nuova valuta nel mercato, causando una sua riduzione di prezzo; al contrario, quando il prezzo della stablecoin si abbasserà troppo, l'offerta diminuirà di conseguenza. Questa "terza via" è aperta quasi solo alle monete digitali "istituzionali", dal momento che, al di fuori di queste ultime, è stata tentata solo da due monete: Basecoin e CarbonUSD. La prima è fallita nel giro di un anno per via dell'intervento della SEC, l'ente federale americano che controlla la borsa valori; la seconda, invece, è sopravvissuta, ma è diventata una stablecoin dollar-based ed è scomparsa dal mercato negli ultimi mesi.