Gli easter egg che potresti non aver notato nei dipinti più famosi

Diversi studiosi dell'arte si sono concentrati su alcuni misteri contenuti all'interno delle opere più famose di tutti i tempi.

Gli easter egg che potresti non aver notato nei dipinti più famosi
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I misteri dell'arte sono tra i più interessanti da scoprire. Nel corso dei secoli, molti pittori si sono divertiti a inserire simboli segreti o messaggi in codice, pensati per gli osservatori più attenti. Il termine "easter egg" indica un contenuto nascosto, solitamente bizzarro e particolare che gli sviluppatori di un prodotto, specialmente nei videogiochi, nascondono all'interno di esso.
Easter egg è entrato a far parte anche del linguaggio comune, può essere un messaggio nascosto da trovare in un film, in un fumetto, in qualsiasi prodotto di natura artistica, chiaramente non riferito, necessariamente, all'opera in sé. È possibile trovare tali riferimenti anche nelle opere artistiche più famose. Vediamo alcune.

La Gioconda

La "Gioconda" è probabilmente uno dei dipinti più famosi e commercializzati dell'intera storia del mondo, dunque quante volte ce la siamo ritrovati sotto al naso? Per quanto possa essere chiara nei ricordi di tutti, non molti avranno notato le iniziali di Leonardo Da Vinci nell'occhio destro della, presunta, donna protagonista, o anche nelle pennelate del ponte dietro la Mona Lisa dove è possibile intravedere un 72. Sembra che Leonardo da Vinci si sia davvero divertito a mettere significati nascosti nelle sue opere.

La creazione di Adamo

Michelangelo non fu da meno ne "La creazione di Adamo", il famoso dipinto dove Dio si protende verso il Primo Uomo, sostenuto da una nuvola. Quanti di voi hanno notato la nuova è in realtà un cervello umano? Un piccolo excursus storico, il Rinascimento italiano è perfettamente rappresentabile con la "Creazione di Adamo", che il Buonarroti impiegò 16 giornate per terminare secondo le fonti dell'epoca. Secondo diversi studiosi rappresenterebbe il più grande dono che Dio ha concesso all'umanità: l'intelletto. Concetto piuttosto comune in un periodo nel quale gli intellettuali si dividevano in due preponderanti correnti di pensiero, quello platonico e quello aristotelico. Il messaggio rappresentato da Michelangelo appartiene alla corrente neo-platonica, che al tempo venne assorbita dal cristianesimo.

Caffe Terrace at Night

Vincent Van Gogh, tra i più sfortunati dei grandi geni dell'arte, dipinse "Cafe Terrace at Night". É curioso sapere che l'opera, studiata da tantissimi storici dell'arte, sembrerebbe rimandare all'Ultima cena di Leonardo Da Vinci. Sebbene Van Gogh scrisse alla sorella di essersi ispirato al romanzo Bel Ami di Guy de Maupassant, gli esperti hanno trovato diverse similitudini con il dipinto parietale del Da Vinci.
In entrambe le opere sono rappresentati dodici individui, seduti ai lati di una figura che li divide in due gruppi. Nell'Ultima cena abbiamo Gesù ma in Cafe Terrace at Night è una cameriera vestita di un candido bianco che risalta sugli altri personaggi dai colori comuni, la quale si trova esattamente davanti una finestra i cui listelli divisori formano una croce. È lo studio delle lettere, stavolta spedite al fratello Theo, che suggerisce quanto Vincent avesse bisogno di spiritualità nella sua vita in quel periodo.

Il ritratto dei coniugi Arnolfini

"Il ritratto dei coniugi Arnolfini" di Jan Van Eyck contiene uno specchio convesso, alle spalle della coppia, che mostra un riflesso otticamente perfetto e preciso della stanza e le spalle dei protagonisti. Ovviamente non tutti gli artisti inserirono simboli o messaggi segreti con lo scopo di premiare lo spettatore attento, alcuni di loro hanno un po' giocato con l'aspettativa per cui le opere d'arte dovessero essere simbolicamente ricche. Il dipinto, considerato tra i capolavori dell'artista, è anche una delle opere più significative della pittura fiamminga, caratterizzata in particolare dall'uso dei colori ad olio e da una grande attenzione alla resa dei dettagli. Si vede.

Melencolia I e il puzzle del mistero

Albrecht Dürer, nel 1514, realizzò Melencolia I come parte del trittico detto "Meisterstiche", con il San Girolamo nella cella e Il cavaliere, la morte e il diavolo, legati rispettivamente alle virtù morali, teologiche e intellettuali. Nell'opera è possibile fin da subito osservare strani oggetti, appartenenti (anche) al mondo dell'alchimia: come una bilancia, un cane scheletrico e una clessidra. La cosa che ha attirato l'attenzione di tutti, però, è il "quadrato magico" contenuto nell'opera, che si è scoperto essere molto complesso (si può osservare in alto a destra). La somma dei numeri delle linee orizzontali, verticali e oblique danno il numero 34; anche la somma dei numeri dei quattro settori quadrati in cui si può dividere il quadrato e anche i quattro numeri al centro, se sommati danno lo stesso numero. Così come i quattro numeri agli angoli. Inoltre se si prende un numero agli angoli e lo si somma con il numero a lui opposto si ottiene 17. Considerando i numeri centrali dell'ultima riga, infine, si trova il numero 1514, anno in cui è stata creata l'opera.

Bacco di Caravaggio e il suo autoritratto

Bacco è un dipinto realizzato dall'illustrissimo pittore italiano Caravaggio tra il 1596 ed il 1598. L'opera rappresenta - ovviamente - Bacco, dio del vino e dell'ebbrezza per i romani, con in mano una coppa dello squisito nettare. All'interno del dipinto, sembra essere nascosto un autoritratto di Caravaggio.
Sulla brocca di vino in primo piano, infatti, è possibile osservare un disegno del volto di un uomo che si ritiene possa essere l'autoritratto dell'artista. Già nel 1922, durante una pulitura della tela, lo storico dell'arte Matteo Marangoni disse di aver visto, riflesso nella brocca, un volto ricollegabile alla fisionomia dello stesso Caravaggio. Si tratterebbe dell'unico autoritratto esistente dell'artista, per quanto in passato alcuni studiosi abbiano sostenuto che Bacco stesso potesse raffigurare il geniale pittore.