IPTV e pezzotto: la lotta alla pirateria ora si sposta sugli abbonati

La lotta contro l'IPTV ora si sposta sugli utenti: la Guardia di Finanza ha infatti denunciato 223 abbonati che avevano sottoscritto il pezzotto.

IPTV e pezzotto: la lotta alla pirateria ora si sposta sugli abbonati
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La controffensiva della Guardia di Finanza contro IPTV e pezzotto si sposta ad un livello superiore, mai raggiunto prima d'ora nel nostro paese. Per la prima volta in Italia, infatti, sono stati denunciati anche gli "abbonati" ai sistemi di IPTV che, dietro il pagamento di una somma irrisoria, erano in grado di accedere all'intera programmazione di Mediaset, Sky ed anche di servizi come Netflix e DAZN.
I 223 utenti sono ritenuti responsabili per l'acquisto di abbonamenti pirata su internet e violazione del copyright. L'operazione, destinata a fare da apripista nella lotta alla pirateria, mette un paletto importante nel contrasto al "pezzotto": gli abbonati non sono più intoccabili e rischiano sanzioni, soprattutto economiche, molto severe. In passato gli inquirenti si erano concentrati quasi esclusivamente sui gestori delle complesse reti che portano alla trasmissione dei segnali, ma ora non sarà più così.

223 persone denunciate, ma il numero potrebbe salire

L'operazione, ancora in corso, mira all'identificazione di altri soggetti coinvolti, ecco perchè non si esclude che il numero di indagati possa crescere nei prossimi giorni.
Le 223 persone denunciate all'Autorità Giudiziaria rischiano una multa fino a 25.000 Euro (a cui si potrebbero aggiungere anche le spese legali) e fino ad otto anni di reclusione.
E' stato infatti contestato il reato di ricettazione, ed infatti la legge sul diritto d'autore prevede anche la confisca di televisioni, smartphone, tablet ed in generale tutti gli strumenti utilizzati per la fruizione del servizio illegale.
La violazione del copyright anche in passato è stata la chiave per punire i trasgressori. I magistrati potrebbero impugnare l'articolo 171 della normativa del 1941, che prevede appunto multe da 2500 a 25882 Euro, ma vista la natura del sistema non è da escludere anche la contestazione del reato di frode informatica.

La Guardia di Finanza ha già sottolineato che le indagini mirano anche ad individuare la centrale di trasmissione dei segnali, oltre che dei numerosi "reseller" che si occupano della vendita dei pacchetti a centinaia di clienti sparsi in tutta la Penisola.
Si tratta di una vera e propria catena, che porta i fruitori a "condividere con vere e proprie realtà criminali i propri dati personali, inclusi quelli anagrafici e bancari, lasciando pertanto traccia delle attività illecite effettuate ed esponendosi allo stesso tempo a rischi, anche informatici, di vario tipo", come sottolineato dalla Finanza.

L'allarme della FAPAV: IPTV in spaventosa crescita

Centrale, nella riuscita dell'operazione, il contributo della Federazione per la Tutela dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali, che ha accolto favorevolmente le 223 denunce.
Gli studi condotti dall'associazione, però, hanno mostrato una "spaventosa crescita delle IPTV illegali". In un solo anno si è assistito ad un incremento di oltre un milione di abbonamenti ai servizi IPTV, che come sottolineato dalla FAPAV "vanno ad alimentare un mercato parallelo, illegale, che depaupera investimenti e risorse nel settore audiovisivo, cinematografico e sportivo".
E' infatti innegabile che la maggior parte degli utenti scelgono di affidarsi a questi metodi illegali per la visualizzazione delle partite ed in generale degli eventi sportivi, e non è un caso che la Lega Serie A sia stata tra i principali soggetti interessati e si sia mossa già da qualche mese per sensibilizzare l'opinione pubblica.
Il presidente della FAPAV, per questo motivo, ha auspicato il continuo di "questo tipo di azioni, che sono decisive e devono continuare". Secondo la Federazione, la pirateria rappresenta ancora oggi un fenomeno troppo sottostimato, il cui impatto si ripercuote su un sistema più ampio.

La sensazione però è che siamo solo alla punta dell'iceberg. Il network dei siti su cui è possibile acquistare il pezzotto infatti è pressochè infinito, e negli ultimi tempi si è spostato anche su piattaforme di messaggistica istantanea come Whatsapp o Telegram, dove continuano a comparire canali in cui è possibile effettuare l'acquisto.
La situazione è più difficile di quanto si possa pensare, e come spiegato dalla Lega Serie A e dall'amministratore delegato De Siervo, sarà necessario anche l'intervento delle telco che dovranno oscurare tempestivamente i siti web e bloccare l'accesso a questi sistemi, collaborando con la legge e le autorità preposte per individuare rapidamente ogni tipo di comportamento fraudolento.