Intel: i benchmark di tre generazioni di CPU dopo il fix a Meltdown e Spectre

Intel ha diffuso nuovi benchmark ufficiali per mostrare l'impatto delle patch correttive di Meltdown e Spectre sulle prestazioni.

Intel: i benchmark di tre generazioni di CPU dopo il fix a Meltdown e Spectre
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Il caso Meltdown e Spectre non accenna a placarsi. La poca chiarezza sull'effettivo impatto delle patch correttive sulle prestazioni non aiuta di certo, ma non è facile per Intel, come anche per tutti gli altri, inquadrare un fenomeno che varia, anche di molto, da processore a processore. In effetti, alla luce dei nuovi test svolti da Intel, il diverso impatto sulle prestazioni sembra dipendere fortemente dall'architettura e non consente di tratteggiare una linea generale da seguire. In poche parole, alla domanda "Qual è l'impatto delle patch correttive sulle prestazioni del processore?", allo stato attuale non esiste risposta univoca.

Buone notizie ma anche qualche ombra

I nuovi test diffusi da Intel mostrano come l'impatto sulle prestazioni delle patch correttive ai bug Meltdown e Spectre sia piuttosto altalenante. Nella maggior parte dei casi si tratta di una perdita minima nelle prestazioni, minima ma presente, in alcuni benchmark però l'abbassamento tocca limiti verso il basso che a un primo sguardo possono apparire preoccupanti. Se da un lato abbiamo infatti un impatto quasi trascurabile su i7 8700K con architettura Coffee Lake e su i7 7920HQ con design Kaby Lake, dall'altro l'unico processore Skylake presente in questi test sembra soffrire maggiormente in alcuni scenari d'uso. Esempio lampante è dato dal benchmark SYSMark 2014 SE, che vede le prestazioni di un i7 6700K calare di ben il 21% su Windows 10 e con l'utilizzo di un SSD, mentre il problema non si verifica in presenza di un HDD meccanico. Il test SYSMark 2014 SE cerca di simulare l'utilizzo del PC in ambito professionale, quindi Office, analisi di dati e creazione di contenuti multimediali, settori in cui un processore come il 6700K offre ancora oggi ottime prestazioni. Bisogna dire che in questo specifico test anche tutte le altre CPU sono andate in sofferenza, compreso il potente 8700K, che ha segnato un meno 12% nelle prestazioni. In questo caso, sembra che la discriminante sia da ricercare nelle linee di comunicazione tra processore ed SSD, come confermato dal test svolto su i7 6700K con disco meccanico, che anzi ha guadagnato una piccolissima percentuale, assolutamente trascurabile, di performance in più.
Ad ogni modo, è difficile fare un raffronto tra questi numeri e le prestazioni delle CPU in un contesto reale, visto che nella maggior parte dei casi il calo è piuttosto contenuto. Le dichiarazioni di Intel in merito sono molto ponderate ma in certi punti contraddittorie.

"Abbiamo dichiarato che ci aspettavamo un impatto sulle prestazioni non significativo per l'utente medio, e i dati che abbiamo diffuso oggi confermano quanto affermato per queste piattaforme... In diversi ambiti di utilizzo, che includono applicativi Office e creazione di contenuti multimediali, rappresentati dal test SYSMark 2014 SE, l'impatto sulle prestazioni dovrebbe essere di meno del 6%. In alcuni casi, alcuni utenti potrebbero notare un impatto rilevante: ad esempio, nel caso di operazioni JavaScript complesse l'impatto potrebbe essere più alto, fino al 10% dalle nostre misurazioni. Carichi di lavoro graphic-intensive, come i videogiochi, avranno invece un impatto minimo".
In effetti, i test mostrano come tutte le CPU in esame non abbiano subito rallentamenti nel benchmark svolto con 3D Mark, un'ottima notizia per tutti i gamer. Il calo delle prestazioni infatti, dove presente, è talmente basso da risultare praticamente ininfluente, cosa che in altri ambiti di utilizzo non avviene. Nei prossimi giorni Intel svolgerà altri test per capire l'impatto delle patch sulle performance, che potrebbero chiarire meglio la portata e l'importanza di una situazione estremamente rischiosa per la casa americana.