Speciale Google I/O 2014

Android L, dispositivi indossabili, automotive e Android TV: il futuro della ditta di Mountain View

Speciale Google I/O 2014
INFORMAZIONI SCHEDA
Articolo a cura di

Il mese di giugno è stato caratterizzato da due grandi presentazioni, quella di Apple e quella della casa di Mountain View, il Google I/O, appena svoltosi a San Francisco. La mela morsicata ha puntato tutto sulla parte software, rinviando a data da destinare i nuovi dispositivi. Anche se iOS 8 e OS X Yosemite hanno mostrato un potenziale rilevante sul lungo periodo, la borsa non ha apprezzato la linea scelta dal colosso di Cupertino, il cui titolo è sceso dello 0.7% appena dopo l’evento. Ora è arrivato il momento di Google, che non si è limitata a svolgere il compitino, mostrando uno stralcio delle tecnologie che caratterizzeranno il suo lavoro da qui a qualche anno. Android L, dispositivi indossabili, automotive e Android TV sono solo alcuni degli argomenti discussi durante la presentazione. Il futuro, almeno quello secondo Google, sarà un posto in cui Android diventerà sempre più centrale nella vita di tutti i giorni. Gli smartphone sono solo l’inizio, perché tra non molto potremmo indossare, e perché no, guidare il robottino verde. Le aziende del settore sembrano aver percepito all’unisono lo stesso pensiero, ovvero che la telefonia non basta più: bisogna creare dispositivi e soluzioni nuove, che offrano un leit motiv comune nella quotidianità delle persone. In questo modo, aumenteranno le possibilità offerte all’utenza, moltiplicando anche i profitti per chi sarà in grado di gestire questo complesso ecosistema. Insomma, di carne al fuoco ce n'é e non è poca, ma basterà a saziare la fame di novità del pubblico?

Android L

Una delle novità più importanti introdotte da Google nel suo keynote è sicuramente Android L, la nuova versione del sistema operativo. La prima cosa che salta all’occhio è l’interfaccia grafica, rivista nello stile e nel modo con cui interagisce con l’utente. Il nuovo volto del robottino verde è stato realizzato grazie a Material Design, una serie di linee guida con cui Google intende uniformare l’esperienza utente sul web, nelle applicazioni e in generale su tutti i dispositivi che fluttueranno intorno al S.O di Mountain View. Come nel caso di iOS 8, anche qui le nuove scelte di design hanno mostrato un ritorno alla bidimensionalità dell’interfaccia, con icone più piatte e una maggiore pulizia e semplicità degli elementi che compongono lo spazio visivo. I colori dominanti sono quelli pastello e il nuovo font utilizzato, chiamato Roboto, contribuisce ad aumentare la sensazione di trovarsi di fronte ad uno stile visivo nuovo e più armonioso rispetto al passato. Grande attenzione è stata riposta anche nei confronti delle animazioni all’interno dei menù e delle applicazioni, che godono ora di una fluidità senza precedenti per Android, raggiungendo una velocità di 60 fps.

Molta enfasi è stata posta sulle notifiche, la cui gestione è stata modificata in questa nuova versione del sistema operativo. Innanzitutto, all’interno della lock screen è ora possibile amministrarle in tutta comodità, consentendo di aprirle e modificarle a piacimento. Introdotta per la prima volta anche la classificazione delle notifiche, visto che esse saranno visualizzate anche in base all’importanza e alla rilevanza dell’applicazione che le ha generate, anche se non è ancora chiaro il modo in cui saranno gestiti questi aspetti. Infine, messaggi, chiamate e altre avvisi saranno visualizzati attraverso delle finestre di pop up, che forniranno un'anteprima del loro contenuto.
Dal punto di vista delle prestazioni, Android L nasce come il primo sistema operativo Google con un supporto nativo per i 64 bit, consentendo l’arrivo sul mercato di dispositivi dotati di 4 Gb di RAM. Un altro cambiamento, forse più importante, è il passaggio dalle runtime Dalvik a quelle ART, introdotte in via sperimentale con Android KitKat. Le nuove librerie consentono una migliore gestione delle risorse, una più fluida esperienza con le app e una maggiore parsimonia nelle richieste energetiche. Sulla carta, le prestazioni delle runtime ART promettono un notevole passo in avanti in questo ambito, dimostrando come la pura potenza hardware serva a ben poco senza una parte software in grado di sfruttarla a dovere. In questo ambito, ecco spiegata l’introduzione di Android Expansion Pack, una serie di API sviluppate in collaborazione con NVIDIA, Qualcomm e Immagination Technologies, con il compito di migliorare le performance grafiche dei sistemi Android. Tassellation, ASTC Texture Compression, Geometry e Computer Shaders porranno le basi per giochi e applicazioni più belle da vedere e realistiche, grazie anche al supporto per il motore grafico Unreal Engine 4. Durante la presentazione, la casa di Mountain View si è spinta anche oltre, ipotizzando un confronto con le DirectX 12 di Microsoft, anche se è ancora presto per poter trarre conclusioni in merito.

Prestazioni superiori significano anche consumi superiori, ecco perché Android L porta con se nuovi strumenti per la gestione della batteria. Project Volta rappresenta la sintesi del lavoro svolto fino a questo momento, con il quale gli sviluppatori promettono 90 minuti in più di autonomia su Nexus 5. Grazie ad API meglio ottimizzate, le risorse saranno ora allocate in modo da sprecare il minor quantitativo di energia possibile, mentre la nuova modalità di risparmio energetico e la funzione Battery Historian faranno il resto. La prima consente di ridurre le frequenze della CPU e della GPU ed il refresh dello schermo, spegnendo anche il traffico dati per ridurre i consumi; la seconda invece consente di avere sempre sotto mano lo storico dei wakelock generati dalle applicazioni, in modo da identificare quelle che compromettono maggiormente la durata della batteria. API a parte, le altre funzioni non rappresentano una vera e propria novità, visto che strumenti simili sono da tempo disponibili su smartphone con versioni proprietarie di Android, o attraverso applicazioni di terze parti. Resta il fatto che tutto questo è ora integrato di serie anche nei dispositivi Google Experince.
Passi avanti sono stati fatti anche dal punto di vista della sicurezza, visto che ora è possibile fare un wipe completo del proprio dispositivo da remoto, cosa per altro già possibile con molti terminali Android. La vera novità tuttavia riguarda il sistema di sblocco del telefono, che può essere ora personalizzato in base al luogo in cui ci si trova o in base a un particolare dispositivo nelle vicinanze. Ad esempio, sarà possibile impostare un luogo sicuro, come la propria casa, in cui non sarà necessario inserire la sequenza di sblocco per attivare il terminale. Oppure si potrà associare lo sblocco del telefono al proprio orologio dotato di Android Wear: allontanandosi dallo smartphone, esso si bloccherà, mentre avvicinandosi la modalità di blocco verrà tolta, automatizzando di fatto questo processo.
A chiudere il corollario di novità è possibile osservare la nuova tastiera, dal design minimal, la nuova galleria, la cui interfaccia è stata completamente rivista, e un nuovo tema per le schermate dedicate alle impostazioni, che ora seguono lo stile Material Design. Anche il multitasking è stato rivisto, gestendo le applicazioni e le schede di Chrome come un’unica entità, come se Google volesse fondere l’esperienza d’uso di Android con la navigazione in rete. Anche se a prima vista il nuovo multitasking può sembrare caotico, bisognerà provare con mano il nuovo sistema operativo per verificarne la validità. I possessori di Nexus 5 potranno scaricare in qualsiasi momento la Developer Preview, per testare le novità fin da subito; tutti gli altri dovranno aspettare fino all’autunno, quando Android L sarà distribuito ufficialmente.

Android da indossare

Come previsto, il Google I/O ha focalizzato la sua attenzione anche sulle periferiche indossabili, grazie al nuovo sistema operativo Android Wear. Per un approfondimento sulle peculiarità che lo caratterizzeranno vi rimandiamo allo speciale dedicato, concentrandoci maggiormente sui device mostrati nel corso dell’evento. Di LG G Watch si è già ampiamente parlato, dato che si tratta di un dispositivo creato per rappresentare la prima ondata di prodotti basati sul nuovo sistema operativo: grazie al display da 1.65” IPS LCD, al processore Qualcomm Snapdragon 400, a 512MB di RAM e a 4 GB di memoria interna, il nuovo arrivato di casa LG ha tutte le carte in regola per diventare il capostipite di questa nuova tipologia di prodotti. Durante la presentazione ha trovato spazio anche il Samsung Gear Live, il primo dispositivo Android Wear dell’azienda coreana. Il design appare identico a quello del Gear 2, salvo per l’assenza della fotocamera, mentre le caratteristiche tecniche non sono molto diverse dalla proposta LG: schermo da 1.63” Super AMOLED, CPU Quad Core da 1.2 Ghz, 512 Mb di RAM e 4Gb di memoria interna. La differenza più rilevante riguarda la batteria, visto che Samsung ha utilizzando un modello da 300 mA contro i 400 mA scelti da LG; entrambi i device tuttavia offrono la certificazione IP67, rendendoli a prova di acqua e polvere. Il prezzo dei due dispositivi è pari a 199€ e saranno disponibili a partire dal mese di luglio sul Play Store.

A prescindere dalle funzionalità e dalla caratteristiche tecniche, appare doveroso aprire una parentesi sul design di questi nuovi prodotti. A differenza di uno smartphone, un orologio non si può nascondere in tasca, rimanendo sempre in bella vista durante l’utilizzo. Da questo punto di vista, appare chiaro che il look dei nuovi arrivati non rappresenti il massimo dal punto di vista stilistico. Se su un telefono la parte estetica può anche essere meno rilevante, la stessa cosa non può essere detta per un orologio, da sempre icone di stile. Da questo punto di vista, il Motorola Moto 360 rappresenta un’alternativa decisamente più valida, unendo le potenzialità di Android Wear all’eleganza delle linee scelta dalla casa di Chicago.

Android da guidare

Gli smartphone moderni vengono ormai usati in molti contesti diversi, ma il settore dell'automotive sembra ancora distante da questa realtà. Il prossimo passo è dunque quello di portare Android sulle automobili. La mancanza di una piattaforma comune in questo settore comincia a farsi sentire e Google ha deciso prendere la palla al balzo, presentando Android Auto. Il sistema consente di portare alcune delle funzioni del proprio telefonino sugli schermi delle autovetture compatibili; al progetto hanno aderito oltre 25 case automobilistiche, tra cui Audi, Alfa Romeo, Volvo e Subaru. Una volta connesso il telefono all’autovettura, il dispositivo viene controllato attraverso i comandi touch dello schermo sulla plancia grazie a un’interfaccia in stile Google Now, senza dimenticare la possibilità di impartire comandi vocali. Da qui sarà possibile gestire il navigatore satellitare, ottenendo inoltre informazioni sui luoghi ricercati: ad esempio, si può chiedere alla vettura di trovare un ristorante, oppure di comunicare gli orari di apertura di una determinata attività commerciale.

Il sistema è anche progettato per rispondere alle chiamate e per dettare messaggi da inviare ai propri contatti. Sono inoltre diversi i servizi che potranno essere condivisi dallo smartphone ad Android Auto, come ad esempio Play Music, Spootify, TuneIn Radio e Pandora.
Le prime vetture ad integrare il nuovo sistema saranno disponibili entro la fine dell’anno e faranno da apripista ad un nuovo modo di interagire con i mezzi di trasporto. Il lavoro di ottimizzazione è però ancora lungo, visto che durante la presentazione il sistema ha mostrato qualche incertezza.

Android da guardare

Uno dei settori in cui le grandi compagnie tecnologiche, Apple compresa, fanno ancora fatica ad entrare è quello televisivo, complice anche lo strapotere dei grandi network internazionali. Nonostante le difficoltà, Google ha deciso di tornare sul pezzo, presentando al pubblico Android TV, un sistema operativo pensato per i salotti delle nostre case. Allo stato attuale, il software gira esclusivamente su dispositivi set-top box, ma dal 2015 sarà disponibile direttamente nei televisori, senza bisogno di apparecchi esterni. Il design dell’interfaccia ricalca quello di un classico media center e anche in questo caso Google Now è integrato nel software, aumentando le funzionalità disponibili. Il sistema consente di utilizzare il proprio smartphone come telecomando, anche se i comandi vocali potrebbero avere una parte importante nella fruizione dei contenuti multimediali, come anche per la navigazione internet. Play Movies e Play Music consentono di accedere ad una libreria di film e canzoni estremamente vasta, trasformando la TV in un HUB multimediale a 360°. Non va dimenticato inoltre che Android TV è basato su Andorid L, con cui condivide SDK e API, permettendogli di avere accesso ad un ampio parco di titoli videoludici, trasformando di fatto il TV in una console da gioco, grazie anche alla compatibilità con i gamepad bluetooth prodotti fino a questo momento. Tutte le funzionalità di Chromecast sono state integrate in questi dispositivi; è dunque possibile inviare allo schermo televisivo contenuti di vario tipo, dai video di You Tube alle immagini scattate con il proprio smartphone.

Google I/O 2014 Il Google I/O di quest'anno ha mostrato ancora una volta il trend che caratterizzerà il prossimo periodo, ovvero la convergenza verso sistemi operativi multipiattaforma, in grado di funzionare su più dispositivi. Google ed Apple hanno già fatto passi da gigante in questo senso, mentre Microsoft appare ancora indietro rispetto alla concorrenza, anche se qualcosa sta iniziando a muoversi anche per l'azienda di Redmond. L'integrazione delle piattaforme software consentirà non solo di risparmiare gli investimenti per lo sviluppo di sistemi operativi dedicati, ma permetterà anche agli utenti di poter usufruire di una vera e propria continuità di utilizzo dei propri dispositivi: dal telefono alla TV, passando per gli orologi e le automobili, tutto potrà funzionare nell'ecosistema prodotto da Google, che diventerà sempre più centrale nel prossimo futuro. A questo punto non resta altro che osservare come il mondo pensato dal colosso dei motori di ricerca si evolverà, anche se da queste prime indicazioni il futuro sembra più vicino di quanto ci si aspettasse.