Le 10 tecnologie flop del decennio, da Windows Phone alle Steam Machine

L'industria del mondo tecnologico ha visto molti flop durante il decennio 2010-2020: vi raccontiamo i 10 più significativi.

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Siamo ormai arrivati alla fine del 2019 e mancano pochi giorni al temine del decennio. È quindi giunta l'ora di tirare le somme sui maggiori fallimenti tecnologici degli ultimi dieci anni: prodotti e servizi che sembravano il futuro, ma che poi in realtà si sono rivelati un fallimento.
Guardare al passato può sempre essere utile per capire gli errori fatti ed evitare che si ripetano, quello che vedremo inoltre insegna che il treno dell'hype porta spesso a delusioni scottanti.

I sistemi operativi alternativi - Windows Phone

In un elenco sulle tecnologie flop dell'ultimo decennio non può mancare Windows Phone. Il sistema operativo di Microsoft, lanciato in pompa magna nel 2010, doveva presentare una rivoluzione in campo smartphone, una valida alternativa ad Android e iOS.
Il punto focale della soluzione di Microsoft era rappresentato dall'iconica interfaccia grafica chiamata Metro, che all'epoca colpì gli appassionati per via del suo design moderno e semplice da usare. Infatti, le applicazioni erano riposte in quadrati di varie dimensioni e la personalizzazione era piuttosto ampia per il 2010. D'altronde, Microsoft ha provato più volte a riproporre quest'interfaccia, soprattutto nel tanto discusso Windows 8. Oggi quest'idea vive ancora nel menu Start di Windows 10, ma il progetto Windows Phone si è ufficialmente concluso nel 2017, quando Microsoft ha cessato il supporto.
L'azienda di Redmond teneva molto a Windows Phone, tanto da aver rilasciato la versione 8 nel 2012 e la versione 10 nel 2016. Microsoft aveva pure stretto una partnership con Nokia affinché gli smartphone della serie Lumia utilizzassero questo sistema operativo. Tuttavia, le cose non sono andate bene e tutti sappiamo qual è stato il destino di Windows Phone. Per quanto riguarda invece il futuro di Microsoft in campo smartphone, recentemente è stato annunciato Surface Duo, dispositivo basato su Android.
L'epopea di Windows Phone ci insegna che mettere i bastoni tra le ruote a Google e Apple in campo mobile è molto complesso. Nel corso del decennio ci sono stati anche altri tentativi di impensierirli, pensiamo a BlackBerry OS, Firefox OS e Jolla Sailfish. Peccato che a fine 2019 il market share parli chiaro: 76,67% Android, 22,09% iOS e 1,24% tutti gli altri sistemi operativi.

Il cinema 3D - Boom nel 2010, poi nulla

A gennaio 2010, con l'uscita del film Avatar di James Cameron, non si parlava d'altro: gli occhialini 3D nelle sale cinematografiche. Stando a The Hollywood Reporter, in quel periodo i film in tre dimensioni generavano il 21% dei ricavi in Nord America, ben 2,1 miliardi di dollari. Numeri molto importanti, che lasciavano presagire un futuro roseo per il cinema 3D. Tuttavia, Avatar fu in realtà l'ultimo vero film in grado di lanciare seriamente questa tecnologia. Infatti, di lì in poi iniziò una parabola discendente che ha portato alla situazione attuale: nel 2014, i ricavi dalle pellicole 3D erano di 1,4 miliardi di dollari.
L'anno più critico per il cinema 3D è stato il 2017, quando i flop degli incassi di film come Transformers: L'ultimo cavaliere e La Mummia convinsero il CEO di IMAX, una delle principali società che contribuì allo sviluppo della tecnologia, ad annunciare che di lì in poi sarebbe stata diminuita la produzione di contenuti in 3D, in favore dei classici film 2D.
Nonostante diverse sale continuino a proporre il 3D ancora oggi, è chiaro che la tecnologia non si sia rivelata quella rivoluzione che sembrava essere a inizio decennio e in molti ormai iniziano a dare il cinema 3D per morto.

La modularità degli smartphone - Project ARA

Quanto sarebbe bello disporre di uno smartphone modulare a cui si possono adattare i vari componenti a proprio piacimento? Presentato in pompa magna nel 2014 attraverso vari prototipi, Project ARA era il progetto avviato da Google che avrebbe dovuto cambiare il modo in cui utilizziamo i dispositivi mobili. L'idea era molto interessante: consentire agli utenti di cambiare i componenti del proprio smartphone, in modo da non doverlo cambiare, ma solamente "aggiornare". Tuttavia, iniziarono a passare inesorabilmente gli anni dall'annuncio iniziale e le informazioni da parte di Google si fecero sempre più rare.

Nel maggio del 2016 iniziarono ad arrivare i primi segnali allarmanti: la società californiana annunciò che non si potevano cambiare CPU, RAM e display. Fu probabilmente quello il punto di rottura.
A settembre 2016 arrivò l'annuncio ufficiale: Project Ara era stato cancellato. L'idea di uno smartphone modulare oggi vive ancora in un certo senso nei Moto Mods di Motorola, che sono sicuramente un'idea interessante e funzionale, ma il pubblico di massa non sembra comunque essere particolarmente attratto da questa prospettiva e sicuramente il concetto di modularità "totale" presentato inizialmente da Project Ara è ormai perduto.

I motori di ricerca alternativi - Volunia

Se non vi ricordate di Volunia, non siete sicuramente i soli. Si trattava di un motore di ricerca tutto italiano presentato nel febbraio del 2012. Realizzato dall'imprenditore Massimo Pireddu e dall'informatico Massimo Marchiori, Volunia venne soprannominato come "il motore di ricerca del futuro". Il progetto verteva molto sul sociale e sul concetto del Web semantico, sul fatto che ci potesse essere un rapporto diretto tra il sistema e chi lo utilizza. Nella home page del motore di ricerca, sulla destra era presente una sorta di "chat", che consentiva all'utente di dialogare in modo pubblico o privato. Non mancavano richieste di amicizia e un pannello chiamato Persone presente in alto.
Si potevano cercare sia altri utenti che i siti Web e in linea generale potremmo definire Volunia come una sorta di miscuglio tra un social network e un motore di ricerca. Il progetto fece molto parlare nel primo periodo e molte persone ebbero modo di testare il servizio.

Peccato che alcuni utilizzatori segnalarono che le ricerche non erano molto precise, tanto da restituire link poco rivelanti solamente perché all'interno della pagina era presente la parola cercata. Il "colpo di scena" arrivò però a giugno 2012, quando Massimo Marchiori pubblicò una lettera in cui prendeva, anche duramente, le distanze dal progetto. Inutile dire che di lì in poi ben poco andò come sperato.
La storia di Volunia ci insegna che realizzare un motore di ricerca alternativo a Google è complesso. In molti hanno provato ad insidiare la società californiana: pensiamo a Bing di Microsoft, DuckDuckGo ed Ecosia, giusto per citarne alcuni. Tuttavia, il market share di fine decennio non lascia spazio a dubbi: 92,78% Google, 2,55% Bing e 4,67% tutti gli altri motori di ricerca.

I sistemi di controllo alternativi per i videogiochi - Kinect

L'industria dei videogiochi ha spesso cercato metodi di input alternativi al controller, al mouse e alla tastiera. Nell'ultimo decennio ne abbiamo viste delle belle, ma sicuramente il flop più eclatante è stato il Kinect di Microsoft. Lanciato in pompa magna nel 2010, doveva riscrivere il modo in cui interagiamo con i videogiochi. Kinect era in grado di rilevare a distanza i movimenti degli utenti nel mondo reale e di trasporli all'interno dei giochi. Il risultato era preciso in determinati contesti, ma in altri risultava piuttosto approssimativo. Inizialmente la società di Redmond sembrava crederci e il primo Kinect, quello per Xbox 360, venne supportato da una lineup di titoli sviluppata soprattutto da team vicini a Microsoft.

Ci furono anche dei tentativi di introdurre questo metodo di input come secondario, affiancandolo al controller in titoli come Forza Motorsport 4, ma in realtà il progetto non decollò mai e molti dei videogiochi per Kinect non vennero accolti favorevolmente dalla critica.
Microsoft provò a rilanciare questa tecnologia nel 2013 con un nuovo Kinect venduto in bundle con Xbox One, ma il progetto non andò a buon fine e il 25 novembre 2017 le vendite terminarono. Si stima che siano state vendute in totale 35 milioni di unità, contando sia la versione di Kinect per Xbox 360 che quella di Xbox One. Ad oggi, la tecnologia del Kinect ha trovato il suo maggior utilizzo in altri campi, visto che Microsoft ha lanciato Azure Kinect DK, kit per gli sviluppatori che consente di creare modelli di visione artificiale.

Gli occhiali smart - Google Glass

Gli originali Google Glass, lanciati a inizio 2013, sembravano dare il via a un futuro fatto di occhiali intelligenti controllabili tramite comandi vocali in grado di registrare video, inviare SMS, effettuare telefonate, scattare fotografie e navigare sul Web. All'epoca gli appassionati di tecnologia salirono tutti sul treno dell'hype e spesero cifre folli per portarsi a casa dei prototipi per sviluppatori. Google ha puntato molto su questo progetto sin da subito, con grandi campagne pubblicitarie e inserimento del prodotto in programmi televisivi molto seguiti. Interessante notare come una delle prime apparizioni pubbliche dei Google Glass sia legata al wrestler The Miz, che aveva indossato gli occhiali smart in varie occasioni nel 2013.

Dal 2014 in poi il progetto iniziò un po' ad "ancorarsi", prima prendendo il nome di Project Aura e in seguito chiudendo i battenti per il mercato consumer nel 2016. I problemi principali erano principalmente il prezzo (1500 dollari per una versione ancora sperimentale) e l'impossibilità di utilizzare i Glass in molti contesti. Ad esempio, negli USA i bar vietarono gli occhiali smart per possibili problemi di privacy, ma i Glass furono esclusi anche dalle sale cinematografiche, per paura che li utilizzassero per registrare le pellicole. Oltre a questo, gli occhiali smart vennero vietati anche agli autisti, dato che vennero identificati come una possibile fonte di distrazione.
Dopo tutti questi divieti, anche gli sviluppatori iniziarono, per ovvi motivi, a mettere da parte il progetto. Dal 2017 Google ha rilanciato i Glass attraverso l'Enterprise Edition, modello destinato all'ambito professionale venduto a un prezzo di 1550 euro. Nel 2019 è arrivata l'Enterprise Edition 2 venduta a 999 dollari, ma si tratta di un dispositivo pensato per le aziende. Insomma, la visione originale di Google sembra ormai essere andata perduta e sicuramente in questo decennio i Glass sono stati un flop.

Gli smartphone olografici - RED Hydrogen One

Annunciato nel 2018, RED Hydrogen One ha sin da subito raccolto la curiosità degli appassionati di smartphone. Infatti, il progetto prometteva di dare vita al primo dispositivo mobile "olografico": il modulo fotografico in grado di scattare e registrare foto in 3D sembrava promettere bene. D'altronde, RED è un'azienda statunitense famosa per le sue videocamere, usate per girare alcuni dei più grandi successi di Hollywood.
Persino Hideo Kojima e Norman Reedus si erano fatti vedere con lo smartphone in mano durante il periodo di maggiore popolarità del prodotto. Peccato che, una volta messo in vendita negli USA, RED Hydrogen One sia stato recensito in modo molto negativo. La "modalità olografica" produceva immagini troppo sfocate per creare un reale interesse e la qualità della doppia fotocamera si è rivelata addirittura sotto la media.
Non è quindi un caso che recentemente il CEO di RED si sia ritirato a vita privata e abbia cancellato il progetto.

I social network alternativi - Google+

Un altro progetto fallimentare di cui si è discusso molto nella seconda parte del decennio è stato Google+. Lanciato nel 2011, il social network dell'azienda di Mountain View doveva mettere i bastoni tra le ruote soprattutto a Twitter, che all'epoca era probabilmente l'avversario da battere. La società californiana integrò diversi dei suoi servizi in modo che chi disponeva, ad esempio, di un account Gmail avesse già a disposizione anche un account Google+. L'azienda riuscì a ottenere più pubblico in questo modo, ma con il passare del tempo divenne chiaro che all'utenza il social network non interessava molto.
I motivi del fallimento sono molteplici, dal non esattamente riuscito sistema delle "cerchie" che provava a suddividere gli utenti fino alla continua introduzione di nuove funzionalità, che alla fine hanno portato molta confusione. Il colpo finale arrivò però nel 2018, quando una grave vulnerabilità espose i dati di oltre 500.000 utenti. Dopo l'accaduto, Google decise di mettere definitivamente la parola fine al progetto.
Nel corso del decennio ci sono stati molti altri social che hanno cercato, con scarsi risultati, di mettere i bastoni tra le ruote ai soliti noti, da Wretch a Surfbook, passando per l'italiano AppleKiss (visitando oggi il sito ufficiale di quest'ultimo esce l'inequivocabile scritta "The domain name is for sale!").

Le console alternative - Steam Machine

Un caso di fallimento in campo console che in molti spesso dimenticano è quello delle Steam Machine. Introdotti nel 2014, questi dispositivi dovevano portare l'esperienza offerta dal PC direttamente sul televisore. In parole povere, nella visione di Valve, dovevano essere il punto di congiunzione tra il mondo computer e quello console. Il progetto però non è mai decollato e le Steam Machine sono state rimosse dalla homepage di Steam ad aprile 2018. Da allora non si è praticamente mai più parlato di questi PC di fascia medio-alta "camuffati" da console, segno inequivocabile del fatto che all'utenza non interessavano molto. Pure lo Steam Controller ha recentemente visto la fine della produzione.

Il cinema come lo streaming - MoviePass

MoviePass è un servizio che non è molto conosciuto in Italia, ma prometteva di rivoluzionare il modo in cui si va al cinema, consentendo di risparmiare molto sul prezzo del biglietto. Tramite una carta prepagata e l'applicazione dedicata, MoviePass dava accesso illimitato alle sale cinematografiche aderenti a costi molto ridotti, solo 9.95$ al mese.
In molti lo hanno definito il "Netflix del cinema", ma alla fine il modello di business su cui si basava si è rivelato un completo disastro, tanto da generare perdite consistenti e perdendo quasi subito l'appoggio dei cinema convenzionati, soprattutto le grandi catene americane. Alla fine il servizio è stato interrotto e difficilmente se ne sentirà più parlare.

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