Intervista a un astrofotografo: ecco come scatta queste incredibili foto

Abbiamo chiesto a GalaxLux, uno degli astrofotografi italiani attualmente più in vista, di spiegarci in breve questo complesso mondo.

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Il mondo della fotografia astronomica è tanto affascinante quanto ostico per un principiante alle prime armi. Abbiamo, dunque, pensato di contattare un astrofotografo italiano famoso proprio per via delle sue incredibili immagini. I suoi scatti sono finiti sulle pagine di testate internazionali, come Daily Mail e The Sun, e sono in lizza per la vittoria finale dell'Astronomy Photographer of The Year, concorso del Royal Observatory di Greenwich. Stiamo parlando di GalaxLux, al secolo Mario Cogo, che abbiamo intervistato in merito alla sua passione.

Come è nata questa tua passione per la fotografia astronomica?

Tutto inizia con il mio interesse per l'astronomia fin da bambino e risale alla fine degli anni 60 con le missioni Apollo della NASA. Ricordo ancora oggi l'emozione del primo uomo sulla Luna e le notti estive con il naso all'insù a contare le stelle cadenti.
All'età di 16 anni, con i soldi risparmiati dai primi lavoretti, comprai la mia prima macchina fotografica: una reflex Olympus OM1 con obiettivo Zuiko da 50mm. Iniziai a fotografare di tutto, cielo notturno compreso.


Fai questo per lavoro o per passione?

No, non è un lavoro, per vivere mi occupo d'altro, l'astrofotografia è una grande passione a cui dedico tutto il mio tempo libero. Credo siano pochi al mondo gli astrofotografi che vivono facendo esclusivamente astrofotografia.

Come riesci a catturare immagini del genere? Crediamo ci sia molta preparazione dietro...

Sì, le immagini hanno tutte una preparazione che inizia con una cosa fondamentale, ossia lo studio a tavolino dell'oggetto da riprendere, è importante conoscere la natura della galassia, della nebulosa a emissione o riflessione, dell'ammasso stellare aperto o globulare che si va a riprendere.
A questo punto scelgo la lunghezza focale di ripresa e molta importanza la dedico all'inquadratura tramite l'uso di software astronomici dedicati. Una volta sul campo curo in modo maniacale la messa a fuoco, i tempi, il numero delle esposizioni e il sistema di guida della montatura equatoriale.
Una volta (meteo permettendo) ottenute le riprese si passa alle seconda parte del lavoro, ossia la preparazione delle immagini, che comporta la conversione, la calibrazione e tutto un lavoro di elaborazione al computer.
Alcune immagini sono state fatte con sessioni di ripresa di più giorni nell'arco di mesi oppure anche nell'arco degli anni.


Fai questo da molti anni, tanto che sul tuo sito (GalaxLux) si possono trovare anche diversi scatti risalenti tra il 1999 e il 2001. Come si è evoluta la fotografia astronomica in tutto questo tempo?

Grazie ai sensori digitali, l'evoluzione della fotografia astronomica negli ultimi vent'anni è stata a dir poco rivoluzionaria. L'utilizzo di camere CCD dedicate, cosi come il sempre più crescente uso di reflex digitali modificate, ha generato un aumento della qualità delle immagini davvero incredibile.
Sono cresciuto ammirando le immagini di due grandi astrofotografi che possono essere considerati come i padri della fotografia astronomica attuale: Akira Fujii e David Malin. Al giorno d'oggi, con strumenti poco più che amatoriali e di modeste dimensioni, si possono ottenere astrofoto con un dettaglio, una profondità e una pulizia d'immagine superiori alle immagini riprese su lastre chimiche di fine anni 90 da osservatori e telescopi professionali.

Quali strumenti consiglieresti a una persona che vuole iniziare a catturare queste immagini?

Per chi vuole cimentarsi nell'astrofotografia il mio consiglio è di cominciare in maniera graduale. Tante foto che si vedono in rete, per televisione o sulle riviste richiedono esperienza, passione, attrezzature costose e sacrificio, oltre a tecniche raffinate di elaborazione al computer.
Il miglior modo è iniziare con un semplice treppiede e una reflex digitale con obiettivi fotografici grandangolari, magari sotto un cielo scuro di montagna per riprendere larghi campi come le costellazioni, la Via Lattea, campi stellari con esposizioni non oltre i 30 secondi. Ottenute queste immagini, si potranno sviluppare le prime tecniche di elaborazione.
Poi la passione porterà a focali più impegnative, che necessitano di una montatura equatoriale e via dicendo.