Il problema dell'inquinamento derivato dalla plastica è grave. Molto spesso viene sottovalutato, specialmente quando viene messo a confronto con emergenze altrettanto serie come il riscaldamento globale. Basti pensare che, secondo un rapporto, tra i 4,9 e i 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno. Praticamente è come se un camion della nettezza urbana riversasse tutto il suo contenuto in acqua ogni minuto per un anno. Se non cambia qualcosa, la quantità di plastica nei nostri mari potrebbe aumentare di dieci volte entro il 2025, nel 2050 ci sarà più plastica che pesci. Leggendo fino a questo punto saranno passati circa 30 secondi, in questo minuscolo lasso di tempo sono state buttate nel nostro mare, il Mediterraneo, circa 16.900 bottigliette di plastica (dato basato su un report del WWF).
L'isola di spazzatura
La situazione è talmente grave che nell'Oceano Pacifico è possibile trovare il Pacific Trash Vortex (viene chiamato anche Great Pacific Garbage Patch), un enorme accumulo di spazzatura galleggiante, una vera e propria isola composta - per lo più - da plastica. L'accumulo si è formato a partire dagli anni 80, a causa dell'incessante inquinamento da parte dell'uomo e per colpa di una corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico. La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 chilometri quadrati fino a più di 10 milioni di km quadrati (cioè da un'area più grande della Penisola iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti), uno spazio che occupa tra lo 0,41% e il 5,6% dell'Oceano Pacifico. L'ammontare del peso di questa isola? Sempre incerto, ma va dai 3 milioni di tonnellate ai 100 milioni. Come tutto sulla Terra, anche questa incredibile e spaventosa isola di immondizia ospita delle forme di vita: è possibile trovare circa mille tipi diversi di organismi eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee e batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi. In superficie, inoltre, l'isola ospita numerosi agenti patogeni pericolosi (come virus e batteri). Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), molto presto questa isola potrà essere vista perfino dallo spazio.
Le altre isole
La Great Pacific Garbage Patch non è un caso unico. Attualmente, infatti, esistono 6 isole (inclusa quella del Pacifico) al mondo composte interamente da plastica e altri materiali. Tra il Perù e il Cile è possibile trovare la South Pacific Garbage Patch, scoperta recentemente, che si stima abbia una superficie intorno ai 2,6 milioni di chilometri quadrati. Quanto è grande questo numero? Basti pensare che la superficie dell'Italia è 301.338 chilometri quadrati; la South Pacific Garbage Patch è circa otto volte più grande del nostro paese. Un'altra isola si trova nel Mar Atlantico, la North Atlantic Garbage Patch, originariamente documentata nel 1972. La grandezza dell'ammasso di spazzatura in questione si attesta a circa 4 milioni di chilometri quadrati (16 volte l'Italia) ed è il secondo agglomerato più grande della Terra dove sembrano esserci ben 200.000 detriti per chilometro quadrato.
C'è poi la South Atlantic Garbage Patch, che sembra essere il più piccolo di tutti questi ammassi, con "solo" 1 milione di chilometri quadrati ed è situato tra l'America del Sud e l'Africa meridionale. A causa della sua lontananza dalle rotte commerciali, però, la crescita di questa isola è scarsamente documentata. La lista sembra infinita e ad aggiungersi arrivano anche le "ultime arrivate", l'Indian Ocean Garbage Patch, nell'Oceano Indiano, e anche l'Arctic Garbage Patch, entrambe scoperte recentemente. Quella indiana era stata ipotizzata nel 1988 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, e non appare come un campo di detriti continuo, ma contiene detriti sparsi (10.000 detriti per chilometro quadrato). L'Arctic Garbage Patch, invece, si trova nel mare di Barents, la parte del mar Glaciale Artico localizzata a nord della Norvegia e della Russia; si tratta della più piccola e recente isola di plastica (trovata fino ad adesso) del mondo.
Si può pulire il tutto?
É possibile smaltire tutte questa plastica? Non lo sappiamo ma qualcuno ci sta provando. In particolare, un ragazzo chiamato Boyan Slat. Nel 2013, a 18 anni, Slat fondò l'ente non-profit The Ocean Cleanup. La missione? Sviluppare tecnologie avanzate per eliminare la plastica dagli oceani del mondo. Dopo la sua fondazione e creazione, l'ente è riuscito a raccogliere 2.2 milioni di dollari attraverso una campagna di crowdfunding con il prezioso aiuto di 38000 donatori da 160 Paesi.
Dalla sua creazione, The Ocean Cleanup ha raccolto 31.5 milioni di dollari in donazioni. Nel 2013 la società ha dispiegato un dispositivo in grado di raccogliere passivamente la spazzatura nell'oceano. Il sistema è stato impiegato per ripulire la Great Pacific Garbage Patch. Inizialmente il dispositivo ebbe qualche problemino, incluso un difetto che causò la fuoriuscita della plastica nell'oceano. Un problema che adesso è stato risolto. L'Ocean Cleanup non vuole solo raccogliere questa spazzatura, ma vuole ridargli nuova vita riciclandola e trasformandola in un nuovo prodotto. Ovviamente, l'obiettivo principale rimane l'immensa isola di plastica. Con la creazione di nuove macchine per portare a termine l'impresa, Boyan stima che metà della grande isola di plastica nel Pacifico sarà raccolta entro i prossimi 5 anni. Il progetto è iniziato a metà del 2018 e farà progressivamente uso di sistemi addizionali fino a raggiungere le sue potenzialità complete entro il 2020.
La Great Pacific Garbage Patch, l'isola di spazzatura grande come gli USA
Nei mari di tutto il mondo esistono delle grandi isole di spazzatura, grandi perfino più volte dell'Italia. Un problema da non sottovalutare.
Il problema dell'inquinamento derivato dalla plastica è grave. Molto spesso viene sottovalutato, specialmente quando viene messo a confronto con emergenze altrettanto serie come il riscaldamento globale. Basti pensare che, secondo un rapporto, tra i 4,9 e i 12,7 milioni di tonnellate di plastica finiscono in mare ogni anno.
Praticamente è come se un camion della nettezza urbana riversasse tutto il suo contenuto in acqua ogni minuto per un anno. Se non cambia qualcosa, la quantità di plastica nei nostri mari potrebbe aumentare di dieci volte entro il 2025, nel 2050 ci sarà più plastica che pesci. Leggendo fino a questo punto saranno passati circa 30 secondi, in questo minuscolo lasso di tempo sono state buttate nel nostro mare, il Mediterraneo, circa 16.900 bottigliette di plastica (dato basato su un report del WWF).
L'isola di spazzatura
La situazione è talmente grave che nell'Oceano Pacifico è possibile trovare il Pacific Trash Vortex (viene chiamato anche Great Pacific Garbage Patch), un enorme accumulo di spazzatura galleggiante, una vera e propria isola composta - per lo più - da plastica. L'accumulo si è formato a partire dagli anni 80, a causa dell'incessante inquinamento da parte dell'uomo e per colpa di una corrente oceanica chiamata Vortice subtropicale del Nord Pacifico.
La sua estensione non è nota con precisione: le stime vanno da 700.000 chilometri quadrati fino a più di 10 milioni di km quadrati (cioè da un'area più grande della Penisola iberica a un'area più estesa della superficie degli Stati Uniti), uno spazio che occupa tra lo 0,41% e il 5,6% dell'Oceano Pacifico. L'ammontare del peso di questa isola? Sempre incerto, ma va dai 3 milioni di tonnellate ai 100 milioni. Come tutto sulla Terra, anche questa incredibile e spaventosa isola di immondizia ospita delle forme di vita: è possibile trovare circa mille tipi diversi di organismi eterotrofi, autotrofi, predatori e simbionti, tra cui diatomee e batteri, alcuni dei quali apparentemente in grado di degradare la materia plastica e gli idrocarburi.
In superficie, inoltre, l'isola ospita numerosi agenti patogeni pericolosi (come virus e batteri). Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP), molto presto questa isola potrà essere vista perfino dallo spazio.
Le altre isole
La Great Pacific Garbage Patch non è un caso unico. Attualmente, infatti, esistono 6 isole (inclusa quella del Pacifico) al mondo composte interamente da plastica e altri materiali. Tra il Perù e il Cile è possibile trovare la South Pacific Garbage Patch, scoperta recentemente, che si stima abbia una superficie intorno ai 2,6 milioni di chilometri quadrati. Quanto è grande questo numero? Basti pensare che la superficie dell'Italia è 301.338 chilometri quadrati; la South Pacific Garbage Patch è circa otto volte più grande del nostro paese. Un'altra isola si trova nel Mar Atlantico, la North Atlantic Garbage Patch, originariamente documentata nel 1972. La grandezza dell'ammasso di spazzatura in questione si attesta a circa 4 milioni di chilometri quadrati (16 volte l'Italia) ed è il secondo agglomerato più grande della Terra dove sembrano esserci ben 200.000 detriti per chilometro quadrato.
C'è poi la South Atlantic Garbage Patch, che sembra essere il più piccolo di tutti questi ammassi, con "solo" 1 milione di chilometri quadrati ed è situato tra l'America del Sud e l'Africa meridionale. A causa della sua lontananza dalle rotte commerciali, però, la crescita di questa isola è scarsamente documentata.
La lista sembra infinita e ad aggiungersi arrivano anche le "ultime arrivate", l'Indian Ocean Garbage Patch, nell'Oceano Indiano, e anche l'Arctic Garbage Patch, entrambe scoperte recentemente. Quella indiana era stata ipotizzata nel 1988 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration, e non appare come un campo di detriti continuo, ma contiene detriti sparsi (10.000 detriti per chilometro quadrato). L'Arctic Garbage Patch, invece, si trova nel mare di Barents, la parte del mar Glaciale Artico localizzata a nord della Norvegia e della Russia; si tratta della più piccola e recente isola di plastica (trovata fino ad adesso) del mondo.
Si può pulire il tutto?
É possibile smaltire tutte questa plastica? Non lo sappiamo ma qualcuno ci sta provando. In particolare, un ragazzo chiamato Boyan Slat. Nel 2013, a 18 anni, Slat fondò l'ente non-profit The Ocean Cleanup. La missione? Sviluppare tecnologie avanzate per eliminare la plastica dagli oceani del mondo. Dopo la sua fondazione e creazione, l'ente è riuscito a raccogliere 2.2 milioni di dollari attraverso una campagna di crowdfunding con il prezioso aiuto di 38000 donatori da 160 Paesi.
Dalla sua creazione, The Ocean Cleanup ha raccolto 31.5 milioni di dollari in donazioni. Nel 2013 la società ha dispiegato un dispositivo in grado di raccogliere passivamente la spazzatura nell'oceano. Il sistema è stato impiegato per ripulire la Great Pacific Garbage Patch. Inizialmente il dispositivo ebbe qualche problemino, incluso un difetto che causò la fuoriuscita della plastica nell'oceano. Un problema che adesso è stato risolto.
L'Ocean Cleanup non vuole solo raccogliere questa spazzatura, ma vuole ridargli nuova vita riciclandola e trasformandola in un nuovo prodotto. Ovviamente, l'obiettivo principale rimane l'immensa isola di plastica. Con la creazione di nuove macchine per portare a termine l'impresa, Boyan stima che metà della grande isola di plastica nel Pacifico sarà raccolta entro i prossimi 5 anni. Il progetto è iniziato a metà del 2018 e farà progressivamente uso di sistemi addizionali fino a raggiungere le sue potenzialità complete entro il 2020.
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