Genesys B52 MMX, la CPU italiana dimenticata che sfidò Intel

Anche in Italia si tentò la produzione di un processore “rivale” di Intel, ma ebbe successo? Rivediamo la storia del Genesys B52 MMX.

Genesys B52 MMX, la CPU italiana dimenticata che sfidò Intel
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Ripercorrendo la storia della rivalità tra AMD e Intel, abbiamo riscoperto che questo dualismo nacque da un'aspra battaglia legale, originata dal percorso che fece nascere il chip AMD Am386, realizzato tramite reverse-engineering sul processore Intel 80386. A ciò seguì una causa poi vinta da AMD, che ottenne infine i permessi per commercializzare tale CPU liberamente nonostante la contrarietà di Andrew Grove e soci.
Un percorso quasi analogo lo visse una CPU italiana quasi dimenticata dagli amanti della tecnologia, tanto che su Internet vi sono solamente pochi report approfonditi e qualche testimonianza della fine del XX secolo. Si tratta del processore Genesys B52 MMX, noto a coloro che lo hanno acquistato come un possibile "Pentium II Killer", ma dal destino segnato sin dal suo debutto sul mercato.

Le origini di Genesys B52 MMX

Il processore Genesys B52 MMX nasce a Monopoli nel 1998 nell'omonima società Genesys, fondata e gestita da Marcello Console. Osservando a posteriori il prodotto a partire dalle recensioni di allora, comprendiamo immediatamente che si tratta di un processore Intel Pentium II modificato e rivenduto a un prezzo nettamente inferiore rispetto all'originale, al netto di un congruo aumento nelle prestazioni.

Il piano ha inizio dal gennaio 1998, quando Intel annunciò al pubblico il Pentium II con core Deschutes realizzato su processo a 250 nanometri, ideale per abbassare il voltaggio da 2.8V a 2.0V, e dotato di 512 KB di cache L2 implementata tramite due chip BSRAM. Il prezzo di mercato fissato al lancio era allora pari a 669 Dollari, ma agli occhi di Console e colleghi in poco tempo divenne chiaro che si poteva proporre in Italia un prodotto più economico e performante.

Già nell'agosto 1998, alcuni utenti italiani cominciarono a domandarsi nei forum di allora cosa fossero questi Genesys B52 MMX, chiedendosi per l'esattezza se si trattasse di un prodotto davvero esistente. Le pubblicità su alcuni magazine e la comparsa in alcune configurazioni proposte da rivenditori del Belpaese diedero più visibilità alla CPU pugliese, mentre l'azienda registrò il dominio b52mmx.com come punto di riferimento per i potenziali clienti.

Sul mercato si trovavano quattro varianti del Genesys B52 MMX, con frequenze di clock rispettivamente pari a 300, 350, 400 e 450 MHz, prodotte inizialmente con nodo a 350 nanometri e poi a 250 nanometri. La società prometteva tre anni di garanzia al posto dei due offerti da Intel per i Pentium II, mentre il costo per la versione più performante era pari a 750.000 lire, convertiti nel 1998 a 450 Dollari - contro i 669 Dollari richiesti dal colosso statunitense.

Come potevano permettersi questi prezzi garantendo prestazioni superiori alla controparte d'oltreoceano? Le testimonianze nei forum parlano dell'acquisto di processori Intel scoperchiati, modificati nel fattore di moltiplicazione, nel sistema di raffreddamento e nel coperchio brandizzato Genesys con logo B52 verde-bianco-rosso su sfondo blu. In poche parole, non altro che il processore Intel originale con overclock rivenduto, però, sotto nome diverso.

Le prestazioni erano davvero così superiori?

Leggendo i thread dell'estate 1998, si nota chiaramente che molti dubitavano della bontà della CPU. Ciononostante, le recensioni dimostrarono che il prodotto finale era un Intel Pentium II portato a una frequenza di clock maggiore, con tanto di serigrafie Intel sulla SEC. Il risultato ai benchmark era un processore decisamente migliorato, con potenza di calcolo leggermente superiore rispetto alla controparte americana e punteggi più elevati.

In particolare, sulla test suite Ziff Davis Cpu Mark 32 il Genesys B52 MMX a 504 MHz riuscì a ottenere 1300 punti, contro i 1260 punti dell'analogo Intel Pentium II. A ciò si aggiunge una cache L2 più veloce del 9% a parità di frequenza, con 394,7 MB/s contro 359,4 MB/s.

Purtroppo, oggi le informazioni disponibili su questo "antico" processore sono ben poche (tra queste, il prezioso contributo narrativo e fotografico per cui si ringrazia CPUShack), eppure possiamo già evincere le ragioni che resero tale processo di rielaborazione noto a livello nazionale come un progetto affidabile, dal risultato finale rispettabile e intrigante per il consumatore, soprattutto in virtù del prezzo inferiore del 45% circa rispetto alla proposta Intel.

Tuttavia, la storia ci racconta di come questa sfida, al netto della bontà dell'hardware, non sarebbe potuta durare molto a lungo. Infatti, lo stesso Console era convinto che sul lungo termine l'attività di overclocking condotta da Genesys era condannata: "I chip Intel di ultima generazione hanno il loro fattore di moltiplicazione fisso all'interno del processore e non possono essere modificati dall'esterno. Con il Pentium 4, Intel garantirà la cessazione del nostro lavoro".
Esattamente come nel caso di AMD, questo era un sogno che trovò spazio nella realtà per qualche anno e costituì l'ennesima sfida contro il monopolio di Intel, anche per dire al mondo che i talenti nel mondo tech si nascondono nei luoghi più imprevedibili.