Huawei: il futuro dell'azienda Cinese dopo il ban di Trump

Le recenti paure sul futuro di Huawei non hanno cambiato di una virgola il futuro di un'azienda che punta a diventare sempre più forte.

Huawei: il futuro dell'azienda Cinese dopo il ban di Trump
Articolo a cura di

Il ban di Trump potrebbe aver accelerato un epocale cambiamento nella filosofia di business di Huawei. Da tempo l'azienda cinese ha nelle sue mire una voglia di indipendenza che i recenti avvenimenti sembrano aver inesorabilmente aumentato. Il modello più chiaro è quello di Apple, che produce da sola la maggior parte delle tecnologie dei suoi prodotti.
Il primo e più lampante esempio è quello di un sistema operativo proprietario, che potrebbe essere più vicino di quanto si possa pensare, frutto di una strategia che l'azienda ha in mente da tempo e che le discutibili mosse del governo americano hanno solo portato alla luce.

Il punto sulla situazione

Il ban di Trump, così è stato ribattezzato il National Defense Authorization Act, ha sconvolto in modo netto il mondo tecnologico: si tratta di una norma, già prodotta l'estate scorsa e trasformata ora in legge dal governo, che obbliga agenzie governative e operatori di rete a non utilizzare le tecnologie di Huawei e ZTE (maggiori dettagli sul motivo del ban sono disponibili in questo speciale). Una norma che rischia di danneggiare fortemente l'azienda cinese, che ha collaborazioni intense con le aziende tech americane. La prima e più grave conseguenza di questa nuova legge è lo stop temporaneo alla partnership con Google, che tanta fortuna ha portato a Huawei ma anche alla stessa Google.

Senza Google e Android, due cardini importanti su cui Richard Yu e soci hanno sempre basato la loro fortuna, tante cose potrebbero cambiare. Per tutelarsi l'azienda ha citato in giudizio il governo americano, accusando l'incostituzionalità del divieto e difendendo fortemente la sua posizione. Una sfida tutta da vivere ma che ha creato non poche preoccupazioni tra gli utenti e sui mercati, nonché una certa voglia di Huawei di far vedere, nonostante tutto, la sua forza.

La prima mossa

Android è uno dei cardini degli smartphone Huawei, una di quelle tecnologie irrinunciabili e fondamentali, capaci di decretare il successo di questi smartphone partiti in sordina e ora divenuti dei veri e propri must tecnologici. Nell'ultimo periodo è circolata la voce di un possibile rimpiazzo del robottino verde con un sistema proprietario, nome in codice HongMeng. Android è importante per l'ecosistema del colosso cinese, ma lo sviluppo di OS proprietario sottolinea quanto le contromisure all'attuale situazione siano già in piena fase di sviluppo. Un nuovo sistema operativo mobile esiste e potrebbe arrivare già nel 2020 in Cina, paese in cui le applicazioni di Google non sono inutilizzate, in favore di app più indicate per l'enorme mercato locale.
Ark OS potrebbe essere il suo nome definitivo, un sistema che offrirà massima compatibilità per tutti i dispositivi e che darà la possibilità a tutte le applicazioni presenti oggi su Android di funzionare alla perfezione, purchè vengano lanciate anche sullo store del nuovo sistema operativo. L'azienda vuole rendersi in tutto e per tutto autosufficiente, aggiungendo alla sua già ampia produzione hardware anche quella software.

Alla ricerca dell'indipendenza

L'obiettivo di Huawei è piuttosto chiaro. Ora che il vaso di Pandora è stato scoperchiato molte cose appaiono più cristalline, l'azienda sta vertiginosamente crescendo fissando obiettivi sempre più alti e ambiziosi. Il nome del suo sistema operativo è stato da tempo depositavo, segno di una strategia che ha un obiettivo ben preciso e un esempio più che lampante verso il quale tendere a tutti i costi, Apple.
L'azienda di Cupertino è l'emblema di tutta quella grandiosità e quell'indipendenza che Huawei vorrebbe anche per sé e che sta facendo il possibile per ottenere. Già oggi, seppur in modo diverso, queste due realtà si somigliano, visto che i cinesi producono in totale autonomia la maggior parte dei loro processori e delle componentistiche che hanno reso grandi i suoi device. Pensiamo ai vari chip per il GPS, ai sensori fotografici o ai modem proprietari per il 4G e il 5G.

Alla scoperta di Ark

Ark, il progetto principale di questo cambiamento epocale, sarà un sistema operativo che potrebbe essere basato su Linux e Android nella sua versione open source. Questo sistema utilizza una tecnologia di "scrittura" delle applicazioni già presente negli ultimi nati in casa Huawei e che rende molto più facile la compilazione di programmi e processi da parte degli smartphone: secondo le indicazioni della stessa azienda la velocità aumenta del 24%, con un tempo di risposta più rapido del 44%.

Una tecnologia di sviluppo capace di dare maggiore libertà agli sviluppatori e che aveva già suscitato l'interesse di Google, pronta a inserirla nelle sue future versioni di Android, almeno prima che il ban di Trump cambiasse radicalmente le carte in tavola. Eppure c'è più di una possibilità che la tecnologia alla base di Ark diventi open source, una mossa che renderebbe Huawei ancora più importante nel mondo tech.

Obiettivo: imporsi

In qualche modo, anche se non ce ne siamo del tutto accorti, Huawei sta già utilizzando Ark nei suoi smartphone più recenti. Le app native degli ultimi modelli sono già compilate con linguaggio Ark, mentre l'interfaccia grafica è già piuttosto personalizzata e indipendente. L'unica e reale vicinanza con il normale Android è però proprio quella più importante, il collegamento marcato con i servizi Google, il Play Store e tutte le app che da questo vengono scaricate.

Puntare in alto

Huawei aveva già da tempo immaginato il suo futuro lontano da Google. Le scelte degli Stati Uniti hanno in qualche modo accelerato un cambiamento che comunque era già in atto e ben stampato nelle menti più in vista dell'azienda. Da tempo c'era la voglia di crearsi una propria e fortissima nicchia, di elevarsi a rango di innovatori dando lustro a tutta l'industria tecnologica cinese, mostrandosi diversi e forti.

La pace con Google, che probabilmente dopo numerosi accordi arriverà, non porrà fine a un cambiamento in atto da tempo, prima nascosto e ora sotto gli occhi di tutti, una partita con cui Huawei vuole raggiungere a tutti i costi il tetto del mondo. Le tecnologie per farlo ci sono, le ricerche giuste sono in atto e quella che a tutti è sembrata una batosta potrebbe invece rivelarsi un trampolino di lancio capace di dare vita ad un nuovo e incontrastato dominatore del settore tecnologico. E a quel punto anche Trump non potrà farci niente.